Federico Marchetti, a Coverciano per rispondere alla convocazione di Conte insieme agli altri due biancocelesti Antonio Candreva e Marco Parolo, nel pomeriggio in conferenza stampa oltre a parlare della sua nuova occasione in Nazionale ha detto la sua anche sulla probabilità dell’arrivo sulla panchina biancoceleste dell’ex CT del Galatasaray e della Nazionale CesarePrandelli.
Queste le sue parole sulla Nazionale: “Stiamo lavorando molto. Conte ha vinto tanto con la Juventus e chi vince ha sempre ragione, quindi sicuramente sa quello che c’è da fare. Siamo un gruppo unito e siamo con lui, ci stiamo preparando con molto entusiasmo”.
Sul periodo attraversato dopo la sfortunata avventura al Mondiale Sudafricano: “Ho ricordi sia belli che meno belli anche se non è stato un Mondiale da ricordare, soprattutto per me. Più che altro ricordo i brutti tempi che ho passato successivamente, la stagione trascorsa a Cagliari ai margini della squadra isolana. Da prendere parte a un Mondiale mi sono ritrovato senza alcun motivo quarto portiere, è stata dura da accettare e superare. Il Mondiale l’avevo superato bene in confronto a quello che ho passato al Cagliari”.
Sul dualismo con Mirante: “Ho cercato di dimostrare di essermi messo alle spalle i problemi che ho avuto nella prima parte della stagione e di essere tornato a fare quello che ho sempre fatto. E’ stato importantissimo credere nei miei mezzi. Ci ho creduto e ci speravo, ho lavorato per essere qui e i fatti mi hanno dato ragione, sono contento di esserci riuscito. Le gerarchie sono decise. Sirigu è qui da tempo e ha fatto bene. Dispiace per Mattia Perin, è stato sfortunato, l’infortunio lo ha messo fuori gioco ma il calcio è così. Sono qui per prendere il suo posto. Gli auguro di ristabilirsi presto e al meglio”.
Su richiesta le parole del numero uno laziale su Prandelli: “E’ presto per parlare del tecnico ma sicuramente è un ottimo allenatore. E’ un tecnico esperto, a Firenze e in Nazionale ha fatto bene. Vediamo cosa succederà”.
Dopo aver felicemente ricevuto la prima convocazione nella Nazionale maggiore e preso parte allo stage a Coverciano alla corte del CT Antonio ConteDanilo Cataldi torna a vestire la casacca azzurra.
Il giovane centrocampista biancoceleste è stato convocato nell’Under 21 e prenderà parte all’amichevole del 2 giugno a Venezia tra i giovani di Luigi di Biagio e la Francia. Questa la lista completa dei giocatori convocati.
Difensori: Antonio Barreca (Cagliari), Davide Biraschi (Avellino), Arturo Calabresi (Brescia), Davide Calabria (Milan), Mattia Caldara (Cesena), Andrea Conti (Atalanta), Alex Ferrari (Bologna), Adam Masina (Bologna), Michele Somma (Brescia);
Centrocampisti: Leonardo Capezzi (Crotone), Danilo Cataldi (Lazio), Roberto Gagliardini (Atalanta), Alberto Grassi (Napoli), Luca Mazzitelli (Brescia), Lorenzo Pellegrini (Sassuolo);
Uno degli obiettivi che la società biancoceleste si è prefissa nel prossimo mercato è il difensore del Benfica Jardel. Voci di mercato riportano addirittura di un’offerta da 8 milioni di euro che la dirigenza capitolina presenterà presto ai lusitani.
A dare adito alle speranze biancocelesti di poter arrivare al difensore sono le parole del procuratore, Hugo Garcia, che sulle colonne di ‘O Jogo’ ha dichiarato: “Posso confermare che un grande club è interessato al centrale brasiliano. Credo che per lui sia una buona opportunità e al giocatore la destinazione non dispiace. Per ora sta bene al Benfica, dove ha vinto tanto, ma in questa fase della carriera lui stesso crede possa essere una grande occasione”. Nel caso Jardel dovesse lasciare il Benfica la società portoghese non si lascerebbe trovare impreparata, tanto da avere già individuato in RicardoFerreira dello Sporting Braga il possibile rimpiazzo.
Bruno Giordano è intervenuto stamattina su Radiosei per parlare di Mario Balotelli che pare sia stato proposto dal suo agente Raiola alla Lazio. L’ex bomber della Lazio ha criticato pesantemente l’attaccante del Milan: “Perché dovremmo prendere un giocatore che in questa stagione ha realizzato soltanto una rete su punizione a Udine?! Per me è un mezzo giocatore esaltato più per quello fatto fuori dal campo piuttosto che nel rettangolo di gioco. Ma poi se vuoi giocare col 4-3-3 lui dove gioca dato che non sa fare il centravanti mentre sulla fascia non è capace di difendere e leverebbe spazio a Keita o a Felipe Anderson. Non ha qualità, ha solo forza fisica. Non sa giocare col compagno vicino, gioca soltanto da solo, mai visto fare una triangolazione. Ricordo solo una partita fatta bene contro l’Inghilterra agli scorsi europei”.
Nella consuete e-news il premier Matteo Renzi ha parlato di calcio: “È il momento di prendere una iniziativa forte per restituire il calcio alle famiglie e agli appassionati. Nella finale di Coppa Italia di quest’anno, ventiquattro mesi dopo la tragica fine di Ciro, si sono registrati di nuovo incidenti: senza vittime, fortunatamente. Ma è comunque inaccettabile. Le parole di mamma Antonella segnano i cuori, certo, ma devono anche lasciare un segno concreto in chi guida il mondo del pallone. Il governo è pronto a dare una mano in tutte le direzioni, ma la Federazione e tutte le società – alcune già lo hanno compreso benissimo e sono dei modelli nella giusta direzione – devono prendere atto che non è più tempo di rinviare le decisioni. Morire giovani è sempre un controsenso. Farlo per una partita di calcio è semplicemente un’assurdità. Quel giorno ero all’Olimpico con la mia famiglia e con i miei figli e pensare che una mamma non possa più riabbracciare suo figlio solo perché quel ragazzo andava allo stadio strappa l’anima e toglie il respiro”. Il modello di riferimento è sempre quello estero: “Richiamare la responsabilità di tutti e di ciascuno su come viene concepito il calcio in Italia, beh, questo ci riguarda. Altri Paesi, a cominciare dagli inglesi, hanno rivoluzionato il football dagli stadi all’ordine pubblico: e oggi andare a vedere una partita è uno spettacolo, gli stadi sono vivi e pieni di vita, la partita è un’esperienza divertente e serena”.
Secondo fonti raccolte da Laziochannel.it, l’ex ct della Nazionale Cesare Prandelli ha già firmato per la Lazio da diversi giorni e attende l’ufficialità nella Capitale. Infatti, l’ex allenatore della Fiorentina ha deciso di non spostarsi da Roma per mettersi subito al lavoro. Aspetta che la società confermi la fine del rapporto con Inzaghi. Altresì, la società sta aspettando che Pioli si trovi un’altra squadra prima di mettere sotto contratto un nuovo allenatore. Intanto, stando a quanto riportato da Studio Sport, il ds Tare ha già chiamato Prandelli per discutere le future strategie di mercato (leggi gli obiettivi di mercato della Lazio cliccando qua).
Vincent Janssen è uno dei nomi caldi del calciomercato internazionale. Il 21enne olandese si è messo in luce con la maglia dell’Az vincendo la classifica marcatori dell’Eredivisie. A Panorama, l’attaccante ha rivelato: “Se si guardano tutti i calciatori dell’Az che sono passati in un altro club olandese, si nota che non hanno fatto sempre la scelta migliore. E non rimangono nella top ten a lungo. Poi c’è chi, come Wesley Hoedt, è andato direttamente dall’Az alla Lazio e sta andando alla grande“. Che sia un messaggio alla Lazio?
TARE CHIAMA PRANDELLI – Tutto fatto per Cesare Prandelli alla Lazio, c’è l’accordo tra le parti sulla base di un biennale da 1,8 mln a stagione, ma la fumata bianca tarda ad arrivare. Secondo quanto riportato dal tg sportivo Studio Sport in onda su Italia 1, Prandelli aspetta a Roma in attesa del contratto mentre il ds Tare pare l’abbia già chiamato per decidere le future strategie di mercato.
LAPADULA VUOLE LA LAZIO – La priorità è l’attacco e il favorito al momento pare Gianluca Lapadula, fresco capocannoniere della serie B. L’attaccante del Pescara è fortemente corteggiato dal Napoli e stando all’ex dt dei partenopei Pierpaolo Marino, l’accordo è ormai alle porte (leggi qui le sue dichiarazioni). Ma Studio Sport non è dello stesso avviso: il giocatore ha 26 anni, è giovane ma non troppo e sa che a Napoli farebbe il vice di Higuain. La Lazio gli darebbe la possibilità di giocare con continuità e di fare il cosiddetto salto di qualità. Il Pescara chiede 10 mln, ma la cifra si potrebbe abbassare inserendo qualche contropartita tecnica.
PAVOLETTI L’ALTERNATIVA – Intanto, Tare valura le alternative. Non è un mistero che piace Leonardo Pavoletti, come non è un mistero che tra Lotito e Preziosi corre buon sangue. La Lazio non vuole spendere troppi soldi e sul piatto ha messo uno tra Mauricio Gentiletti, Onazi o Djordjevic.
Candreva sembra destinato a partire ma per i potenziali acquirenti non sarà facile però vincere le resistenze di Lotito, che per lasciarlo andare chiede una cifra non inferiore ai 25 milioni. Evidentemente troppi per l’Atletico Madrid, che nei giorni scorsi aveva bussato alla porta del patron, ma, vista la richiesta, ha preferito indirizzarsi su altri obiettivi. Adesso invece è il turno dell’Inter, pronta all’assalto decisivo: nei prossimi giorni infatti il numero uno nerazzurro Thohir potrebbe incontrare l’omologo biancoceleste per affondare il colpo. Secondo quanto rivela l’edizione online di Tuttosport, l’incontro potrebbe avvenire già sabato prossimo, in occasione della finale di Champions League a San Siro tra Real e Atletico Madrid. Si parlerà di Candreva, ma forse anche di Biglia, su cui il club meneghino potrebbe fiondarsi in caso di fallimento della trattativa per Lassana Diarra.
Tifo ma non solo. Il mondo del calcio, negli ultimi tempi, ha preso sempre di più la sua residenza in quello dell’economia, che ha trasformato quella che una volta era semplicemente la nostra squadra del cuore in una vera e propria azienda. Ma quanto valgono le varie aziende sparse in giro per l’Europa? Ce lo dice uno studio effettuato dal KPMG (Network di servizi professionali alle imprese), postato sull’ account Twitter del quotidiano Il Sole 24 Ore. L’agenzia ha infatti stilato una speciale classifica, in base non soltanto ai ricavi, ma anche a parametri quali la redditività, il potenziale sportivo e commerciale, oltre agli introiti derivanti dalla proprietà dello stadio e dai diritti televisivi. Al primo posto tra le squadre italiane lo studio pone la Juventus, con un valore di 983 milioni di euro, seguita da Milan, Inter, Napoli e Roma. La Lazio si attesta invece al 23esimo posto, con un valore stimato di 233 milioni, mentre in coda alla top 32 troviamo la Fiorentina, quotata 156 milioni di euro.
Quando si sveglia la mattina, un laziale sa che dovrà rincorrere un romanista e ricordare che gliel’ha alzata in faccia. Da tre anni, esattamente tre anni a questa parte, questo è il pensiero fisso, la “tacca” da esibire con orgoglio. Ovviamente però, vivendo ancora in un paese libero, questo può dare adito a diverse reazioni, tutte più o meno legittime.
Personalmente il rapporto con l’altra parte della città ha avuto un’evoluzione inversamente proporzionale a quella del vino. Col tempo, le cose inacidiscono: il punto è che parlando in fondo pur sempre di calcio, ne possono anche nascere scambi dialetticamente interessanti. La Roma negli ultimi tre anni se l’è passata oggettivamente meglio. Due secondi ed un terzo posto, la consolazione sempiterna di una allergia quasi letale ai trofei per loro che si contrappone a 56 punti di differenza in tre stagioni, dei quali 55 accumulati in due sole annate. Sei derby successivamente disputati, 4 persi e due pareggiati.
Chi legge starà sicuramente già storcendo il naso: e che è ‘sta botta di obiettività? Ci mettiamo anche a fargli i complimenti? Assolutamente no: è per dire che in questo scenario, il 26 maggio è servito a rappresentare uno spartiacque tra il romanista A e il romanista B, che come tutti i criceti va studiato e selezionato (non sezionato, fermi con quei cosi!). Il romanista A può dirti che vivi di ricordi (ve piacerebbe averceli, certi ricordi…), che loro hanno saputo reagire (in fondo la vita va avanti…), che dopo tre anni di disgrazie e fuori dalle coppe europee sono tornati ai piani alti del calcio italiano (vero). Argomentazioni sulle quali si può discutere e avere un confronto anche interessante, perché il derby si vive 24 ore al giorno per tutto l’anno. Non finirà mai.
Il romanista B è quello che quando la serie di 10 vittorie di Garcia del 2013 stava ancora a metà, già diceva la frase che può essere la più rivelatrice in assoluto per capire chi si ha davanti: “DIO BENEDICA IL 26 MAGGIO!”. Ecco, quello per me è il semaforo verde che si possono superare tutti i freni inibitori, e je do giù senza pietà. Sì perché un tifoso senziente, un pollice opponibile degno di questo nome, financo arrivo a dire UN VERO ROMANISTA (quante parolacce in questo articolo, lo so…) non arriverebbe mai a dire una cosa del genere essendo davvero convinto.
E qui infatti torniamo alla “tacca” di cui sopra. Nella storia alla Lazio non sono mancate le soddisfazioni nei derby, pur avendone vinti meno dei cugini. Dalle stracittadine della banda Chinaglia alla punizione di Veron fondamentale per lo scudetto, dal 3-0 con Delio Rossi a Paolo Di Canio, non sono mancate le giornate felici. Ma i romanisti sono stati sempre più bravi a costruire dei simboli attorno ad alcune vittorie particolari. Dall’autogol di Negro al cinque a uno, dalle magliette raffinatissime a base di purganti ci sono stati dei derby che hanno rappresentato veri e propri feticci da esporre per l’altra sponda, sempre molto attenta a un certo tipo di simbologia sportiva.
Il 26 maggio è cambiata la storia: il talismano, come in un film di Indiana Jones, è finito improvvisamente nelle mani sbagliate. Le nostre, perché il ruolo di cattivi e di antagonisti è sempre calato alla perfezione per i laziali, un modo di sapersi distinguere che nei rari momenti in cui è venuto a mancare (come quello attuale) ha sempre procurato grandi danni. Al contrario dei cattivi dei film, però, abbiamo saputo sfruttare la scia di quella vittoria come mai era successo nella storia laziale: forse neanche il secondo scudetto era stato goduto e “fatto sentire” alla città come quel meraviglioso momento durato per più di tre mesi, dal gol di Lulic al 71′ fino all’inizio del nuovo campionato.
Il 26 maggio è quindi lì, intoccabile: quando incontrate qualcuno dell’altra parte pronto a rievocarlo e benedirlo, quella è la prova. E’ un “tipo B”: i più spassosi, meravigliosi, quelli che per tre mesi hanno chiuso la serranda di casa e hanno fatto finta di scappare a Ladispoli, e invece si facevano portare il pane e l’acqua minerale dalla portiera. E nella penombra estiva, rileggevano QUESTO:
Pure Indiana Jones se sarebbe dato ‘na grattatina.
Non solo la Salernitana per il futuro di Simone Inzaghi: come riporta Il Resto del Carlino, infatti, sulle tracce dell’ormai ex allenatore biancoceleste ci sarebbe anche il Carpi, in cerca di un sostituto per l’attuale tecnico Castori, da scegliere tra appunto il piacentino e Roberto Breda. A Romairone, fresco di conferma come ds degli emiliani, l’incombenza di decidere.
In attesa di conoscere quale sarà la prossima squadra di Inzaghi, in casa Lazio si prepara il colpo per la difesa. Il nome giusto è quello del brasiliano Jardel, ritenuto la spalla ideale per De Vrij e per il quale nei prossimi giorni sarà recapitata al Benfica una prima offerta di otto milioni. Pochi per il club portoghese, che ne chiede circa 10. L’offerta della Lazio non è tuttavia da sottovalutare, soprattutto per il giocatore, al quale, a 30 anni, potrebbe non ripresentarsi l’occasione di firmare l’ultimo grande contratto della carriera, per di più in un campionato importante come la Serie A. Di ritorno dalle vacanze in Brasile arriverà una sua decisione. In alternativa, è spuntato il nome di Steve Van Beek, classe ’94 del Feyenoord, per il quale la Lazio sta sondando il terreno da qualche mese. Il club olandese lo valuta 6-7 milioni di euro e in patria è ritenuto potenzialmente più forte di De Vrij, del quale è stato l’erede in maglia biancorossa.
Oliviero Garlini, ex attaccante biancoceleste, è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio 89.3 FM.
“Prandelli lo conosco benissimo, abbiamo giocato insieme nell’Atalanta. Da giocatore era eccezionale giocava con la testa e aveva i tempi e ritmi giusti. Da allenatore ha fatto benissimo ha le idee molto chiare, questa è una cosa propositiva.
Ricordiamoci però che l’allenatore è importante ma soprattutto contano i giocatori. Con lo spogliatoio si sa relazionare, è molto esperto. Già da giocatore era un allenatore in campo, era la sua prerogativa, era destinato a fare grandi cose. Faceva anche il secondo a Mondonico e questo la dice lunga. Cesare ora avrà voglia di riscatto e di dimostrare tutto il suo valore, penso che sia la scelta giusta.
La sua filosofia di gioco varia in base ai giocatori ma ha la personalità di portare avanti le sue scelte, ha criteri umani eccezionali. Per i suoi giocatori dà l’anima, si espone lui in prima persona soprattutto sotto l’aspetto caratteriale, ha tutte le caratteristiche per far tornare la Lazio nei posti che merita.
Se dovesse essere lui il prossimo allenatore biancoceleste vorrà fare il miglior campionato possibile, lui è molto attento alla fase difensiva.
Anche Inzaghi poteva essere benissimo riconfermato, ma questo dipende dalla società. Se dovesse essere Prandelli sarebbe una scelta eccezionale del Presidente Lotito.
Si parla anche di Rossi e Balotelli, i due sono giocatori diversi. Rossi è piccolo e rapido, Balotelli è fisicamente uno dei migliori attaccanti che c’è in Europa.
Kishna può diventare un protagonista della prossima stagione biancoceleste”.
Intervenuto a Lazio Style Radio, Giovanni Lopez ha parlato delle priorità di mercato dei biancocelesti.
“Per quanto riguarda la questione allenatore, Simone Inzaghi ha fatto un ottimo lavoro e spero possa essere riconfermato. Prandelli a me personalmente non entusiasma, avrei scelto Gasperini.
Si leggono tanti nomi che vengono accostati alla Lazio. Balotelli è una scommessa, potrebbe essere la soluzione giusta. Ha tante qualità ma deve sistemare la testa.
Lapadula lo prenderei subito, se effettivamente interessa alla Lazio. Quest’anno l’ho seguito e mi ricorda Paolo Rossi dei bei tempi, il classico centravanti da area di rigore. È un giocatore di sostanza, sa esattamente dove mettere la palla, è un attaccante vero. Non penso che possa pagare lo scotto del passaggio dalla Serie B alla Serie A, rispetto agli altri attaccanti lui è una spanna superiore. Sono convinto che farebbe benissimo nella massima serie per caratteristiche e qualità”.
Un’altra stagione vissuta al di sotto delle aspettative. Un solo gol in campionato, due in Coppa Italia. Il valore attuale di Mario Balotelli, per quanto visto in campo, è parecchio lontano dalla notte di Varsavia quando riuscì – con una doppietta – a portare l’Italia alla finale di Euro 2012.
C’è un’altra squadra, però, che potrebbe approfittare della voglia di riscatto di SuperMario e del desiderio del Liverpool di privarsene. Sulla panchina dellaLazio è in dirittura d’arrivo Cesare Prandelli, l’allenatore che lo ha più volte guidato in maglia azzurra.
C’è un solo uomo al comando, almeno così sembra, è Cesare Prandelli. L’attesa è quasi terminata, Lotito a breve annuncerà ufficialmente il nuovo allenatore, s’è preso altre 24 ore di tempo per decidere. L’intrigo continua, rischia di diventare un rebus senza fine, manca la firma dell’ex ct della Nazionale.
La società è rimasta comunque stregata dal progetto tecnico di Prandelli, l’intesa economica è totale (biennale da 1,8 milioni di euro a stagione), è considerato l’uomo giusto per la rinascita della Lazio (porterebbe cinque collaboratori a Formello). In una settimana ha scavalcato Inzaghi (tagliato fuori dopo il colloquio di martedì notte a Villa San Sebastiano) e Sampaoli (capitolo chiuso dopo il viaggio in Spagna), ha convinto anche Tare, ma non c’è ancora il nero su bianco. Le riflessioni continuano, alla fine però dovrebbe spuntarla il tecnico di Orzinuovi, sarebbe senza dubbio la scelta più logica. Qualora invece dovesse clamorosamente saltare, attenzione a Giampiero Ventura (non ha ancora chiuso con l’Italia), è un profilo che piace da sempre a Lotito, ha personalità e capacità importanti con i giovani. Mentre l’ex Pioli potrebbe andare all’Anderlecht, ieri c’è stato un altro contatto con Prandelli (è un indizio in più), che ha chiesto garanzie tecniche, verrà accontentato. L’obiettivo principale è trovare l’erede di Miroslav Klose, durante l’incontro con il Genoa si è parlato soprattutto di Pavoletti: ha una valutazione di 15 milioni di euro, nell’affare potrebbero rientrare anche diverse contropartite tecniche.
Occhio pure a Lapadula, il presidente Sebastiani ha confermato l’operazione: «Mi sono incontrato con Lotito e Tare poco tempo fa per parlare di Lapadula – ha svelato il presidente del Pescara Sebastiani ai microfoni di Radio Incontro Olympia – il ragazzo è a tutti gli effetti un obiettivo della Lazio. L’interesse della società biancoceleste è vero, concreto, ma per concludere una trattativa c’è bisogno che l’interesse si trasformi in offerta reale. Dieci milioni la valutazione del nostro bomber capocannoniere della serie B? Sì, ci siamo. La cifra è importante, me ne rendo conto, ma stiamo parlando di un centravanti altrettanto importante, che nella Lazio troverebbe il suo habitat naturale».
La Lazio va all’attacco. Senza ancora un allenatore ben saldo e deciso sulla panchina, la società porta avanti alcune trattative di mercato, soprattutto per il reparto avanzato. I nomi in cima alla lista parlano italiano e sono quelli di Gianluca Lapadula e Leonardo Pavoletti. Entrambi non più giovanissimi, ma tutti e due reduci da un’ottima stagione e con la voglia di arrivare lontano. Sono due attaccanti che di gavetta ne hanno fatta tanta, per arrivare in alto hanno sudato parecchio e adesso scalpitano per fare il grande salto e consacrarsi. Due profili, insomma, che ben si adatterebbero alla Lazio, una squadra che, in un certo senso, deve ripartire quasi da zero, dopo una stagione fallimentare. Due punte, inoltre, che potrebbero anche coesistere e che non dispiacciono affatto a un tecnico come Cesare Prandelli. Pare infatti che nell’incontro di qualche giorno fa Lotito abbia accennato al tecnico di Orzinuovi la possibilità di arrivare a uno dei due, con l’allenatore che avrebbe dato il suo gradimento. Tra i due attaccanti, quello del Pescara al momento appare in sensibile vantaggio.
Intervistato nella trasmissione Diario di bordo campo su Radio Incontro Olympia, l’ex dg di Napoli e Atalanta, più volte accostato anche alla Lazio, Pierpaolo Marino ha detto la sua sua sui movimenti della Lazio:“Prandelli era nella top five degli allenatori italiani. Poi ha avuto un periodo buio con la Nazionale, ma è una realtà diversa rispetto al club. Preoccupa, invece, un po’ la risposta successiva con la débacle in Turchia. Però non dobbiamo assolutamente ritenerlo un allenatore finito. Prandelli può essere l’uomo giusto per la Lazio con la sua personalità, è l’occasione giusta per rilanciarsi”.
Non solo l’allentore, in casa Lazio tiene banco anche il dopo Klose: “E’ stato accostato anche il nome di Lapadula, è fortissimo. Ovviamente il Pescara vuole massimizzare la sua cessione, è il suo gioiello ma non deve tirare troppo la corda. Di attaccanti dal prezzo in doppia cifra all’estero se ne trovano tanti. Fa bene chi lo prende, può essere il Pavoletti del prossimo anno, la sorpresa tra gli attaccanti del prossimo anno in serie A. Pavoletti ormai è già un giocatore affermato nel nostro campionato, era giusto considerarlo anche in Nazionale. Fossi nel presidente Lotito li prenderei tutti e due, dopo l’addio di Klose c’è bisogno di certezze, garantire i goal pesanti che il tedesco ha regalato negli ultimi anni. La Lazio avrebbe bisogno di entrambi. Ma credo che Lapadula andrà al Napoli, che ha più disponibilità economica e incasserà molto dalla cessione di Gabbiadini. E credo che alla Lazio arrivi Pavolettianche per i rapporti tra Lotito e Galliani, nonostante qualcuno voglia far credere il contrario. In questo momento non c’è un clima semplice nella Lazio. Lotito sbaglia a mantenere sempre intatte tutte le sue impuntature. I tifosi non sono come i clienti di una società, altrimenti il pubblico ti abbandona e questo è deleterio. L’Italia ha costruito così la sua storia calcistica, con la passione dei tifosi”.
Torinese ma col passaporto peruviano grazie alla mamma, Gianluca Lapdula o sir William come lo chiamano i compagni di squadra, è l’attaccante del momento dopo la grande stagione in serie B. 27 reti e 11 assist che hanno spinto il Pescara ai playoff, ma soprattutto hanno attirato le attenzioni delle squadre di serie A. Tra tutte c’è la Lazio, come confermato stamattina dal presidente del club abruzzese (leggi qui le sue dichiarazioni), ma intanto il ragazzo si concentra soltanto sul Pescara.
Il giocatore è uno degli attaccanti più in voga del momento e in futuro potrebbe far parte della Nazionale azzurra. Una speranza che sembrava svanire quando è stato convocato dal Perù per la Coppa America, ma Lapadula ha rifiutato spiegando le ragioni sul suo profilo facebook: “Volevo solo chiarire che ho deciso di non partecipare alla coppa America perché non voglio andare solo per approfittare di un’occasione professionale. Verrò sicuramente a conoscere il Perù e solo così posso capire davvero che cosa significa la blanquiroja”.
La Kinder in occasione dei prossimi Europei ha realizzato un’edizione speciale della Kinder Schokolade (ovvero le nostre barrette Kinder) con sulla confezione le immagine dei calciatori della nazionale teutonica quando erano bambini. Tali immagini hanno sostituito il canonico bambino biondo da sempre mascotte delle barrette Kinder. Un’iniziativa simpatica che però ha suscitato l’ira del movimento xenofobo Bodensee di Pegida che non ha digerito che ci fossero anche gli oriundi Gundogan e Boateng rispettivamente di nazionalità turca e ghanese. La Kinder è stata pesantemente attaccata per questa ragione ma la pagina dei razzisti è stata oscurata da Facebook.