Sono passati ormai oltre sessanta dei novanta giorni che il Comune di Roma ha a disposizione per concludere l’analisi formale dei documenti sul nuovo stadio dei giallorossi prima che il progetto possa essere presentato in Regione, ma il tutto continua a procedere a rilento. E inoltre si corre il rischio che si arrivi al commissariamento da parte del Tar.
Per saperne di più sulla vicenda Il Tempo ha intervistato Daniele Frongia, vicesindaco capitolino e assessore allo Sport della Giunta Raggi, il quale ha confermato come il Comune non intenda “trattenere il progetto un minuto di più del necessario e che stiamo lavorando con velocità e nei tempi previsti. La cosa che ribadiamo è che noi vogliamo lo stadio purché si rispetti la legge. E per stadio di calcio, per l’Amministrazione Raggi intendiamo uno stadio di calcio. Questo è un intervento urbanistico e lo sport, il calcio, c’entra poco“. Nel mirino tutto ciò che ha poco a che fare con il pallone: alberghi, negozi e ristoranti. Spazi che rappresentano l’86% delle cubature totali, mentre solo il rimanente 4% sarebbe dedicato allo stadio. Anche l’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, ha dichiarato che il progetto è “una gigantesca speculazione edilizia in cui lo stadio è solo un pretesto“.
“Lo stadio non è una nostra priorità – ha continuato Frongia in relazione alla possibilità che al progetto venga tolto il “pubblico interesse” -, con Berdini da quando l’amministrazione Raggi è stata eletta abbiamo tenuto due riunioni di Giunta e non abbiamo mai parlato di stadio. E non è all’ordine del giorno delle prossime giunte. Non posso dire cosa accadrà a settembre, ottobre o novembre, come non posso escludere che il “pubblico interesse” possa venir meno. Ci sono problemi più importanti di cui occuparci ma ci muoveremo in maniera corretta, rispettosa della legge, con tutte le valutazioni e i pareri. Ci sono altre urgenze e altre priorità per noi in questo momento, non abbiamo ancora affrontato in Giunta il problema dello Stadio”.

Lazio. Atteso da seimila tifosi a Formello, c’era grande aspettativa per quella che quell’anno, insieme a Claudio “El Piojo” Lopez una delle più forti coppie d’attacco del mondo. La società biancoceleste allora guidata da “Il Presidente” Sergio Cragnotti aveva speso per lui la cifra record (all’epoca) di 110 miliardi di lire (circa 55 milioni di euro oggi). Mai fino a quel momento era stato speso tanto per un giocatore. Crespo, all’epoca venticinquenne, approdava a Roma dopo quattro stagioni al Parma, dove aveva conquistato una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa Uefa. Alla Lazio rimase per due stagione vincendo una Supercoppa Italiana e la classifica cannonieri nel 2000-01 con 26 reti (non accadeva dai tempi del grande Beppe Signori).
Crespo, detto Valdanito
L’anno successivo il Trio Marchesini-Lopez-Solenghi esordisce su RadioDue con il programma “Helzapoppin”. Il Trio raccoglie un grande successo e arriva in televisione. Nel 1984 grazie allo show “Tastomatto”, affiancano Lorella Cuccarini. Ed è proprio in questa trasmissione che nascono molti dei famosi sketch che li renderà famosi, tra cui le parodie dei telegiornali e della pubblicità.
Nel 1999 arriva il suo primo spettacolo teatrale da solista: “Parlano da sole”. Nel 2000 pubblica il libro “Che siccome che sono cecata” (slogan della signorina Carlo, uno dei suoi personaggi più conosciuti), corredato da un video di 85 minuti per la collana “I mostri della comicità”. Nel 2001 torna a teatro con “Una patatina nello zucchero”. L’anno dopo è di nuovo a Sanremo al fianco di Pippo Baudo, dove interpreta la sessuologa Merope Generosa, insegnante di educazione sessuale che nel corso delle sue lezioni si lascia trascinare nel racconto delle sue terribili esperienze con gli uomini.