Sulle frequenze di Radio Incontro Olympia è intervenuto uno degli esponenti di spicco di Emozione Lazio, l’ex responsabile della comunicazione dell’era Cragnotti, Guido Paglia.
A 6 giorni dal lancio dell’iniziativa di Emozione Lazio e Federsupporter, relativa all’acquisizione di una percentuale di azioni della SS Lazio, Guido Paglia si è così espresso: “Sono cominciati i contatti con gli azionisti, sinceramente speravo in qualcosa di più. Anche un piccolo azionista da Chicago ci ha contattato mettendosi a disposizione, questo fa capire la risonanza che ha avuto l’iniziativa. Non diamo cifre perché non vogliamo dare notizie al ‘nemico’ né tantomeno essere oggetto di cause o contromosse da parte dell’azionista di maggioranza“. Riguardo gli obbiettivi dell’iniziativa: “Se si arrivasse ad un 10% ci sarebbe la possibilità di chiedere un aumento di capitale, sarebbe un traguardo importante, anche se molto difficile da realizzare“. Sull’emozione di tornare sul prato dell’Olimpico in occasione della serata Di Padre in Figlio: “E’ stato bellissimo, un’emozione unica. Mi ha riportato alle emozioni forti vissute 16 anni fa, sono cose che fanno bene al cuore“. Tornando all’iniziativa sul rastrellamento delle azioni: “Mi aspetto delle contromosse da parte di Lotito, soprattutto se riuscissimo ad acquisire una quantità di azioni consistente. Lotito è abituato a fare il bello e il cattivo tempo con la società, già il fatto di provare a fare qualcosa può sicuramente dargli fastidio. tutto ciò sempre nel rispetto della legalità e delle norme vigenti. Nel frattempo aspettiamo la trimestrale…“. Paglia è poi critico con i media: “Un’iniziativa del genere avrebbe meritato maggiore risonanza sui giornali, non ne ha parlato nessuno, probabilmente hanno paura di qualche ‘ritorsione’ da parte della società. I giornali danno risalto ad improbabili notizie di mercato dai titoloni altisonanti piuttosto che dare spazio a cose più reali come questa iniziativa“.

Nasce a Washington ma a causa dei trasferimenti del padre, ufficiale dell’Esercito degli Stati Uniti, si sposta di continuo con la famiglia. Visse in Germania per sette anni, in Giappone per tre, in Texas, in Oklahoma e in molti altri posti. All’età di 16 anni rimane orfano di padre, malato di cuore e deceduto in seguito a un infarto. La perdita del genitore lo segna in modo particolare anche perché nell’ultima settimana di vita aveva avuto modo di avvicinarsi al padre che, per molti anni, era stata una figura assente. Assieme alla madre e al fratello si trasferisce in Virginia del Nord dove vennero ospitati da uno zio per un breve periodo. Divenne un alunno ribelle e anticonformista. Scriveva articoli contro la guerra, l’ipocrisia religiosa e la segregazione. Trascorse un periodo travagliato: si ammalò di ulcera, che i medici sbagliarono a curare; Donna, la ragazza di cui era innamorato, lo lasciò, e lo zio si suicidò. Il suo instabile equilibrio interiore precipitò. Pensò di suicidarsi ma non ci riuscì. Allora tornò dalla madre e le disse: “Ho provato a uccidermi. È meglio che mi ricoveri in un ospedale psichiatrico”. Viene ricoverato e dopo aver lasciato l’ospedale decide di entrare a medicina. Ma furono anni difficili: l’ambiente accademico di quel tempo non accettava il modo con cui Patch curava i pazienti.
Entrava nei reparti senza autorizzazione già dal primo anno di università per stare vicino a dei malati terminali o a bambini in gravi condizioni di salute, presentandosi in modo comico e originale. Venne accusato di “troppa allegria” e minacciato di espulsione. Di fronte alla commissione che lo doveva giudicare, Adams pronunciò un discorso che lo rese celebre. Nel 1971 riuscì a ottenere la laurea. Nel 1975 sposò Linda Edquist, volontaria della clinica al Virginia Commonwealth University e conosciuta all’ultimo anno di medicina, da cui ebbe due figli; nel 1998 divorziò.
Dopo essersi laureato entrò a lavorare all’ospedale della Georgetown University. Patch Adams trasformò la casa in cui viveva in una clinica. Assieme a un gruppo di volontari, in dieci anni, prestò cure gratuite a circa 15mila malati senza chiedere compensi di qualsasi natura perché convinti che la guarigione doveva essere un interscambio umano amorevole e non una transazione commerciale. Nel 1977 acquista un terreno nel North Carolina dove progetta di costruire una clinica vera e propria. Vista dall’alto nelle intenzioni di Patch Adams la costruzione doveva sembrare la sagoma di un clown. A questo scopo fondò il Gesundheit! Institute (in tedesco salute).
Nel 1983 sulla rivista Prevention apparve il primo articolo sul Gesundheit! e ciò contribuì ad aumentare la notorietà del “metodo Patch“. Inizia a tenere conferenze e seminari sui suoi progetti e sulla sua filosofia della guarigione e attraverso anche presentazioni teatrali inizia a raccogliere fondi per le spese di sopravvivenza. Nel 1985 va in Unione Sovietica, dove poi ritornò spesso; l’anno successivo si recò presso l’Università nel Minnesota ad un convegno sulla medicina preventiva e il suo intervento ricevette la valutazione migliore. Nell’89 si recò in Georgia per un altro convegno. Il suo messaggio si diffondeva per radio e televisione. Riceveva decine di migliaia di lettere da persone che volevano incoraggiarlo ed aiutarlo e lui rispose ad ognuno. Il suo impegno nel sociale lo rese famoso in tutto il mondo, al punto che gli è stato dedicato il film “Patch Adams“, interpretato da Robin Williams, che ne romanza la vita rispettando in buona parte episodi realmente accaduti. Nel 1997 Adams riceve un premio per la Pace. Il 20 aprile 2007 gli viene conferita la laurea honoris causa in pedagogia dall’Università di Bologna.
Ian Lancaster Fleming è nato a Mayfair, a Londra, il 28 maggio 1908. Di famiglia aristocratica, figlio di Valentine Fleming, deputato conservatore e ufficiale della Riserva.
Le sue particolari passioni si concretizzano nella fondazione del club “Le Cercle”, dedicato al culto della gastronomia e del gioco d’azzardo (la prima apparizione di James Bond avviene nel film “Licenza di uccidere” proprio all’interno del club citato). Nel 1939 entra a fare parte del servizio segreto della Marina britannica, dove dirige una serie di operazioni che diventeranno in seguito la base delle esperienze riportate nelle avventure di James Bond. Nel ’52 sposa Anne Geraldine Rothermere, Contessa di Charteris. Durante il viaggio di nozze scrive il suo primo libro con protagonista il famoso agente segreto: “Casinò Royal”. In tutto scriverà dodici romanzi oltre a due raccolte di racconti su 007, un libro inchiesta sul traffico internazionale di diamanti e un romanzo intitolato “Chitty Chitty Bang Bang”. Morì il 12 agosto 1964 a soli 56 anni a causa di un attacco cardiaco.