Il primo ottobre del 1920 a New York nasceva Walter Matthau, figlio di poveri emigrati ebrei russi. Il suo vero nome era Walter Matuschanskavasky, poi cambiato in Matthau dai responsabili degli Studios hollywoodiani per ragioni di pronuncia e memorizzazione. Sin da piccolo Walter inizia a recitare nel teatro yiddish della seconda strada, fedele alle sue origini.
A venti anni, però, a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale si ritrova combattente nell’aviazione, con i gradi di soldato semplice. Al ritorno dal fronte si iscrive al dramatic workshop di New York. Inizia a lavorare a Broadway con i primi spettacoli finchè, nel 1948, approda a Hollywood. All’inizio gli vengono riservati solo ruoli come caratterista, basandosi sull’impatto che il suo volto sapeva comunicare allo spettatore. Poco soddisfatto si mette in proprio (per così dire) e si cimenta con una regia personale nel film “Gangster story”, accolto malamente sia dalla critica che dal pubblico. Deluso dal cinema, torna al teatro. Per lui Neil Simon scrive “La strana coppia”, commedia in cui interpreta il giornalista sportivo Oscar Madison. E’ la svolta della sua carriera. Il mondo scopre un attore comico completo e duttile, capace di una gamma assai vasta di possibilità espressive. Da quel momento si può dire che Matthau diventa realmente famoso.
Altri innumerevoli successi attendono l’attore, soprattutto a partire dal fortunato incontro con il genio della commedia Billy Wilder. Il regista ha l’intuizione di farlo recitare con Jack Lemmon, e da quel momento nascono alcuni dei momenti più divertenti e significativi della storia di Hollywood. Arrivano sia l’Oscar, con “Non per soldi…ma per denaro” del 1966, e alcuni titoli storici come “Prima pagina”, “Buddy Buddy”, e ancora una volta il suo portafortuna, ossia “La strana coppia”, che anche questa volta non smentisce le aspettative riportando, insieme a Lemmon, un successo superiore anche a quello teatrale.
Sono moltissimi i ruoli che hanno visto Matthau protagonista durante la sua carriera. Spassoso ed enigmatico in “Appartamento al Plaza” e in “Vedovo, aitante, bisognoso d’affetto offresi anche baby sitter”, entrambi del 1971. Malandato ma efficace rapinatore in “Chi ucciderà Charley Varrick?” del 1973, elegante e di classe in “Visite e domicilio” del 1978 e soprattutto “Due sul divano” del 1980. Seguono poi ruoli più sofisticati e complessi, riuscendo ad esempio ad essere credibile nei panni del padre alcolizzato di “Quel giardino di aranci fatti in casa” del 1982 o del benzinaio disoccupato in “Come ti ammazzo un killer” del 1983. Registi e sceneggiatori non sembrano essere più in grado di confezionare ruoli adatti alla sua misura d’attore.
Il risultato lo si riscontra in film come “Pirati” o “Dinosauri a colazione” fino a quando Roberto Benigni gli offre la parte del prete esorcista in “Il piccolo diavolo”. Il film incassa tantissimo e sia l’uno che l’altro entrano nel cuore degli spettatori fornendo prove che sono un culto della cinematografia, come in quella dove il “diavolo” Benigni provoca il “prete” Matthau. Negli anni Novanta è incisivo nella parte del senatore Long in “JFK”. A Matthau non resta che tornare alla vecchia commedia hollywoodiana e alle vecchie gag con il fidato Lemmon in “Due irresistibili brontoloni” e soprattutto in “La strana coppia II” in cui i due attori rivestono i panni di Felix e Oscar a trent’anni dall’originale.
Nella sua carriera Matthau ha interpretato oltre settanta film. Negli ultimi anni la salute gli aveva dato parecchi problemi ed era stato costretto a rinunciare ai suoi amatissimi tre pacchetti di sigarette al giorno. Nel 1976 gli avevano impiantato un bypass, mentre nel ’93 era stato ricoverato per una polmonite. Nel ’95, invece, gli era stato rimosso un tumore benigno al colon. Il grande attore si è poi spento la mattina del 1 luglio 2000 a causa di un attacco cardiaco.

sconfitta di Sassuolo e con una classifica che non lascia tranquilli gli uomini di Iachini. Ma nonostante ciò la sfida resta delicata, non sarà facile però tornare con i tre punti dalla Dacia Arena, impianto che ha regalato gioie e delusioni ai capitolini. Il bilancio dei 37 precedenti in A è infatti in pieno equilibrio. Tra le mura bianconere si registrano 13 vittorie a testa e 11 pareggi.
versione giovane dell’ex mister Edy Reja. L’unica differenza con il friulano è che Inzaghi non ha alcuna paura di lanciare un giovane se lo ritiene opportuno, anzi…(vedi Lombardi). Cataldi lo ha promesso: “Il gioco con il tempo arriverà”, e ha ragione. Inzaghi purtroppo sta ancora cercando la giusta formula per far rendere al massimo tutte le sue armi letali (Da Felipe Anderson a Milinkovic-Savic, da Keita a Immobile). E’ vero… per questo esistono i ritiri estivi ma non dimentichiamoci che il mister ha lavorato sì sul 4-3-3, ma con una squadra che dire “incompleta” è un eufemismo. Di fatto ormai Auronzo di Cadore si è trasferito a Formello perché soltanto da un mese il mister sta lavorando con la rose completa (niente Europei, niente Olimpiadi, niente Copa America ecc.), anzi lavorava visto che i tanti infortuni gli stanno complicando (e non poco) la vita. Per adesso i numeri sono dalla sua parte: per quanto riguarda i chilometri percorsi è la seconda di tutto il campionato e per i gol, invece, è riuscita a segnarne 10 con 9 marcatori diversi. In sostanza, non rimane altro che lavorare da squadra con impegno e altruismo, per riuscire a raggiungere risultati importanti con il buon auspicio delle statistiche che riguardano anche proprio l’allenatore laziale: 13 partite e 7 vittorie in Serie A, mica male per un “esordiente”…Diamogli fiducia, dobbiamo assolutamente stargli accanto. Dieci punti per come si sta mettendo la situazione non sono male, perciò aspettiamo. Tanto per criticare c’è sempre tempo…
