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Materazzi: “Secondo me questa Lazio può arrivare a ridosso delle prime tre”

Giuseppe Materazzi, ex allenatore della Lazio dal 1988 al 1990, ha scelto di tornare nel mondo del calcio ma stavolta in quello femminile e, nel suo nuovo presente, non potevano che esserci ancora i colori biancocelesti. Il tecnico sardo ha rilasciato una lunga intervista a ilmattino.it spaziando tra il passato alla guida della Lazio, la sua nuova avventura e inoltre ha detto la sua sulla squadra di Simone Inzaghi.

Prima di tutto quale è stato il momento più importante della sua carriera da giocatore? “Spesso i momenti più importanti per un giocatore sono quelli più brutti. Ho iniziato a giocare che avevo venti anni, troppo tardi per fare il calciatore. L’anno dopo mi trasferii a Lecce pieno di entusiasmo ma il tecnico mi disse che non avrei mai potuto fare il calciatore. Sono uscito dal suo ufficio sbattendo la porta così forte che ancora sta tremando. Dopo tre mesi ero titolare nel Lecce e vi restai per sette anni da capitano. Una bella rivincita. In quel momento dimostrai di avere un gran carattere e una grande voglia di arrivare, è quello che direi ai giovani: non fermatevi, abbiate la voglia e la costanza per far parte di questo mondo”.

Cosa le ha lasciato l’esperienza da tecnico della Lazio? “Quando arrivai ero frastornato, i primi due-tre mesi guardavo tutti i programmi TV. Poi ho spento tutto e ho iniziato a vivere. Fascetti, che mi aveva preceduto sulla panchina biancoceleste, aveva fatto un gran lavoro, io ho avuto il merito di aver rilanciato ulteriormente la Lazio che qualche tempo dopo passò nelle mani di Cragnotti“.

Che ricordi ha dei tifosi biancocelesti? “Prima di tutto quello biancoceleste è un popolo. Gente passionale, pronta ad aiutarti nei momenti di difficoltà. Un popolo che è rimasto al fianco della propria squadra in serie B contro ogni difficoltà. La Lazio è una fede.

E’ per questo che ha deciso di tornare in questo mondo? “I colori hanno influito molto. Caterina, mia moglie, l’ho conosciuta al Maestrelli. I miei figli Marco e Matteo sono laziali. Se avessi rifiutato questa opportunità mi avrebbero cacciato dalla famiglia. Era l’unico modo per poter sopravvivere (ride, ndc)”.

Quale è stato il primo impatto con le ragazze che allenerà quest’anno in serie C? “Di certo positivo. Abbiamo subito rotto il ghiaccio, credo che sia normale un po’ di imbarazzo da parte loro i primi giorni”.

Cosa pensa e cosa si aspetta dalla squadra che si accinge a guidare? “Mi aspetto grandissimi miglioramenti. Sono convinto che le ragazze abbiano grandi margini di crescita e che si possa lavorare bene con loro perché hanno delle buone basi tecniche. Secondo me un calciatore deve saper giocare sia con i piedi che con le mani e questo vale anche per le donne. C’è tanto da lavorare, altrimenti non avrebbero avuto bisogno di me”.

Lei che lo conosce bene per averlo lanciato a Piacenza cosa pensa dell’Inzaghi allenatore? “Ero molto dispiaciuto per come lo stavano trattando pochi mesi fa. Sono stato io a lanciarlo, aveva 22 anni, ma a parte l’affetto che nutro per lui sono certo che può far bene. Credo molto nel lavoro sul campo, per cui sono contento che non sia arrivato Bielsa. E’ facile fare il tecnico quando la società ti compra 7-8 giocatori forti e affermati come succede in Premier… e non faccio nomi. Ma si può vincere anche senza gente famosa e farlo lavorando giorno dopo giorno, come Ranieri, ed è sicuramente tutta un’altra soddisfazione”.

Ha visto la partita con la Juventus? “Contro i campioni d’Italia la Lazio ha giocato alla pari, aggressività e ritmo alto. Poi certo giocando contro la Juve può starci che si perda. Serve progettualità, imparando proprio dalla squadra bianconera. La loro è una squadra costruita nel tempo e ha un potenziale economico importante da mettere sul mercato. La Lazio invece deve essere brava a trovare altri 4-5 giocatori che possano fare bene e tenerli per un paio di anni. Bastos sembra essere finalmente un difensore degno di tale nome”.

Quindi questa Lazio le piace? “Si. Ai ragazzi e al tecnico non si può dire nulla. Forse sarò troppo di parte ma secondo me questa squadra può arrivare a ridosso delle prime tre”.

Genovese furioso: “4000 abbonamenti? Sono anche troppi. Ormai la Lazio è un discount. Dobbiamo farci sentire colpendo le tasche della società”

Non tutti nel mondo Vip esprimono con gioia e orgoglio il loro essere laziali e per fortuna non tutti sono così. Tra coloro che hanno invece fatto della propria lazialità un grande vanto c’è Paolo Genovese. Il regista del film “Perfetti Sconosciuti”, vincitore del David di Donatello ha parlato del momento Lazio ai microfoni di Radio Incontro Olympia dove non ha  risparmiato forti critiche alla società:

“Pochi abbonati? Io applaudo i tifosi, già 4mila sono troppi. Dopo tutto quello che ci tocca mandare giù è la decisione giusta. Andiamo a ‘toccare’ le tasche della società, è l’unica mossa che può smuovere qualcosa visto che il resto non viene calcolato. Vediamo se così si dà ascolto anche al tifoso. Ultimamene non ci divertiamo più, siamo diventati il fanalino di coda non solo per i dati della campagna abbonamenti ma proprio come immagine. Non si parla più della Lazio, è più interessante una squadra che si deve salvare. Galleggiamo sempre a metà classifica, ogni volta se ne parla solo per cause e casini. E’ normale in questo caso fare 4mila tessere, ma perché dovrei abbonarmi? Tesserarsi non solo è un sacrificio a livello economico, ma è anche un atto d’amore e va meritato. Qualcuno dovrebbe farsi delle domande se la Lazio, quest’anno, è amata solo da 4mila persone. Il timore è che c’è una gestione a cui conviene questo galleggiare a metà classifica sempre. Mi fa pensare al discount, dove non c’è marchio e non c’è immagine. A loro conviene così, bassa qualità e facile gestione. A me sembra che la Lazio sia un discount. Qual è la medicina? Non lo so più, ti dico la verità. Mi viene quasi da alzare le mani. Anche se dobbiamo dare alla Lazio il merito di aver scovato giocatori sconosciuti che si sono rivelati ottimi colpi”.

 

Il caso Cardelli come se fosse Antani

Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribàcchi confaldina? Come antifurto, per esempio.

“Ma che antifurto!” rispondeva il vigile al conte Lello Mascetti. “Amici Miei” ha fatto scuola nella commedia all’italiana per tante scene, ma quella della Supercazzola è la più citata. Ha ragione, perché in Italia la libertà di espressione è il diritto più esercitato dalla popolazione, roba da riVoltaire nella tomba. Il caso Cardelli non fa eccezione.

Oggi come oggi un diamante può essere roba pericolosa, se non sai da dove arriva. Un post su Facebook, quello sì, è per sempre, soprattutto se fatto bene, e questo al giovane Filippo Cardelli, diciott’anni e un metro e ottanta voglia di andarmene, va riconosciuto. La comunicazione oggi come oggi è tutto, e ci sono messaggi che arrivano meglio di altri. Se diciamo “calcio“, “stranieri“, “sogni rubati“, è sin troppo facile vincere la partita a Pictionary delle idee comuni: ecco, vengono a rubarci le donne e il lavoro, a volte neanche in quest’ordine!

Piccolo riassunto per chi non conosce l’antefatto: Filippo Cardelli, centrale di difesa della Primavera della Lazio, quest’anno avrebbe dovuto, o comunque potuto, essere una delle colonne della squadra allenata da Andrea Bonatti. Reduce da un grave infortunio il ragazzo, va detto, non ha avuto tutti i torti nel fare quello che ha fatto. Ovvero, sbottare su Facebook dicendo che a lui vivere un mondo del calcio in cui gli stranieri hanno sempre la precedenza sugli italiani, con relativi contratti firmati con maggiore disinvoltura, fa schifo. E il problema non è squisitamente economico: avere un contratto significa anche avere accesso alle strutture della società, ai campi di allenamento, alla palestra, alle visite mediche, tutte cose che obiettivamente sono indispensabili quando si riparte dopo un infortunio.

Però poi il panegirico diventa appunto una “supercazzola”: forse il caso Cardelli andava analizzato più dal sindacato calciatori, pensando come tanti giovani non abbiano la tutela del contratto nei momenti più difficili. La categoria però, si sa, tende a specchiarsi parecchio e i suoi rappresentanti non sono da meno. Invece la storia è passata, come se fosse antani è il caso di dirlo, al solito problema del calcio degli stranieri, di noi che non crediamo più in noi stessi, nel calcio pane e salame e la Nazionale dove va, eh? In malora, ecco dove!

La cosa che fa un po’ sorridere è che Cardelli in questo scenario andrà a giocare all’estero. Nel Kansas City hanno detto, o qualcuno a Chicago, manco a farlo apposta un altro americano a Roma. Ora, criticare un calcio che offre troppo spazio agli stranieri e poi andare a fare lo straniero in un altro calcio, va bene ma non benissimo, come si dice oggi. Nella società cosmopolita a stelle e strisce non accadrà, ma sarebbe bello se i compagni di squadra di Cardelli nel Kansas City (la squadra, non quello di Alberto Sordi) dicessero che gli fa “schifo” giocare con troppi stranieri vicino?

La verità è che bisognerebbe un po’ svegliarsi. Il calcio sta cambiando, sempre più velocemente e non sempre è facile da capire. Ma la retorica non porta da nessuna parte. Bisognerebbe interrogarsi sul fatto che nel campionato Primavera, come Il Giornale ha rilevato dopo una ricerca, la percentuale degli stranieri nelle rose è del 17,3%, salendo invece al 56,6% nel campionato di Serie A. Segno che il made in Italy va per la maggiore, ma poi il mercato globale ti costringe a puntare su qualità che non tutti i talenti di casa possiedono. Fa male dirlo, perché chi c’era ricorda con nostalgia quel calcio tutto italiano con le maglie dall’1 all’11. Ma nel 2016 anche i calciatori italiani possono spargersi per il globo, con lo scorno di chi vorrebbe 11 americani in campo (chiedete a Donald Trump).

Sia chiaro, la critica è rivolta a chi ha prodotto retorica strappalacrime su un caso che, nello specifico, può e deve far riflettere la Lazio. Se un ragazzo, nella fattispecie Cardelli, si è sentito abbandonato e maltrattato quando un infortunio, quello sì, ha rischiato di spezzare i suoi sogni, non fa onore al club ed è una questione che probabilmente andrà analizzata e risolta privatamente. Ma si tratta dello stesso club che nella prima giornata di campionato ha mandato in gol Lombardi e Cataldi, che ha in rosa Murgia, che vede giocare in Serie B Palombi, Germoni (ieri bella prova con la Ternana), Filippini, Crecco, Guerrieri ed altri ne stiamo dimenticando.

Parafrasando un famoso detto, dunque, chi vale alla fine vola e chi non vola non è detto che non sia un vile, anzi in fondo le occasioni nel calcio globalizzato non mancano: la lezione del caso Cardelli (salvo i suddetti comportamenti tra club e giocatori per i quali prendiamo per buona la versione del ragazzo) è che l’allarme “troppi stranieri” fa vendere ancora una cifra. Ma all’analisi dei fatti, resta una bella supercazzola, soprattutto se parliamo di settore giovanile. D’altronde, se fossimo tutti Messi, sai che pacchia. A parte per il fisco, ovvio.

Fabio Belli

ACCADDE OGGI – 8 settembre 2009: scompare il mitico Mike Bongiorno

In una suite dell’Hotel Metropole di Montecarlo l’8 settembre 2009 veniva a mancare il popolarissimo presentatore televisivo Mike Bongiorno. Figlio di Filippo e Enrica Carello, il 26 maggio 1924, a New York nasce Mike, all’anagrafe Michael Nicholas Salvatore. Nel 1929 crolla la Borsa di Wall Street. Il padre, avvocato, si ritrova rovinato e il giovane Mike si trasferisce a Torino dalla zia con la madre e poco dopo i genitori, anche a causa della lontananza, divorziano.

Nel 1943 dopo aver vinto il titolo regionale di salto in alto, viene intervistato da un giornalista de La Stampa che gli chiede di lavorare per il giornale. Mike accetta e il 5 maggio appare il suo primo articolo. L’anno dopo l’occupazione tedesca dell’Italia partecipa alla Resistenza e poi cerca di partire per la Svizzera. Fermato, sta per essere fucilato, ma i tedeschi scoprendo che è cittadino americano lo conducono al carcere di San Vittore per interrogarlo. Qui incontra Indro Montanelli. Il 26 settembre dello stesso anno viene portato nel campo di concentramento di Bolzano. Si salva grazie a uno scambio di prigionieri tra Germania e Stati Uniti.

Nel 1946 inizia a lavorare alla radio italiana di New York prima come pubblicitario, poi come addetto ai palinsesti e infine come annunciatore. Nel 1948 Vittorio Veltroni (padre di Walter), direttore del giornale radio della Rai, lo battezza Mike e gli affida l’incarico di corrispondente dagli Stati Uniti. Nel 1953 torna in Italia dove racconta la rinascita del Paese per la radio americana e ritrova la madre. L’anno dopo Veltroni gli affida “Arrivi e partenze”, il primo programma della televisione italiana. Due anni dopo parte “Lascia o raddoppia”, il quiz che cambia la storia della tv italiana. Nel 1960 è al fianco di Enzo Tortora per condurre “Campanile Sera”. Nel 1963 presenta il primo dei suoi tredici Festival di Sanremo. Nel 1970 debutta “Rischiatutto”, il 1976 è l’anno di “Scommettiamo?”. Nel 1977 conosce Silvio Berlusconi che gli propone di collaborare con lui alla nascita della tv privata. Nel 1980 arriva “I sogni nel cassetto”, il suo primo quiz serale per Canale 5. Mentre “Flash” è l’ultimo per la Rai. Nell’82 lascia la Rai per Canale 5 dove, il 5 dicembre, parte “Superflash”. Il 7 febbraio 2003 ottiene la cittadinanza italiana. Nel 2007 presenta la 58a edizione di Miss Italia con al fianco Loretta Goggi. Nel 2009 firma con Sky per “Riskytutto”, la nuova versione del Rischiatutto. Una carriera lunga interrotta definitivamente alle ore 11.30 dell’8 settembre quando, a causa di un attacco cardiaco, il presentatore si è improvvisamente accasciato a terra. Al momento del mancamento Mike si trovava in camera con la moglie Daniela, i due stavano preparando i bagagli per rientrare a Milano. Un medico, prontamente intervenuto, ha tentato invano di soccorrerlo ma poi ha dovuto constatarne il decesso. Il popolare conduttore aveva 85 anni.

FORMELLO – Tornano i Nazionali e Keita spera nella convocazione

Si avvicina la ripresa del campionato. Alla terza giornata la Lazio farà visita al Chievo Verona. Inzaghi vuole il pronto riscatto dopo la sconfitta interna contro la Juventus, ma deve fare i conti con Bastos e Radu. I due stanno recuperando ma verranno comunque valutati all’ultimo per poi prendere una decisione definitiva.

Sono rientrati i Nazionali, ad eccezion fatta di Lukaku, Milinkovic e Biglia. Cataldi ha lavorato a parte. Per il resto fasi atletiche alternate ad attività con il pallone. Domani inizierà la preparazione approfondita con schemi e tattiche. Nel frattempo Keita si allena con il gruppo e spera nella convocazione.

Pronto il piano per recuperare il patrimonio artistico di Amatrice

E’ importante sapere che, mentre si lavora per dare riparo a chi ha perso la casa, si lavora anche per salvare un archivio, restaurare un antico registro, mettere al riparo i reperti della memoria. È un gesto significativo, che riconosce l’importanza della cultura e della storia. Per questo ringrazio per il tempestivo intervento sull’archivio storico comunale il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini”.

Lo dichiara Lidia Ravera, assessore alla Cultura e Politiche giovanili della Regione Lazio che oggi si è recata ad Amatrice per effettuare un sopralluogo.

Ricostruire arte e bellezza, impedire che il patrimonio di Amatrice e dei comuni limitrofi, venga disperso dissipato distrutto – conclude Ravera – è un modo di testimoniare attenzione non soltanto alle cose, ma anche all’identità delle persone colpite. Nella fase di ricostruzione degli interventi della Regione Lazio collaboreremo con il MiBACT per il restauro delle opere danneggiate in particolare quelle conservate nel Museo Cola Filotesio. Ma soprattutto ci adopereremo per restituire ai comuni colpiti dal sisma tutti i luoghi pubblici di cultura di cui una comunità ha bisogno“.

Les Ferdinand: “Morrison ha talento ma ha sprecato tante occasioni. Al QPR? Forse…”

Dovevano separarsi le strade della Lazio e di Ravel Morrison, ma nel calciomercato qualcosa è andato storto. L’inglese non è riuscito ad accordarsi con enssun club inglese, nonostante le tante richieste in Championships. Il Newcastle e l’Aston Villa alla fine si sono tirate indietro. Un talento sprecato che convive ogni giorno con i fantasmi del passato che lo etichettano come bad boy. Les Ferdinand, ds del QPR, ha detto la sua su Morrison, rilasciando un’intervista al The Times: “Ravel ha talento, ma ha sprecato tantissime occasioni. Finchè non si libererà del passato, non potrò combinare nulla“.

Il QPR che è anche una sua ex suadra: “Lo conosciamo bene, ha giocato anche da noi. Lo vorremmo di nuovo ma a determinate condizioni. Il ragazzo deve maturare e non perdere altro tempo. Ci ho fatto una bella chiacchierata questa estate. Ora è alla Lazio e mi dispiace che non stia giocando. Ma gli allenatori se non vedono volontà da parte del calciatore, giustamente smettono di perderci tempo. Comunque vada l’esperienza alla Lazio gli farà solo che bene. Ora sta a lui capire cosa fare nel futuro“.

Oddi: “Alla società Lazio conviene reintegrare Keita. Ecco perchè”

Dopo un’estate di tira e molla tra la Lazio e Keita, si è giunti all’inaspettata pace. Vera o di facciata lo scopriremo presto, ma al momento occorre pensare al presente a i prossimi impegni in campionato. Poi a gennaio se ne rièarlerà. Ma il reintegro di Keita è una mossa che va a tutelare anche la Lazio, ed Oddi, a Radiosei, spiega il perchè:

“Giusto che si stia andando verso il rientro di Keita, è un capitale economico e tecnico. Alla fine conta sempre il bene della squadra e del club e se non fosse andata in questa maniera tutti ci avrebbero rimesso. Credo sia giusto finirla nel miglior modo possibile ed andare avanti. Con Keita credo che la prima scelta sia il 4-3-3 con Immobile e Felipe Anderson, mentre con Luis Alberto ci potrebbero essere delle varianti tattiche”.

Sgarbi attacca la Roma: “Il loro progetto dello stadio è una m***a!”

Continua a tenere banco al Comune, il caso relativo al progetto dello Stadio della Roma. Con l’elezione della Raggi a Sindaco di Roma, lo stadio della Roma rischia di non vedere molto presto la luce. Poi i soliti problemi burocratici che ne stanno rallentando l’iter.

Ora è il turno del critico Vittorio Sgarbi. Intervenuto alla trasmissione “In Onda” su La7, il critico d’arte si è scagliato pesantemente contro la Raggi e contro il progetto dello Satdio dei giallorossi. Di seguito le sue forti e colorite affermazioni: “Non capisco perché la Raggi e i suoi non parlino della distruzione che stanno facendo, della minaccia ‘Stadio della Roma’: fatto a Roma, per la Roma. Mentre non si vogliono ospitare le Olimpiadi:queste sono un fatto di Nazione, non di città. Si parla di Italia, non di Roma, si parla di Brasile non di Rio de Janeiro. Il sindaco di Roma dice no all’Italia, ma dice sì allo stadio di mer*a, di un architetto criminale approvato da tutti in una città meravigliosa che non ha grattacieli, non ha emergenze, e distruggendo una piana“.

Manoni: “Cardelli è un ragazzo con la testa sulle spalle, bisognava aiutarlo non voltargli le spalle”

Le frasi denuncia pronunciate da Filippo Cardelli su Facebook hanno suscitato interesse e scalpore nel mondo del calcio. Sono in tanti a commentare e ad accusare l’ex giovane biancoceleste di razzismo ma a prendere le parti dell’ex compagno ci pensa Francesco Manoni che intervenendo ai microfoni di TMW Radio ha commentato:

Se uno vuole andare in palestra prima deve poterlo fare invece molto spesso per la società è un peso fargli usare le proprio attrezzature. Lui non ce l’ha fatta più e non ha resistito ma non è giusto far sfumare un sogno a diciotto anni. E’ il problema del calcio. Giocavamo assieme in quel gruppo, alla prima di campionato a Pescara lui realizzò una rete. E’ un bravo ragazzo, uno con la testa sulle spalle, lavorava giorno e notte. Nel calcio non si può prevedere nulla. Avrebbero dovuto aiutarlo, io sono dell’idea che quando un giocatore sente la fiducia può dare il meglio di se stesso, mentre se questa viene meno di conseguenza si cala mentalmente e si arriva a un limite di sopportazione che ti porta a dire basta. Per lui questo momento è arrivato ieri. Gli auguro di continuare gli studi, ci siao sentiti questa mattina e abbiamo parlato molto. Nei miei confronti la società si è sempre comportata bene. Quello di Filippo non è stato un discorso razzista: si parla di un ragazzo che non ha ricevuto ne’ le cure giuste ne’ un trattamento equilibrato. Un ragazzo, straniero o italiano che sia, se viene tesserato deve avere un trattamento giusto. Ormai il calcio è un sogno, le motivazioni bisogna trovarsele da soli. I giovani devono avere la fame di arrivare perchè chiunque vorrebbe essere al loro posto. E ci vuole anche molta fortuna, va coltivata”.

Stadio della Roma, ancora un rinvio

Continuano i problemi burocratici per il nuovo stadio della Roma. Ieri si è registrata una nuova frenata. Ancora non è stata fissata una data certa per la Conferenza dei Servizi che dovrebbe dare il via ai lavori e le notizie che trapelano dal Comune di Roma non sono di certo confortanti.

Il Comune capitolino ieri sera ha inviato alla Regione una nuova documentazione che ora verrà esaminata, in modo che possa essere dato il via alla Conferenza dei Servizi e questo esame tecnico dell’incartamento provocherà un ulteriore rallentamento del progetto. Come riporta il Corriere dello Sport dal momento in cui verrà convocata la Conferenza dei Servizi la Regione dovrà dare l’ok per la fase successiva entro 180 giorni.

CASO KEITA – Prove di disgelo con la Lazio, merito di un Angelo

La Lazio lo ha chiamato per risolvere parte dei problemi e lui sta rispondendo alla grande come quando da calciatore si opponeva da campione alle conclusioni degli avversari. Angelo Peruzzi nel suo nuovo ruolo da club manager sta prendendo sempre più in pugno la situazione cercando di risolvere i casi più spinosi.

E, come riporta Cittaceleste.it, proprio a lui si è rivolto Keita per trovare un punto d’incontro e riconciliare la brutta questione scoppiata negli ultimi tempi. Tra i due un colloquio sincero dove ognuno ha espresso le proprie ragioni ma con intento e spirito costruttivo. Tutto un altro modo di fare rispetto a come sono state da sempre gestite situazioni simili in casa biancoceleste. Ci vorrà ancora un po’ di tempo ma se le cose andranno per il meglio ci sarà da divertirsi in questa stagione. Lotito impari da chi ne sa molto più di lui: a volte basta davvero poco per evitare danni molto più seri.

Cardelli rincara: “Non voglio giocare in una Lazio piena di stranieri. Il gruppo dei ’98 è stato smembrato”

AGGIORNAMENTO 7/9/2016 – Cardelli è tornato a parlare sul suo profilo social: “Non vedo che senso abbia giocare nella Lazio Primavera ed essere circondato da stranieri, e non solo, essere trattato pure come una merda, dopo tutti i sacrifici che ho fatto. Gli stranieri siamo diventati noi. Se fanno la differenza, ok. Ma tanti potrebbero essere tranquillamente sostituiti dagli italiani. Il gruppo dei ‘98 della Lazio è stato smembrato. Qualcuno dice che sono razzista? Non è così, anzi, se dico questo è un razzismo al contrario. Il problema non sono i ragazzi: anche se qualcuno si comporta da fenomeno, hanno il mio stesso sogno, quindi li rispetto e li sostengo. Il problema sono i dirigenti e alcuni procuratori che fanno il male dei giocatori. Chi non ha il contratto non può mangiare nel ristorante di Formello, non può curarsi nelle strutture convenzionate, deve pagarsi le spese mediche dopo un intervento, com’è accaduto a me. Avevo chiesto di poter usufruire della palestra per potenziare il muscolo della gamba operata: mi è stato risposto che dovevo abbonarmi a un’altra struttura. Questo è un tema che riguarda l’intero mondo calcistico nazionale, anzi la Lazio è uno dei club dove c’è un numero di italiani più alto rispetto ad altri. È un fenomeno complessivo che va affrontato in maniera diversa e non sicuramente con una polemica di questo genere». Ora Cardelli avrà una nuova vita, la famiglia gli ha permesso di studiare, con una borsa di studio nel 2017-18 frequentare l’università di Kansas City. «Non sono stati sacrifici vani: le esperienze in settori giovanili così importanti mi hanno dato punti per la graduatoria. Non avessi avuto riscontri, avrei ammesso l’errore. Ma quando ci sono tanti ragazzi che mi dicono le stesse cose, capisco di aver detto la verità. Il calcio italiano è a un punto di non ritorno. Mi hanno scritto: “Complimenti, hai avuto il coraggio di dire quello che pensiamo, succede anche da noi”. Se non nasci con il talento di Donnarumma, non diventi nessuno».

Dopo Cataldi e Murgia (prossimo a esordire con la maglia della Lazio) chi si aspettava in futuro di vedere Filippo Cardelli in prima squadra rimarrà deluso. Il promettente difensore della Primavera ha deciso infatti di lasciare la Lazio per trasferirsi negli Stati Uniti. Una scelta di vita che il 18enne ha così spiegato su facebook:  “Sono stato trattato di merda, vado negli States per una nuova esperienza. Qui ci sono troppi stranieri ed è tutto finito. Questo non è più lo sport di cui mi sono innamorato da bambino. Dopo 10 anni di sacrifici lascio il calcio ci tengo a chiarire che non ho avuto nessuna divergenza con l’allenatore come è stato scritto, anzi il mister è sempre stato onesto con me. Lascio perché sinceramente questo non è più lo sport di cui mi sono innamorato da bambino. Non vedo che senso abbia giocare nella Lazio Primavera e essere circondato da stranieri, e non solo, essere trattato pure come una merda, dopo tutti i sacrifici che ho fatto. Finché si tratta di rinunciare agli studi, agli amici, alle ragazze, è tutto accettabile perché ho un sogno, e il mio sogno viene prima di tutto. Ma quando ti senti dire che dopo un crociato rotto non sei sicuro di avere le cure della società perché non hai il contratto, quando non puoi mangiare a Formello nei giorni di doppia seduta perché non hai il contratto, quando non puoi andare in palestra a migliorarti perché non hai il contratto, quando non ti pagano la visita medico agonistica perché non hai il contratto, ti cascano le palle e rimangono per terra. Ed ovviamente gli stranieri hanno il contratto e guadagnano anche tanto… Non ho mai giocato a calcio per i soldi ma solo per la felicità di far parte di un gruppo di amici che lottano per un obiettivo comune, ho giocato a calcio per il desiderio di poter dire “cazzo ce l’ho fatta”, sono arrivato. La Serie A è piena di stranieri, il calcio degli italiani è morto, e sinceramente se devo essere trattato come uno straniero in patria preferisco andarmene. È vero, negli Usa il calcio è anni luce indietro, ma almeno ha un briciolo di dignità, quella che noi abbiamo perso. Per tutti quelli che sono arrivati fino a qua e che amano il calcio, un consiglio da chi l’ha vissuto da dentro: non andate allo stadio, non comprate gli abbonamenti tv, perché è tutto finto… Quando Lombardi è entrato e ha segnato con l’Atalanta mi sono emozionato, un ragazzo italiano che corre e suda per la maglia, questo è quello che dovremmo vedere sempre, ma probabilmente adesso non giocherà più, per far spazio ai tanti stranieri”.

CALCIOMERCATO – Pavoletti rivela: “Per il Genoa ho rifiutato al doppio dell’ingaggio”

“Preziosi ha ragione quando dice che ho rifiutato il doppio dei soldi per restare al Genoa – queste le parole di Leonardo Pavoletti a Sky Sport che torna sulla scelta di rimanere a Genova -, ma il merito va anche a lui che ha fatto la sua parte ritenendomi incedibile: le nostre volontà erano le uguali e perciò sono rimasto”. Una scelta di cuore quella di Pavoletti come dichiarato da lui stesso ai microfoni Premium. Per buona pace di Milan e Lazio che avevano provato a prenderlo.

Immobile rassicura tutti: “Sto bene e sono pronto per il Chievo”. Poi su Keita

Incalzato dai cronisti presenti alla clinica Paideia, un sorridente Immobile ha rassicurato sulla sua condizione fisica: E’ solo un controllo, nulla di particolare. Gol all’Israele? Sono contentissimo”. Sulla questione Keita, Immobile assicura: “Ieri l’ho visto bene, abbiamo un bell’attacco. Siamo pronti per il Chievo“. C’è chi lo paragona a Giordano e chi a Signori, due paragoni pesanti ma che fanno piacere: “Sono contento del paragone con gli attaccanti del passato, qui ne sono passati tanti forti. Voglio solo fare bene”.

Corradi: “Inzaghi deve lavorare in avanti. A Verona la Lazio può spuntarla”

Sugli 88.100 di Elleradio, nella trasmissione “Laziali on Air”, è intervenuto Bernardo Corradi, centravanti che ha vestito la maglia dell’Italia quando giocava nella Lazio e che in biancoceleste arrivò proprio dopo essere esploso con il Chievo.

Queste le sue parole: “A me la Lazio è piaciuta, al di là della vittoria di Bergamo la squadra si è espressa bene in campo sul piano del gioco. Simone Inzaghi ha preparato bene anche la partita contro la Juventus. Credo che debba lavorare solo sull’essere più pericolosi negli ultimi 40 metri, l’unico aspetto che ha lasciato un po’ a desiderare contro quella che è comunque la squadra più forte d’Italia, attrezzata anche per l’Europa quest’anno”.

“Ritengo che Inzaghi non abbia bisogno di motivazioni supplementari, già l’anno scorso nelle sette partite disputate aveva dimostrato che poteva essere l’allenatore della Lazio. Forse si sarebbe aspettato la riconferma diretta, poi sicuramente la vicenda Bielsa ha riaperto definitivamente la porta alla sua permanenza ed ha tutto per far diventare la Lazio la sorpresa di questo campionato”.

Immobile è stato determinante in Nazionale. Da attaccante, Corradi immaginava un impatto del genere per l’ex Toro? “Il giocatore ha qualità importanti, sicuramente anche per lui le motivazioni sono grandi e la Lazio può essere un palcoscenico importante per tornare ad altissimi livelli”. Su Keita: “Credo che al giocatore non manchi la voglia di disputare un campionato importante. Al di là di quello che è successo credo che un ruolo importante, come intermediario nella situazione, sia stato ricoperto da Angelo Peruzzi”. Che tipo di squadra è il prossimo avversario della Lazio, il Chievo? “Credo che aver affrontato l’Inter in questo momento sia un grande privilegio. E’ sempre una squadra complessa da affrontare, ma a Bergamo la Lazio ha già dimostrato di avere qualità per spuntarla anche su campi difficili come quello di Verona”.

CALCIOMERCATO – Un laziale nel mirino della nuova proprietà cinese del Milan

Il prossimo mercato di gennaio vedrà certamente tra i suoi protagonisti il Milan. A confermarlo Sino-Europe Sports Investment, la quale ha assicurato che la cordata cinese, che nei giorni scorsi ha rilevato ufficialmente da Silvio Berlusconi la proprietà del club rossonero, effettuerà un investimento di 350 milioni di euro nei prossimi tre anni per rinforzare la squadra.

In particolare, due sarebbero i principali obiettivi del gruppo: un centrale per la difesa e un regista per il centrocampo. E proprio sotto quest’ultimo profilo, secondo quanto rivela l’edizione odierna di TuttoSport, il nome numero uno nella lista di mister Vincenzo Montella sarebbe Lucas Biglia della Lazio. L’argentino, come noto, a breve dovrebbe ufficializzare il rinnovo con i biancocelesti, per una cifra che si aggira intorno ai 3 milioni di euro a stagione (2,5 più bonus, il doppio rispetto agli 1,4 che il Principito percepisce attualmente). Ma, se negli uffici di Formello dovesse pervenire un’offerta pari (o superiore) ai 30 milioni, il suo futuro potrebbe spostarsi lontano dall’ombra del Colosseo. Lotito è avvisato…

Classifica monte ingaggi Serie A: ecco la posizione della Lazio e il calciatore biancoceleste più pagato

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Il calcio è un mondo fatto (anche e soprattutto) di cifre e numeri. I quali non appartengono solo al campo delle statistiche, ma anche a quello economico. Dove si configurano nei soldi che vengono spesi ed incassati per i vari giocatori, rendendo un’idea del livello e della competitività di una società. Per conoscere quale sia il valore numerico di questi soldi, sotto il profilo degli ingaggi relativi alla Serie A, è stata stilata una speciale graduatoria, che vede la Lazio occupare il sesto posto con una spesa di 55 milioni di euro. A precedere i biancocelesti sono, nell’ordine, Juventus (145), Inter (120), Roma (92), Milan (80) e Napoli (75). Cifre simili a quelle incassate per i diritti tv, che vedono anche in questo caso i capitolini sesti in classifica. Quanto poi al calciatore più pagato dell’intera rosa laziale, al vertice troviamo Ciro Immobile (2 milioni a stagione), seguito in seconda piazza a pari merito da Radu, Marchetti e Biglia (1,4 milioni), mentre sul gradino più basso del podio troviamo de Vrij con 1,3 milioni a stagione. Questa è tuttavia una classifica provvisoria, che non tiene conto delle situazioni di Biglia e di Keita, che potrebbero fare un deciso balzo in avanti grazie ai loro prossimi rinnovi. Di seguito la graduatoria integrale degli stipendi:

Immobile: 2 milioni
Radu, Marchetti e Biglia: 1,4 Milioni
De Vrij:1,3 milioni
Luis Alberto, Felipe Anderson, Parolo,Kishna, Lulic e Djordjevic: 1,2 milioni
Wallace, Bastos, Milinkovic-Savic, Morrison, Lukaku e Gonzalez: 1 milione
Hoedt: 0.85 milioni
Leitner, Cataldi e Basta: 0.8 milioni
Patric: 0,7 milioni
Keita: 0,6 milioni
Vargic: 0,5 milioni
Tounkara: 0,3 milioni
Vinicius e Murgia: 0,2 milioni
Strakosha, Prce, Minala e Lombardi: 0,1 milioni

Mancini ricorda l’arrivo alla Lazio: “Ero vicino all’Inter, ma Cragnotti…”

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Oggi lo vediamo all’opera come allenatore, rigorosamente in giacca e cravatta, ma non dobbiamo dimenticare che Roberto Mancini ha fatto faville anche sul campo di gioco. Con la maglia numero 10 è stato, insieme a tantissimi altri campioni, il fulcro della Lazio più vincente di sempre: quella di Cragnotti. E proprio del suo approdo in quella squadra, in occasione del suo ritorno (come abitante) nella Capitale, 12 anni dopo averla lasciata e ad un mese di distanza dall’addio all’Inter, ha parlato, ai microfoni del ‘Corriere dello Sport’, ricordando un retroscena:

Prima di andare alla Lazio, ero molto vicino all’Inter. Cragnotti però fu più svelto e mi travolse. Così scelsi subito Roma, dove ho vinto lo Scudetto. A Milano ci sono andato anni dopo come allenatore e ho vinto ancora il Campionato. Credo che in fin dei conti sia andata bene così, sia per me che per Cragnotti e Moratti”.

FIFA – Forse dal 2026 la fase finale dei Mondiali a 40 squadre

La fase finale dei Mondiali di calcio 2026 potrebbe essere disputata in più Paesi e potrebbero esservi iscritte ben 40 squadre. Quella che per ora resta solo un’ipotesi ha buone possibilità di essere realizzata.

La questione verrà discussa concretamente il 13 e 14 ottobre nel corso del Consiglio Fifa convocato a Zurigo da Gianni Infantino. Il presidente della Federazione, da sempre favorevole all’ampliamento, ha dichiarato: “Questi due temi saranno certamente oggetto di discussione”. Il 2026 è ancora distante ma già ci sono le candidature ufficiose di Canada, Messico, Usa: “Ma è ancora prematuro parlare di sedi ospitanti. La decisione sulla sede (o sulle sedi) si prenderà nel 2020, ogni scelta è possibile”. Quello del Mondiale a 40 squadre è un argomento sul quale Infantino ha costruito la campagna elettorale che lo ha portato al vertice Fifa: “La mia opinione non è cambiata. Abbiamo visto quanto entusiasmo ha suscitato ai recenti Europei in Francia il passaggio dal format a 18 squadre a quello a 24. Dobbiamo renderci conto che questo tipo di eventi non sono solo sportivi ma hanno anche un grande rilievo sociale”.