Originario di una frazione di Amatrice, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha di nuovo ricordato la sua infanzia e i suoi trascorsi ad Amatrice, cittadina colpita duramente dal terremoto. Intervistato da Il giornale, Lotito ha promesso di non lasciare sola la gente dei luoghi colpiti e rilancia che farà di tutto per far risorgere Amatrice:
“E’ sconfitta ma non battuta, come nel calcio può rivincere, deve rialzarsi, là dove è stata messa in ginocchio. Qui è caduta, qui risorgerà, non altrove, con le stesse forze, con l’energia e la dignità che da sempre hanno accompagnato questa terra. Tra queste strade ho trascorso la mia infanzia, qui la mia adolescenza, qui la mia maturità, quando ho trovato le idee per la mia attività imprenditoriale, frutteti, zootecnica, campi di grano. Sono crollate case, scuole, chiese, palazzi ma i campi non hanno sofferto come gli uomini. Rivedo i luoghi di quel tempo e provo di nuovo le stesse sensazioni, stavolta dure: le chiese, i leoni di marmo e pietra davanti a Sant’Agostino, san Francesco, le gite ai laghi di Scandarello, poi a Campo Tosto, sù, oltre mille e trecento metri, i fiumi, il Tronto, vicoli, strade tortuose, tratturi, non il silenzio angosciante di oggi ma quello liberatorio, fresco, di estati vissute senza l’oppressione del tempo, del lavoro, della scuola. Era vacanza, assenza“.
“Le mille partite di ping pong, le sfide a biliardino, le gite al santuario della Filetta, l’allegria di
un’adolescenza che non ha altri pensieri se non la gioia di vivere. Ero un chierichetto e la chiesa era il rifugio pomeridiano, l’angolo della riflessione prima del gioco. Poi andavamo a bagnarci nelle acque sotto la diga, quel ritaglio, nei nostri sogni, era la piscina, così la chiamavamo; ballavamo con le canzoni di Battisti, la sua musica accompagnava le nostre sere, alla discoteca lo Scoiattolo, poi in quella dentro l’hotel Roma. Non posso più cercarle, non potrei ritrovarle ma non le cancello. Ogni estate era una pagina da sfogliare di nuovo, il momento per ritrovare gli amici e i parenti, per ricordare giochi e passioni, il parco dei divertimenti che per tutti è l’infanzia, è l’adolescenza. Oggi una fetta di quegli amici, un’altra di quei parenti, non ci sono più, improvvisamente scomparsi. Li piango, non li dimentico così come Amatrice piange straziata i morti ma non può morire assieme, anzi deve ricominciare a vivere. Io provo questo dolore fortissimo, come una lesione sul mio corpo. Ma so che la mia città antica saprà rinascere nuova e uguale a se stessa. Il mio impegno sarà profondo e continuo ed è già avviato, io ci sono. Lo sport potrà aiutare a raggrumare idee e denari, a trovare lo spirito per iniziative certe, sicure, senza angoli bui, senza zone oscure, soprattutto in tempi brevi. Questo dovremo fare. Questo farò io“.





Nel 1955 viene chiamata da Erminio Macario, accanto al grande comico impara l’umiltà della professione e la disciplina ferrea del palcoscenico. Recita con Macario in una trilogia di riviste di Amendola e Maccari ottenendo un successo straordinario (“L’uomo si conquista la domenica”, nella stagione 1955-56; “E tu biondina…”, in quella 1956-57 e “Non sparate alla cicogna!” in quella successiva). Nel 1958 la Mondaini incontra Raimondo Vianello che dopo quattro anni, nel 1962, diventerà suo marito e inseparabile compagno di lavoro.
Insieme a Vianello e Gino Bramieri s’impone con successo in “Sayonara Butterfly” nel 1959. Inoltre i tre artisti nella stagione 1959-60 presentano una rivista, “Un juke box per Dracula”, ricca di satira politica e sociale. Successivamente Sandra viene chiamata da Garinei e Giovannini per interpretare la commedia musicale “Un mandarino per Teo”, al fianco di Walter Chiari, Alberto Bonucci e Ave Ninchi. Poi si dedica soprattutto alla televisione, dove aveva iniziato a lavorare nel 1953. Il primo grande successo televisivo arriva con la trasmissione “Canzonissima” nel 1961-62. Dai primissimi anni ’70 la coppia Vianello-Mondaini porta in scena i drammi quotidiani di una coppia qualunque in splendidi varietà come “Sai che ti dico?” (1972), “Tante scuse” (1974), “Noi… no” (1977), “Io e la Befana” (1978), “Stasera niente di nuovo” (1981), diventando così la più celebre coppia della televisione italiana.
Nel 1982 la coppia passa a lavorare per la Fininvest dove presentano numerosi varietà, come “Attenti a quei due” (1982), “Zig Zag” (1983-86) e “Sandra e Raimondo Show” (1987). Dal 1988 sono interpreti della sit-com “Casa Vianello”, dove interpretano se stessi; con Sandra nella parte di una sempre annoiata e mai rassegnata consorte che diventerà un’icona italiana. Il successo della formula viene trasferito anche a un paio di format estivi: “Cascina Vianello” (1996) e “I misteri di Cascina Vianello” (1997). Da Sbirulina a eterna mogliettina capricciosa ma fedele Sandra Mondaini nella sua lunga carriera ha al suo attivo anche diverse commedie al cinema: “Noi siamo due evasi” (1959), “Caccia al marito” (1960), “Ferragosto in bikini” (1961) e “Le motorizzate” (1963).
L’ultima sua fatica televisiva è il film tv “Crociera Vianello” del 2008. Alla fine dello stesso anno annuncia il ritiro dalle scene, motivata dalle precarie condizioni di salute che non le consentono di stare in piedi e la costringono sulla sedia a rotelle dal 2005. La Mondaini muore a Milano il 21 settembre 2010, all’età di 79 anni, presso l’Ospedale San Raffaele dove era ricoverata da circa dieci giorni.