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LA NOSTRA STORIA – Renzo Garlaschelli, l’uomo di Vidigulfo

Renzo Garlaschelli nasce a Vidigulfo, in provincia di Pavia, il 29 marzo del 1950. A soli 18 anni fa il suo esordio tra i professionisti giocando in serie D col Sant’Angelo Lodigiano. Ala guizzante. Il primo anno realizza 6 reti in 32 partite. Attira immediatamente l’attenzione del Como, che lo fa esordire nel 1969 in serie B. Con i lariani gioca tre campionati nella serie cadetta sfiorando la promozione nella stagione 1971-1972. Promozione contesa fino all’ultimo proprio alla Lazio di Tommaso Maestrelli. Il ‘maestro’ resta colpito dalle doti del ragazzo. Quando la società decide di vendere Massa all’Inter consiglia a Sbardella il nome di Renzo Garlaschelli come sostituto e spalla ideale di Giorgio Chinaglia. Quindi nell’estate del 1972 Garlaschelli arriva a Roma tra lo scetticismo generale e con il compito di non far rimpiangere l’attaccante che la stagione precedente ha firmato 12 reti. Impresa difficilissima per il giovane lombardo, che in carriera fino a quel momento ha segnato al massimo 6 reti in una stagione, tra  l’altro all’esordio e in serie D. Ma Maestrelli, grandissimo conoscitore di calcio, riesce a confezionare un tridente particolare con Chinaglia centrale, Garlaschelli a destra e Manservisi a sinistra come esterni offensivi con il compito di allargare le difese avversarie. La Lazio pratica un calcio mai visto prima in Italia. Ognuno porta un contributo alla causa, sia di gioco che di gol. Nella sua prima stagione in biancoceleste il Garla segna 7 reti come Nanni, mentre Chinaglia arriva a 10. La definitiva consacrazione arriva a marzo. Prima apre le marcature nel derby vinto 2-0. La settimana successiva con una doppietta consente alla Lazio di vincere a Palermo. Infine con un altro gol firma la vittoria biancoceleste nella trasferta di Cagliari. La squadra di Mestrelli vola e sogna lo scudetto ma capitola nei minuti finali dell’ultima giornata a causa di un gol di Damiani a Napoli che manda in pezzi il sogno tricolore. L’anno seguente il tecnico biancoceleste decide dimodificare l’assetto della squadra inserendo il giovane Vincenzo D’Amico al posto di Manservisi. Mossa indovinata che consente a Chinaglia di vincere la classifica cannonieri con 24 reti e a Garlaschelli di stabilire con 10 reti (senza rigori) il suo record di gol segnati in un campionato in serie A. L’uscita di scena di Maestrelli segna il declino della Lazio e anche di Garlaschelli. Chinaglia parte per l’America e Garlaschelli diventa la spalla di Bruno Giordano. Vive comunque altre stagioni da protagonista: 7 reti nel 1976 e altrettanti nel 1978. Nel 1980 con la squadra travolta dallo scandalo scommesse e con Cacciatori, Giordano, Manfredonia e Wilson a Regina Coeli con l’aiuto di D’Amico si carica la Lazio sulle spalle e con una manipolo di ragazzi della Primavera riesce a guidare la squadra alla salvezza. L’arrivo di Castagner e la conseguente rivoluzione lo portano ai margini della prima squadra, dove resterà facendo la spola tra la tribuna e la panchina per altre due annate. Nell’estate del 1982 dopo 228 partite di campionato e 51 gol segnati lascia la Lazio per tornare dalle sue parti. Va a giocare a due passi da casa, nel Pavia, che grazie ai suoi gol (11 in due stagioni) conquista la promozione in serie C1. Chiusa la carriera da giocatore Renzo Garlaschelli lascia definitivamente il calcio. Ora fa il commentatore radiofonico, regalando indimenticabili duetti con Mario Facco e i compagni di squadra dell’epoca dello scudetto, sfornando in continuazione aneddoti e racconti di quella che resterà per sempre come la Lazio più folle e più affascinante della storia.

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