Al Barbera di Palermo è iniziata ufficialmente la nuova era Inzaghi per la Lazio. Esonerato Pioli, il club biancoceleste ha deciso di puntare sull’ex allenatore della Primavera. Inzaghi per la sua prima ha scelto il solito 4-3-3, con la novità Onazi a centrocampo scalando Lulic a terzino sinistro. In avanti dentro Keita e fuori Anderson. Di contro Novellino ha scelto un prudente 4-4-1-1 con Quaison a sostegno di Gilardino.
KLOSE PARTE 1 – Il Palermo scende in campo carico e cerca di pressare alto per non permettere il fraseggio alla Lazio. Ma i rosanero durano a malapena dieci minuti. Infatti i biancocelesti timbrano lo 0-1 al 10’. Calcio d’angolo di Biglia che arriva sui piedi di Klose che angola il tiro con l’esterno destro trafiggendo l’incolpevole Sorrentino. Passano due minuti e Keita, autentica spina nel fianco per i rosanero, lascia partire un gran tiro sul palo più lontano, ma Sorrentino devia miracolosamente in corner.
KLOSE PARTE 2 – Al 13’ ci sarebbe stata gloria per Bisevac, ma il suo gol è stato annullato per un precedente gioco pericoloso di Keita. Il monologo Lazio continua e al 14’ Candreva si fa ipnotizzare dal portiere del Palermo. Ma ci pensa ancora Klose. Il tedesco al 15’ sigla lo 0-2 con un bel colpo di testa, dopo che Sorrentino aveva respinto un gran tiro di Keita. Palermo annichilito e tifosi rosanero che iniziano a lanciare fumogeni i campo, obbligando Gervasoni a sospendere per qualche minuto il match. Sul finire del primo tempo annullato giustamente un gol a Gilardino per fuorigioco e Keita fallisce il tris. Perfetto assist di Onazi che lancia il senegalese, scarta Sorrentino ma il suo tiro è respinto (forse con un braccio) da u difensore rosanero sulla linea di porta.
PARTITA SOSPESA E POI RIPRESA – La ripresa offre un Palermo più intraprendente e offensivo. Novellino tenta anche la carta La Gumina per dar man forte a Gilardino. La Lazio controlla però non senza qualche difficoltà. Soprattutto Gentiletti inizia a soffrire la rapidità del giovane La Gumina. Nonostante ciò Marchetti non corre pericoli. Anzi è la Lazio a sfiorare il terzo gol con Candreva. Bellissimo palleggio al volo e gran tiro che va a lambire il palo. Al 60′ il match viene sospeso per circa 3 minuti per continui e ripetuti lanci di fumogeni e petardi da parte della curva del Palermo.
TRIS ANDERSON – Al 67′ Inzaghi inserisce Felipe Anderson per Keita. Ed è proprio il brasiliano a firmare il definitivo 0-3. Lancio di Marchetti, sponda aerea di Klose e Felipe a tu per tu con Sorrentino non perdona. C’è spazio anche per Mauricio che rileva Lulic e fa in tempo a prendersi la consueta ammonizione. Djordjevic subentra al man of the match Klose. 7 i minuti di recupero, ma non succede più nulla. 0-3 Lazio e biancocelesti che si portano a -4 dal Milan, attualmente sesto in classifica.
Marco Corsini


Fra le donne la trionfatrice è stata l’etiope Tusa Rahma con il tempo di 2.28.49. Seconda la connazionale Duru Mulu Melka con 2.29.59, e terza l’algerina Dahmani Kenza in 2.33.53. Giovanna Epis è stata la prima italiana, ottima la sua prestazione con il quarto posto finale in 2.38.20; sesta Anna Alberti con il tempo di 2.47.49.
Da segnalare poi per quanto riguarda la categoria Handbike la quinta vittoria su sei gare di Alex Zanardi. L’ex pilota di Formula 1 ha trionfato con il tempo di 1.09.15, tempo che gli è valso anche il record assoluto a Roma: “Ho fatto un tempo eccezionale. Vincere qui ha sempre un sapore differente, ma su un percorso straordinario come questo che conosco a memoria, lo considero un risultato che era alla mia portata. A Rio non avrò avversari? Si correrà su un percorso che non conosco e contro tanti validi avversari. Certo, però, dopo il risultato di oggi ho buone sensazioni” Secondo Mauro Cratassa in 1.15.49, terzo Vittorio Podestà in 1.23.00.
ingegneristica, tra biologia e poesia, innovazione tecnologica e forza della natura. Per la precisione la sua abilità è quella di realizzare “sculture cinetiche”, cioè sculture che si muovono da sole traendo l’energia necessaria dal vento e sono progettate per spostarsi con disinvoltura sulla spiaggia. La serie di sculture si chiama Strandbeests (in olandese significa appunto “animali della spiaggia”). Simili a grossi insetti, o a scheletri da museo di paleontologia. A metà tra le creature di un film di fantascienza e le macchine volanti di Leonardo da Vinci, e tra sogno e robotica. Dispositivi semplici nel loro concetto, molto complessi nella loro attuazione. Per costruirle Jansen connette e articola sottili tubi gialli in PVC, di quelli usati in elettrotecnica per la canalizzazione dei cablaggi degli impianti elettrici, e li tiene insieme con nastro adesivo, elastici, fascette serrafili. A questi materiali si aggiunge l’impiego di bottiglie di plastica riciclati, tela, bastoni di legno e persino pallet.
delle rudimentali abilità percettive dell’ambiente esterno, le macchine si accorgono di incontrare un ostacolo e si rendono conto di essersi avvicinate troppo al mare, e cambiano direzione. Jansen lavora su questo tipo di sculture da più di vent’anni. Gli Standbeests non hanno ruote, perché con le ruote non potrebbero muoversi bene sulla sabbia. Jansen ha progettato dei “piedi” che rispondono molto meglio alle esigenze di movimento delle strutture e che conferiscono agli Strandbeests un’andatura irregolare e molto viva. In uno spot di BMW in cui raccontava il suo lavoro, Jansen dichiarava: “Il confine tra arte e ingegneria esiste solo nella nostra testa”. E guardando l’arte prendere vita sulle rive del mare, mosse soltanto dalla forza del vento e dei sogni, non possiamo che dargli ragione.