Adesso però Basta. No, non ci riferiamo al caro Dusan, che dopo Samp-Lazio ha avuto ancora il coraggio di dire la frase che trasforma ogni laziale in una sorta di incredibile Hulk con gli occhi iniettati di sangue. “Ogni volta che le mie dita toccano cervelli divento Superfly TNT… divento i cannoni di Navarone!” E’ quello che dice Jules a Vincent in Pulp Fiction in “La situazione Bonnie, che già abbiamo avuto modo di citare in questa stagione e lo capite da voi che non è buon segno. Allo stesso modo quando ogni laziale sente la frase: “Adesso pensiamo a chiudere bene la stagione”, l’unica cosa che viene da fare è gridare “Basta, Basta, Basta!!!“
Dusan, non girarti perché tu non c’entri nulla! O meglio, c’entri alla pari dei tuoi meravigliosi compagni, da Djordjevic che prende la porta soltanto per sbaglio (e ieri si è visto) a Candreva che ha più immunità di Craxi nel 1985, e appoggia rigori come fossero margheritine. Forse pensava al prossimo comunicato da far redigere sotto dettatura al proprio procuratore, visto che il mercato si avvicina? Da Roma alla Milano nerazzurra la lista è lunga, noi non possiamo che rievocare l’augurio che i fiorentini fecero a Roberto Baggio quando passò in bianconeri: “Che tu abbia fortuna tra i Gobbi come nel Milan l’ha avuta Carobbi!“. Hernanes docet.
Già, i comunicati. Facciamo che la voce del padrone si comincia a sentire anche dopo le sconfitte? Chi parla solo nei momenti sì non fa bella figura a prescindere, poi vogliamo dire che questa abitudine comincia anche a portare un po’ sfiga? Dall’altra parte ancora aspettano le parole di un Capitano dopo il 26 maggio, poi nei momenti buoni a prendere gli applausi sono buoni tutti. Ma visto che a farne questione di opportunità e di eleganza sembra di parlare con i muri, allora stabiliamo che visti i precedenti parlare (o “comunicare”, che Dio fulmini chi ha iniziato ad abusare di questo termine) solo dopo le vittorie porta male.
Sventura, nefandezza, disastro. E’ ora di dire Basta. Che vuoi chiudere bene la stagione, caro Dusan? Per chiuderla ora, con tre 0-3 a tavolino, c’è chi pagherebbe di tasca sua, tra i tifosi laziali. Che sono quelli che non mollano mai, che mordono forte quando la vita mozzica a sua volta, che sono quelli magari un po’ troppo rompiscatole, ma che dopo l’anno scorso, con dimostrazioni d’amore tra Empoli, Juventus e Roma che fanno impallidire i tanto decantati anni ottanta, tutto questo non se lo meritavano proprio. Facciamo che Basta: facciamo che ci rivediamo a luglio, per preparare qualche eccitante partita contro Giana Erminio, Renate, Melfi o Virtus Entella (potrebbe capitarne anche una di B, so’ brividi forti) che ci attenderà a fine agosto. Dal preliminare di Champions a quello di Coppa Italia? Probabilmente sì: facciamo allora anche che quel giorno, qualcuno di voi non ci sarà più: un posto dove litigarsi una fascia di capitano, che tanto non serve a niente se non parli nei momenti neri, si trova sempre. E a mai più rivederci.
Fabio Belli

Nel 1966 nacque il WWF Italia, la più nota organizzazione per la conservazione della natura. L’associazione si prepara a festeggiare cinquanta anni di conquiste ambientali ma avverte: “Per salvare il pianeta nel prossimo mezzo secolo ci vorranno una forte leadership da parte dei governi e delle imprese e un pieno coinvolgimento delle comunità e dei consumatori”. L’istituzione del WWF Internazionale risale al 29 aprile del 1961 a Morges, un villaggio sulle rive del Lago Lemano in Svizzera, dove sedici dei più noti naturalisti provenienti da dieci diversi paesi si riunirono per dar vita a una organizzazione che operasse concretamente, raccogliendo anche fondi per la salvare la natura e le specie in pericolo. Tutto iniziò in una vasta area di zone umide alle foci del Guadalquivir nel sud della Spagna, la zona divenne il primo nucleo del Parco Nazionale delle Marismas (Coto Donana). Mentre, in Italia iniziò con la nascita nel 1966 della prima Oasi nel Lago di Burano, in Toscana. Oggi le Oasi Wwf italiane sono oltre cento per complessivi 35mila ettari dove conservazione e green-economy si conciliano perfettamente. In 50 anni il Wwf è cresciuto e ai nostri giorni è sostenuto da 5 milioni di persone, inoltre, è attivo in oltre 100 paesi con oltre 2mila progetti sul campo per la tutela della biodiversità e per la promozione di uno sviluppo sostenibile. Attivo sia nel dialogo con i governi che con le organizzazioni non governative e, sempre più, con le imprese per spingerle verso una politica ambientale anche nei settori economici.
Oggi le minacce combinate e collegate tra loro come il cambiamento climatico e l’accelerazione della perdita di biodiversità comportano uno sforzo ancora maggiore da parte degli ambientalisti.
