Il derby del silenzio, l’ex prefetto di Roma Achille Serra, ora Senatore della Repubblica, auspica un dialogo fra tifosi e Stato: “Premetto che Gabrielli è un prefetto di primo ordine e una persona intelligente che non posso certo criticare – le sue parole a Rete Sport e riportate sull’edizione odierna del Corriere dello Sport – per risolvere il braccio di ferro tra il Prefetto e le tifoserie, queste ultime dovrebbero fare un passo avanti: quando si radicalizza non si trovano le soluzioni. Credo al dialogo, l’opposizione danneggia solamente le squadre e dà un’immagine negativa di Roma. Se si riuscisse a rientrare nelle curve e a dialogare, magari il prossimo anno si cambieranno le cose. Un atteggiamento del genere non ha via di uscita perché il Prefetto non può rimangiarsi un provvedimento. La soluzione è rientrare allo stadio, magari già per il derby. Il primo passo credo che spetti ai tifosi che devono dimostrare di non essere quello che tutti credono. I tifosi romanisti e laziali sono sempre creduti i cattivi dell’Italia quando invece non è così. Bisogna dimostrare che c’è il desiderio di collaborare per l’ordine pubblico”.
«Derby senza tifosi? La tomba del calcio»
La divisione delle curve, il derby del silenzio, la protesta continua senza sosta. Domenica pomeriggio laziali e romanisti non entreranno all’Olimpico, lo sciopero è dettato dalle nuove disposizioni stabilite dal prefetto Gabrielli: «Trovo un po’ immorale che nell’ultimo derby lo stato abbia dispiegato 1.700 uomini per garantire lo svolgimento di una partita di calcio – aveva detto il prefetto – a fronte del fatto che in alcuni municipi ci si lamenta di non trovare neanche una pattuglia dei carabinieri. Principalmente con un’assunzione di responsabilità da parte dei club. Le società? Hanno subito la nostra decisione e, sia pure con atteggiamenti di collaborazione diversi, credo non ci abbiano dato una mano». Pochi biglietti venduti e un clima surreale, niente coreografie o sfottò. Appena 1500 sponda biancoceleste, 3 mila dall’altra parte del Tevere, numeri agghiaccianti considerando il passato. I tempi in cui le due tifoserie si sfidavano con spettacoli straordinari è lontano. Come quando le due curve si strinsero intorno al nome di Gabriele Sandri: Cristiano andò in nord. Giorgio si accomodò in sud. E proprio il papà di Gabbo (il figlio è stato ucciso l’11 novembre del 2007 dall’agente Spaccarotella) ha analizzato con attenzione il periodo storico che sta attraversando il tifo capitolino.
Divisione delle curve, controlli esasperati e sempre meno gente allo stadio. Che sta accadendo?
«Credo sia solo un modo per allontanare i tifosi dall’Olimpico, continuando così morirà la passione per questo sport. Oggi non andranno più allo stadio, domani non faranno più gli abbonamenti alle tv. Senza il trasporto della gente non si va da nessuna parte, con questa iniziativa la sicurezza non è garantita per niente».
Perché?
«Dentro gli stadi non accade più nulla da 10-15 anni, se all’esterno succederà qualcosa dovranno prendersi le loro responsabilità».
Secondo lei le società possono intervenire?
«Non credo sinceramente che possano fare qualcosa, non hanno impianti di proprietà o strumenti adatti per risolvere il problema. In Inghilterra hanno gli strumenti per mettere fine a certe situazioni, le colpe principali in Italia sono soprattutto delle strutture che non ci sono».
Domenica le due curve non entreranno. Che derby sarà?
«Sarà una tristezza vera, la stracittadina senza tifosi è la tomba del calcio. Ripeto, oggi le curve sono vuote, domani le televisioni non venderanno abbonamenti. Il prefetto Gabrielli avrà le sue ragioni, ma ci pensi bene, mantenere una certa distanza non porta a nulla, è un atteggiamento sbagliato. Un passo in avanti, ogni tanto, potrebbero farlo anche loro verso i cittadini».
Il suo ricordo più bello legato ad un derby?
«Quando andavo allo stadio da ragazzo era ancora meno sicuro, si stava tutti insieme e per ore intere si aspettava l’inizio della partita. Ricordo il gol di Nanni contro la Roma, c’era un clima diverso, magari ci scappava qualche ceffone, però era tutto più leggero. Ora è cambiato completamente lo spirito, un vero peccato».
Fonte : Il Tempo
Pioli sposa il turn-over totale
Pioli sposa il turn-over pensando al derby di domenica contro la Roma. Già, perché il calendario europeo ha fatto lo scherzetto mettendo la trasferta a Trondheim, terza città della Norvegia, alla vigilia della sfida con i cugini. E stavolta non si possono chiedere nemmeno posticipi perché la prossima settimana è dedicata alle nazionali. La sfortuna cosmica della Lazio si vede anche in queste piccole cose in un avvio di stagione tormentato tra infortuni devastanti e errori.
Oggi pomeriggio la partenza per la terza città della Norvegia (quella più a Nord, tre ore e mezza di volo), in mattinata rifinitura a Formello dove saranno ufficializzati i diciotto convocati per la quarta gara del girone di Europa League. Che non va persa per non complicare la qualificazione ormai in discesa a meno di crolli clamorosi. Stavolta, però, Pioli rivoluzionerà la Lazio, darà fiducia ai giovani e come aveva annunciato subito dopo la disfatta contro il Milan, farà due formazioni ben diverse per coppa e campionato. La rosa lo consente a livello numerico (Patric, Braafheid e Prce non sono nella lista europea purtroppo), sulla qualità restano molti dubbi ma il derby non ammette deroghe e, quindi, almeno 8-9 titolari rimarranno nella Capitale senza sottoporsi allo sfiancante viaggio in Norvegia.
La formazione provata ieri fa presagire l’esordio di Oikonomidis, in naftalina questa stagione dopo le magie con la Primavera, oltre al rientro di Berisha, Hoedt, Radu, Cataldi, Kishna e Djordjevic. Alla fine i titolari a riposo dovrebbero essere Marchetti, Mauricio e Milinkovic (quest’ultimi entrambi squalificati), Biglia, Felipe Anderson, Candreva e Klose. A questi sette va aggiunto anche Parolo che ieri si è allenato a parte ma da venerdì lavorerà col gruppo per tornare proprio nel derby. Così sarebbero otto i potenziali titolari di domenica lasciati a riposo ma potrebbero addirittura diventare se anche uno tra Lulic e Basta dovesse restare fuori dalla lista dei convocati che Pioli scriverà soltanto stamattina.
In pratica la panchina di domani sera in Europa League sarà composta dal portiere Guerrieri, dai difensori Mattia (giovane della Primavera) e uno tra Basta (favorito) e Lulic, i centrocampisti Mauri e Murgia e gli attaccanti Keita e Matri. In campo, invece, ci sarà Ravel Morrison, la sua grande occasione per lasciare il segno nella sua esperienza romana evitando il «taglio» a gennaio. L’inglese è carico e chissà che non sia proprio lui a regalare alla Lazio tre punti fondamentali per guadagnarsi un posto ai sedicesimi di Europa League con due turni d’anticipo.
Fonte : Il Tempo
Lazio-Marchetti: attesa sul rinnovo
Marchetti è in attesa di novità sul contratto.Il portiere della Lazio va in scadenza a fine anno, ciò significa che dal primo di febbraio può trovare un’intesa con qualsiasi altro club e lasciare Roma a costo zero. La società, dopo aver incassato il no sulla proposta annuale, sembra essersi convinta al rinnovo pluriennale, con scadenza nel 2019 e 2020, e al ritocco verso l’alto, da 1.2 milioni a 1.6 a stagione. Nel giro di poche settimane si saprà se l’accordo andrà a buon fine.
Fonte : Il Corriere dello Sport
Lazio, Pioli e la crisi del secondo anno. Rischia il cammino di Petkovic?
“La poca continuità di risultati ci ha fatto crescere meno di quanto pensassi” oppure “in alcune situazioni dovremmo avere più cattiveria”. E ancora: “ci manca la consapevolezza di qualche risultato di fila” ovvero “dobbiamo tornare a conquistare punti con cattiveria”. Frasi che suonano come variazioni sul tema da parte della stessa persona. Dello stesso allenatore, nel caso specifico. Invece no: se i primi due concetti sono stati espressi da Stefano Pioli dopo la sconfitta per 3-1 contro il Milan, gli altri due ragionamenti sono farina del sacco di Vladimir Petkovic. E risalgono rispettivamente al pre e post partita con il Genoa, che il 3 novembre 2013 passò all’Olimpico per 2-0. Calendario alla mano, esattamente due anni fa: la teoria dei corsi e ricorsi storici è già lì che scalpita per farne il proprio fondamento scientifico. Primo anno esaltante, il secondo travagliato: l’avventura di Pioli sulla panchina biancoceleste sembra quasi voler ripercorrere le orme del cammino compiuto dall’attuale ct della Svizzera. Questa l’infausta sensazione che pare aver intenzione di diffondersi nell’inquieto mondo laziale. Inclemente in primo luogo, considerato il precedente, per le sorti del tecnico emiliano.
STESSO RUOLINO TRA CASA E TRASFERTA – Le statistiche a supporto remerebbero proprio in questa direzione. Dopo 11 giornate di campionato, la Lazio 2013/14 di Petkovic stazionava al settimo posto: stesso gradino occupata dalla squadra guidata da Pioli. Nonostante i tre punti in più ottenuti quest’anno (18 contro 15), la posizione in classifica è la medesima. Anche il ruolino di marcia tra casa e trasferta presenta notevoli somiglianze. A questo punto della stagione, il mister di Sarajevo aveva vinto 5 gare, di cui quattro all’Olimpico e solamente una all’esterno. Con Pioli quest’anno sono arrivati finora 6 successi interni, di cui cinque nei confini del Grande Raccordo Anulare. Cinque invece i ko maturati, unico casalingo proprio contro i rossoneri di Mihajlovic. Petko si era fermato a quattro sconfitte, di cui tre nei panni della squadra ospite. Ne conseguono (come mettono in mostra i dati raccolti dal sito di statistiche LazioPage) una percentuale di punti in casa (86% Petkovic, 83% Pioli) e una in trasferta (13% il primo, 16% il secondo) quasi identiche. L’unica differenza sostanziale giunge dai pareggi: tre per l’ex allenatore biancoceleste, zero nella casella di quello attuale. Per il resto i numeri (come i gol segnati, 16 a 15 per Pioli) tratteggiano due quadri pressoché speculari.
MA LE DIFFERENZE SOSTANZIALI NON MANCANO – Insomma, la Lazio e i suoi tifosi sono destinati a rivivere le delusioni della stagione post 26 maggio? Ecco, proprio il contesto storico suggerisce che le distanze tra il recente passato e il presente non sono poi così irrisorie. Il secondo anno di Petkovic fu condizionato, a conti fatti viziato dai postumi della sbornia per la Coppa Italia vinta in finale contro la Roma. Come in seguito ammise più di un giocatore, l’entusiasmo per quel trofeo ebbe come effetto collaterale quello di far sentire alla squadra la pancia piena. Il gruppo in mano a Pioli no, questo discorso non può replicarlo: i dolori con cui convive la Lazio di oggi nascono da un fallimento, quello della mancata qualificazione ai gironi di Champions League. Quanto di più lontano da una sindrome da appagamento. Negli interpreti poi, la rosa di due stagioni fa preannunciava già a priori la conclusione di un ciclo: da Biava a Dias, da Ledesma a Gonzalez, tanti protagonisti di quella Lazio si apprestavano a concludere la loro esperienza in biancoceleste. Milinkovic-Savic, Kishna e Hoedt, gli stessi Felipe Anderson e Keita, sono invece i volti giovani di una squadra costruita (magari in maniera troppo marcata) con un occhio al futuro. E poi non bisogna sottovalutare una contingenza storica: la corte della Nazionale svizzera per Petkovic, che proprio tra fine ottobre e inizio novembre 2013 emerse a livello mediatico come causa di una frattura potenzialmente insanabile (tanto da portare all’esonero del tecnico prima di Capodanno e alla successiva querelle legale con la società di Lotito). L’accusa di avere la mente distratta da altri lidi (che per Petkovic fu un ostacolo insormontabile) non può certo essere rivolta contro chi siede ora sulla panchina laziale.
TUTTO SUL DERBY: DIFFERENZIATO PER PAROLO E F. ANDERSON – Al contrario dell’attuale selezionatore elvetico, Pioli ha poi dalla sua una grande chance: il derby. Un’arma che può rivelarsi a doppio taglio, certamente, ma senza dubbio un’occasione da sfruttare. Petkovic ne uscì sconfitto alla quarta giornata, il mister di Parma può invece approfittarne per ridare slancio agli appetiti biancocelesti. È in quest’ottica che – come ammesso candidamente nella conferenza post-Milan – risparmierà la maggior parte dei big per l’impegno di Europa League in Norvegia. Contro il Rosenborg, si prepara alla prima da titolare Ravel Morrison: l’inglese si appresta a guidare una formazione assai rimaneggiata, in cui potrebbe trovare spazio anche l’ex Primavera Oikonomidis. I rientranti Keita e Parolo, invece, puntano dritto alla stracittadina: a Trondheim l’ex Barcellona dovrebbe accomodarsiin panchina, mentre il nazionale azzurro (differenziato per lui in quel di Formello) tornerà in gruppo quando la squadra sarà già rientrata nella Capitale. Anche Felipe Anderson (lavoro a parte anche per il brasiliano a causa di un affaticamento muscolare) ricaricherà le pile in vista della Roma. Serviranno anche le sue giocate per permettere alla Lazio di ripartire. E a Pioli di ricacciare un po’ più in là i plumbei paragoni con il Petkovic-bis.
Premio miglior giovane della Catalogna: Keita sul podio
Sono stati votati i migliori giovani della Catalogna. L’importante premio della regione spagnola, ha visto trionfare Bellerin, giocatore dell’Arsenal. Alle sue spalle Paulo Lopez dell’Espanyol e al terzo posto il nostro Keita. Il numero 14 della Lazio rientra così nel novero dei migliori talenti della Catalogna. Autore di ottime prestazioni in questo avvio di stagione impreziosite anche dal gol i Champions League e in campionato. Sicuramente soddisfatto il talento laziale che potrà, il prossimo anno, cercare di conquistare il gradino più alto del podio. La redazione di Laziochannel.it si congratula con il numero 14 biancoceleste!
STATISTICHE – Arriva il primo ko casalingo per la Lazio
Si ferma all’undicesima giornata l’imbattibilità casalinga della Lazio. I biancocelesti, contro il Milan, hanno subito il primo ko stagionale tra le mura amiche. Una sconfitta pesante anche in virtrù del passivo subito (1-3). Oltre alla sconfitta si segnala anche la perdita dell’imbattibilità di Marchetti all’Olimpico. Fino a domenica la Lazio aveva subito un solo gol contro il Bologna alla prima giornata (subito da Berisha). Tre gol di cui 2 dovuti ad errori proprio di Federico Marchetti. Altro dato curioso è riferito ai gol segnati all’Olimpico dalla Lazio. Prima del match contro il Milan, i biancocelesti avevano siglato almeno 2 gol ad ogni avversario che calcava l’erba dell’Olimpico. Contro il Milan invece le aquile hanno siglato solamente un gol e ancora una volta per merito di un’ala (Kishna), mentre continua l’astinenza delle tre punte centrali (Klose, Matri, Djordjevic). Con la sconfitta di domenica salgono a 5 le partite perse in campionato a fronte di 6 vittorie e 0 pareggi.
INFERMERIA – Buone notizie per Keita e Parolo. Dubbio Milinkovic per giovedì
Il medico sociale della S.S. Lazio, Roberto Bianchini, è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio 89.3 FM per il consueto punto infermeria biancoceleste:
“L’allenamento di oggi si è concluso serenamente. Non ci sono problemi particolari da evidenziare.
Felipe Anderson ha svolto, solo per precauzione, un lavoro differenziato a causa di un affaticamento muscolare.
Sergej Milinkovic-Savic ha partecipato solo alla prima parte dell’allenamento perché domenica aveva preso una ginocchiata al gluteo destro ed aveva dei fastidi, domani mattina valuteremo se potrà essere abile per la trasferta.
Stefano Mauri non ha problemi, ha fatto una seduta di scarico e domani ci sarà.
Keita Balde Diao è disponibile, si è allenato con il resto dei compagni
Parolo sta proseguendo i 2 giorni di lavoro differenziato, riprenderà il lavoro con la squadra da venerdì“.
Formello – Morrison finalmente titolare, Keita in gruppo
Seduta pomeridiana nel centro sportivo di Formello. In vista della trasferta norvegese che potrebbe consentire il passaggio al turno successivo di Europa League, il tecnico biancoceleste Stefano Pioli, sembra orientato, come dichiarato subito dopo la sconfitta interna nell’ultimo turno di campionato, a ricorrere ad un turnover totale, perché il derby di domenica prossima è assolutamente più importante. Il tecnico emiliano contro i giallorossi vuole schierare la migliore formazione possibile. L’allenatore biancoceleste sembra intenzionato a confermare il 4-2-3-1 ma rispetto all’incontro con il Milan ci saranno ben nove cambi. Tra i pali tocca a Berisha, portiere di coppa. I terzini dovrebbero essere Konko e Radu. Al centro della difesa, vista la squalifica rimediata da Mauricio dopo l’espulsione nella partita di andata sempre contro la squadra norvegese, sarà Hoedt a scendere in campo al fianco dell’argentino Gentiletti. A centrocampo Biglia dovrebbe riposare, quindi dovrebbe toccare di nuovo alla coppia Cataldi–Onazi. Sulla trequarti dovrebbero agire Oikonomidis, Kishna e Morrison; per l’inglese l’occasione di partire titolare per la prima volta, finora per lui solo pochi minuti. In attacco Djordjevic, il serbo deve recuperare la migliore forma fisica dopo l’infortunio. Keita sta bene, il calciatore ha completamente recuperato dall’infortunio, oggi è tornato in gruppo. Con il recupero dello spagnolo potrebbe aprirsi un ballottaggio con Kishna ma, visto che è al rientro, l’olandese appare attualmente in vantaggio. Lavoro a parte per Felipe Anderson. Parolo invece ha svolto lavoro differenziato, tornerà a disposizione per il derby. Assente Mauri. Domani mattina alle 10 rifinitura a Formello prima della partenza per la Norvegia.
Dopo i gesti offensivi nel derby solo una multa per De Rossi
Il calciatore giallorosso Daniele De Rossi era stato deferito «per avere al termine della gara del campionato di Serie A Lazio-Roma, disputata allo Stadio Olimpico il 24 maggio 2015, esultato per la vittoria conseguita dalla propria squadra indirizzando nei confronti della tifoseria della squadra avversaria un plateale gesto offensivo e provocatorio indicando con entrambi le mani le sue parti basse e successivamente indirizzando, sempre nei confronti dei tifosi avversari, con le braccia sollevate in alto entrambe le dita medie delle mani, in atteggiamento offensivo e di scherno, manifestazioni idonee a costituire incitamento alla violenza». Per il giocatore, però, in arrivo solo una multa. Infatti, il Tribunale federale nazionale presieduto da Salvatore Lo Giudice ha sanzionato con un’ammenda di 7500 euro il calciatore e con un’ammenda di pari importo la Roma.
Migliaia di tifosi italiani tiferanno per il Rosenborg
Diverse migliaia di amanti del calcio italiani si riuniranno sabato prossimo a Torino per cantare “Sha-la-la”, la canzone del Rosenborg in caso di vittoria. Il video della canzone è stato visto da migliaia di persone negli ultimi tempi. Mickael Dorsin, il difensore svedese militante tra le fila della squadra norvegese, ha dichiarato ai microfoni di rbk.no: “Non capisco il motivo di tanto successo, è solo una canzoncina nata per stare vicino alla squadra. Ora invece la cantano molte persone e la cosa è davvero divertente. Roba da non credere, sabato prossimo a Torino saranno in migliaia a cantarla”. Infatti, la “canzone della vittoria” del Rosenborg è diventata popolare in tutta Europa ma soprattutto in Italia. Negli ultimi mesi la società norvegese ha ricevuto moltissimi messaggi su Facebook da tifosi italiani che hanno espresso il loro entusiasmo per la squadra di Ingebrigtsen. Inoltre, sono in molti ad aver inviato i video dove cantano la loro versione della canzone. Per capire il motivo di tanto interesse rbk.no ha contattato Filippo Sanangelantoni, uno di coloro che parteciperanno all’evento nel sabato sera torinese. Queste le sue parole: “Siamo affascinati dalla passione che i giocatori e i tifosi mostrano quando cantano la canzone allo stadio. Questa coesione fra le due anime della passione ha fatto emozionare molti tifosi italiani e con questo evento vogliamo rendere onore a tutto ciò. Ma non si tratta solo di tifosi del posto. A parte i sostenitori della Lazio saranno tutti gli altri in Italia a tifare per il Rosenborg questo giovedi. Comunque a prescindere dalle novemila adesioni raccolte su Fb, si stima che almeno il 20 per cento del numero che si iscrive sarà poi realmente presente, può anche essere che saranno solo poche migliaia”.
Convocazione della Bosnia per Lulic
Dopo il derby di domenica prossima nuova sosta per il Campionato di Serie A. E come in ogni sosta che si rispetti Formello, di conseguenza, si svuota. Sono tanti gli uomini di Pioli che lasceranno il centro di allenamento per rispondere alle convocazioni delle proprie Nazionali. Tra questi il bosniaco Senad Lulic. Il giocatore biancoceleste è stato raggiunto dalla chiamata del ct della Bosnia, Baždarević, in occasione del doppio impegno contro l’Irlanda del 13 e del 16 novembre valevole per i play-off per gli Europei del 2016.
Il comunicato della polizia norvegese per i tifosi biancocelesti
In occasione della trasferta europea dei tifosi biancocelesti contro il Rosenborg la polizia norvegese ha emesso un comunicato riguardante l’arrivo allo stadio e una serie di informazioni utili per chi seguirà la squadra fino a Trondheim. Questi i punti salienti del comunicato.
– I tifosi verranno accolti all’aeroporto di Trondheim dove troveranno le informazioni per il trasferimento in città; l’aeroporto cittadino dista dal centro città circa 35 km percorribili in 40 minuti; l’aeroporto è collegato alla città da navette ed è possibile acquistare i biglietti attraverso internet (http://www.flybussen.no/en);
– Dalla città lo stadio è raggiungibile anche a piedi in circa 20 minuti; i tifosi, in questo caso, saranno scortati dalla Polizia lungo tutto il tragitto per lo stadio; a breve verrà comunicato anche il luogo di ritrovo di partenza per lo stadio;
– In città è severamente vietato l’uso di alcolici in luoghi pubblici; inoltre, tener presente che il costo degli alcolici in Norvegia è molto più alto rispetto all’Italia;
– Le multe per le infrazioni commesse in città sono molto care e possono raggiungere i 2.000,00 euro;
– Infine, assolutamente vietato l’utilizzo di passamontagna o indumenti atti a coprire il volto.
Tabù casalingo con le italiane per il Rosenborg
La squadra norvegese del Rosenborg, fresca vincitrice del titolo nazionale, deve infrangere un tabù tra le mura amiche. Contro le squadre italiane non ha mai raccolto un successo. In quindici incontri contro una formazione del nostro Paese i norvegesi hanno avuto la meglio solo una volta, tra l’altro in trasferta. In sette partite disputate al Lerkendal Stadion per i padroni di casa solo 4 pareggi e 3 sconfitte. Tra l’altro l’andamento della squadra di Ingebrigtsen, nel Gruppo G di Europa League, tenuto sino ad ora non fa certo ben sperare i tifosi di casa. Nelle prime tre gare per i norvegesi un pareggio e due sconfitte, con le ultime due gare europee casalinghe perse entrambe per 0-1. La Lazio in Europa, invece, è ancora imbattuta: due vittorie ed un pareggio per gli uomini di Pioli. Con la vittoria esterna dei biancocelesti che però manca da tre partite; per i capitolini due pareggi ed una sconfitta.
Lotito scatta sulla fascia! Leggi cosa è sucesso
Un presidente senza limiti, ma stavolta il pallone c’entra poco. La querelle giudiziaria sui 70 mila euro di multe non pagate alla Toyota Italia per eccesso di velocità riflette una nuova immagine del presidente della Lazio, Claudio Lotito: da latinista incallito e accumulatore di cariche federali a protagonista di un capitolo alla romanesca di Fast and Furious. Gli autovelox, infatti, lo hanno fotografato ben 64 volte mentre sfrecciava anche a 226 chilometri orari lungo l’autostrada A1 all’altezza di Caserta e diretto chissà dove. Sommando le infrazioni (tutte fra il 2011 e il 2012) il presidente più veloce d’Italia, anzi il suo autista, ha collezionato la perdita di ben 251 punti sulla patente di guida, se non è un record poco ci manca. Le spiegazioni di queste corse sfrenate? Molto deboli così come il resoconto dei fatti.
Il presidente della Lazio ha infatti giustificato il tutto come “questione di sicurezza dovuta alla scorta”. Difficile comunque da sostenere nel caso di un viaggio in autostrada a 226 chilometri orari. Forse sarebbe possibile provarlo una volta, al massimo due ma le altre? E comunque quali potevano essere i motivi per sfrecciare a quelle velocità mettendo in pericolo la sua vita e quella degli altri? Qualche dubbio c’è, dato che le sue corse sfrenate, secondo i sistemi di rilevazione, sono avvenute principalmente a ridosso del weekend: subito dopo, o il giorno successivo alla “sua” Salernitana, all’epoca Salerno Calcio, contro l’Arzachena, o appena prima di un derby vinto dalla Lazio. I dettagli del caso, si arricchiscono però di elementi grotteschi sulle abitudini di Lotito e del suo autista Luca Polce, a cui materialmente era intestato il comodato: una forma contrattuale che prevede vincoli strettissimi sulle responsabilità civili. Regole che valgono per tutti e prevedono il pagamento da parte del comodatario di ogni genere di contravvenzione. Con tanto di firma al momento della consegna dell’auto. Firma regolarmente apposta sul documento di consegna. Pratica evidentemente ben conosciuta da Lotito che ha sempre sostenuto, quando ha parlato con gli uomini Toyota da subito preoccupati per l’arrivo delle multe, di non fare nulla perché ci avrebbe pensato lui. Al punto da mandarle addirittura a ritirare. Versione che non coincide affatto con quanto affermato dopo la denuncia della casa automobilistica in seguito al mancato pagamento dei 70 mila euro di multe.
Troppa velocità anche nell’accampare una scusa? Lotito Fast and Furiousavrebbe così peggiorato la situazione. Ha infatti mentito alla Toyota e in seguito ha continuato a mentire a chi gli chiedeva spiegazioni dopo l’avvio del procedimento sostenendo che la casa giapponese avrebbe dovuto respingere le multe in quanto dovute “a motivazione d’urgenza”. Entro poche settimane si terrà la prima udienza, intanto la linea difensiva punta tutto sulle “esigenze di scorta”: da anni infatti il numero uno della Lazio è sotto tutela per le minacce dei tifosi laziali. Ma per annullare la contravvenzione è necessario dimostrare che davvero, in quelle occasioni, le corse folli fossero giustificate da “servizi urgenti di istituto”, come recita l’articolo 177 comma 2 del codice della strada, e soprattutto accompagnate dall’utilizzo di lampeggianti e sirena.
Fonte: La Repubblica
Nuovo assalto Milan per Cataldi: Lotito dice ancora no
Danilo Cataldi: questo il nome finito sul taccuino del Milan, forse già per il mercato di gennaio. A rivelarlo ‘calciomercato.com’, secondo cui il numero 32 biancoceleste sarebbe il profilo ideale per la formazione di Mihajlovic. A Milanello il suo nome ha messo d’accordo praticamente tutti, che hanno potuto apprezzarne la qualità anche domenica, nella serata da incubo vissuta dai Pioli boys. L’ex Crotone può infatti ricoprire tutti i ruoli del centrocampo e costituirebbe dunque la pedina perfetta da inserire nel 4-4-2, pronto a trasformarsi all’occorrenza in un 4-3-3, pensato dal tecnico serbo. I buoni rapporti tra Galliani e Lotito potrebbero agevolare la trattativa, anche se, dal canto suo, il patron capitolino non pare troppo disposto a prendere in considerazione una proposta dell’amico. Un po’ come già successo nell’ultimo giorno dello scorso mercato estivo, quando, nel corso del perfezionamento dell’affare Matri, l’ad lombardo sondò il terreno per il giovane centrocampista. Che a Formello è ritenuto un vero e proprio patrimonio, tanto che a breve dovrebbe essere definito il rinnovo del suo contratto attualmente in scadenza nel 2017. Il Diavolo dovrà dunque mettersi l’animo in pace: Cataldi vuole crescere con la sua Lazio.
Pecci: “Mai visto Derby senza Curve. Chi troverà continuità, vincerà lo scudetto”
Colonna del Torino dell’anno dello scudetto e tifoso del Bologna, Eraldo Pecci è stata un’icona del calcio italiano anni settanta. L’ex centrocampista è intervenuto sugli 88.100 di Elle Radio nella trasmissione “I Laziali Sono Qua” per parlare del momento-no della Lazio e fare un punto su una Serie A più che mai incerta.
La prima domanda riguarda proprio la bagarre in vetta al massimo campionato, con una considerazione anche sul Bologna che ha appena sostituito in panchina Delio Rossi con Donadoni: “Io penso che a prescindere dagli allenatori la situazione vada valutata in base alla rosa. C’è stato un cambio di allenatore ma la squadra va costruita coerentemente, senza riversare tutte le responsabilità sul manico. Sul campionato in generale la valutazione è incerta, sta tornando l’Inter ma Milan e Juventus non sembrano pronte quest’anno per il titolo. Si aprono così orizzonti inaspettati per le romane, il Napoli e la Fiorentina. i viola a me piacciono molto, gioca bene anche grazie al lavoro di Montella degli scorsi anni, ma li vedo un po’ indietro sul piano della mentalità vincente. In questo scenario anche la Lazio, se trovasse le forze per andare oltre i limiti evidenziati in queste prime giornate, potrebbe competere al massimo livello. Al momento vedo meglio il Napoli perché Sarri ha registrato la difesa: i partenopei sembrano più affidabili rispetto a una Roma che ha fiammate di grande gioco, ma si spegne troppo spesso e troppo facilmente.“
Ma i limiti della Lazio sono più tecnici, atletici o caratteriali? “Va sottolineato che non è solo la Lazio ad avere dei limiti. Non c’è la Juventus degli ultimi quattro anni: la Lazio è competitiva così come lo sono le altre, ma nel campionato di oggi squadre come la Sampdoria, il Torino o l’Empoli possono metterti sotto in qualsiasi momento. Vale anche per l’Europa, con le squadre che fanno l’Europa League come la Lazio che possono forse avere qualche ambizione in più di arrivare in fondo rispetto a quelle impegnate in Champions.“
Domenica ci sarà un derby senza tifo: al di là di questa cornice inconsueta, che partita sarà? Secondo Pecci: “Non mi è mai capitato giocare una partita senza le Curve, meno che mai un derby. Di sicuro bisognerebbe andare allo stadio in un clima ben più disteso. Vincere eventualmente il derby regalerebbe una bella spinta, ma questa più che una Serie A è una Serie A/2: fra tanta incertezza e un pizzico di mediocrità, se qualcuno trovasse una vera continuità, al di là del vincere un derby o una singola partita, potrebbe andare a vincere il campionato.”
Fabio Belli
“Orizzonte Tricolore” per la Lazio 1914/15: la petizione per lo scudetto oltre quota 28.200!
Alla vigilia delle celebrazioni per il 4 novembre, la petizione per il ricorso per ottenere l’assegnazione dello scudetto 1914/15 ex aequo a Lazio e Genoa (clicca QUI per firmare) sta arrivando al suo momento decisivo. La soglia delle 30.000 firme, considerata fondamentale per la discesa in campo della società biancoceleste a sostegno ufficiale dell’iniziativa è ormai a un passo. Questo nonostante alcuni ostracismi trovati lungo la strada dai promotori dell’iniziativa, dalla Consulta Biancazzurra fino all’ideatore del tutto, l’avvocato Gian Luca Mignogna, che sulle colonne del “Nuovo Corriere Laziale” ha riepilogato i punti fondamentali per i quali l’assegnazione del titolo, che sarebbe il primo della Capitale, sarebbe inevitabile una volta analizzati i documenti da una commissione preposta. Questi i punti riepilogati nel pezzo:
A) al momento della sospensione bellica la Lazio aveva già brillantemente superato la prima fase di qualificazione, era saldamente in testa al Girone Finale dell’Italia Centrale e ad un solo turno dal termine, che i capitolini avrebbero dovuto disputare in casa contro il Lucca, ultimo in classifica, la situazione era la seguente: Lazio 8, Roman 6, Pisa 6, Lucca 0;
B) le squadre dell’Italia Meridionale erano ancora ai primordi calcistici e consistevano esclusivamente in due squadre campane, l’Internazionale di Napoli ed il Naples, che si scontravano tra loro per il primato locale ed il diritto a sfidare la vincente dell’Italia Centrale per il titolo di Campione dell’Italia Centro-Meridionale, con l’Internazionale Napoli che in quella stagione e sino alla sospensione aveva disputato e vinto il solo derby d’andata giocato in casa contro il Naples;
C) nell’Italia Settentrionale il Genoa, l’Internazionale, il Milan ed il Torino avevano anch’esse già superato sia lo scoglio iniziale dei rispettivi Gironi Interregionali che quello successivo dei rispettivi Gironi di Semifinale e stavano dando vita ad un combattutissimo Girone Finale che, ad un turno dal termine, riportava la seguente classifica: Genoa 7, Torino, 5, Internazionale 5, Milan 3;
D) al momento della sospensione bellica il Genoa non poteva ritenersi affatto sicuro di aggiudicarsi il campionato settentrionale ed il diritto a giocarsi la finalissima nazionale con la squadra Campione dell’Italia Centro-Meridionale, perché nell’ultima giornata si sarebbe dovuto recare in casa del Torino che all’andata l’aveva battuto per 6 a 1 e vincendo anche nel ritorno avrebbe raggiunto in testa proprio i liguri, con l’Internazionale che per giunta poteva anch’essa nutrire alcune speranze di vittoria perché le restava da disputare solo il derby con il Milan (già vinto all’andata per 3 a 1) e in caso di successo e contemporanea sconfitta del Genoa avrebbe senz’altro avuto una qualche chance di spuntarla sulle altre concorrenti;
E) il campionato 1914/15 fu definito dalla FIGC mediante una deliberazione postbellica con cui assegnò a tavolino lo scudetto al Genoa, senza tener conto che la Lazio era oggettivamente la squadra più prossima alla qualificazione per la finalissima nazionale al momento della sospensione, senza tener conto di quanto e cosa avesse rappresentato il club capitolino per l’intero movimento calcistico/sportivo romano, regionale e nazionale sin dalla sua fondazione del 9 gennaio 1900 e senza tener conto dell’enorme contributo versato alla patria dal club biancazzurro e dai propri tesserati durante la predetta grande guerra. Secondo quanto riportato dal portale Lazio Wiki ed in base a quanto acclarato dal Centro Studi 9 Gennaio 1900, altresì, in vista dell’imminente entrata in guerra dell’Italia la Federazione dell’epoca dispose l’anticipazione dell’ultimo turno della “regular season” al 16 maggio 1915, ma Lazio-Lucca non si disputò per il forfait di questi ultimi ed il Genoa ritenne di non dover ottemperare a tale decisione federale. Se a questo aggiungiamo che l’Internazionale di Napoli ed il Naples, a prescindere dall’allora consistenza sportiva delle medesime, non hanno lasciato alcun soggetto legittimato ad agire come loro potenziale avente causa, si palesa ex se come la Lazio sia oggettivamente l’unico club a poter reclamare il titolo di Campione dell’Italia Centro-Meridionale dell’epoca e conseguentemente l’assegnazione ex aequo dello Scudetto 1914/15, all’uopo seguendo lo stesso iter procedurale già intrapreso dal La Spezia per il campionato di guerra 1943/44, ovverosia richiedere la nomina di una Commissione Federale per mezzo della quale ottenere un precipuo, compiuto ed integrale riesame del caso.
Dunque, sulla base di questi cinque punti, il prossimo passo potrebbe essere quello decisivo: vedremo se già la giornata di domani, con una celebrazione dedicata agli eroi del ’15 per la presentazione del libro “Dal tevere al Piave” al Circolo Canottieri Lazio, potrà portare importanti novità.
Fabio Belli
DERBY – E se Roma e Lazio si scambiassero i colori?
Nel vedere certe immagini, a pochi giorni dal derby, a qualcuno nelle tifoserie di Roma e Lazio sarà venuto un colpo. E invece, per fortuna, si tratta solo di un gioco: vedere come sarebbe se le squadre rivali si scambiassero i colori. L’idea è venuta ai redattori del sito internet ‘Passionemaglie.it‘, che si sono divertiti a colorare di giallorosso la maglia bandiera con l’aquila stilizzata e di biancoceleste quella su cui campeggia la lupa capitolina. Una goliardata di cui a essere ‘vittime’ non sono state solo le due squadre della Capitale: infatti anche la maglia con la zebra, simbolo della Juventus, è stata tinta di granata, così come lo stemma dell’Inter è stato applicato su uno sfondo rossonero. Insomma, una provocazione scherzosa, fatta per stemperare la tensione in una città, Roma, che vede sempre più vicino l’appuntamento più atteso dell’anno.