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Bergomi: “Vi svelo un aneddoto sul passaggio del Cholo alla Lazio…”

Stasera il suo Atletico Madrid sfiderà il Real per la conquista della Champions League. Per Diego Pablo Simeone è una rivincita, una vendetta, o più semplicemente il sogno di una vita.

In questo giorno importantissimo per la carriera di Simeone, Beppe Bergomi, suo ex compagno ai tempi dell’Inter e ora telecronista di Sky Sport, ai microfoni di AS ha svelato un retroscena sul passaggio del Cholo dai nerazzurri alla Lazio: “Pagò come me il cambio di panchina da Simoni a Lippi. Io mi ritirai, mentre Pagliuca e Diego dovettero andare via. Fu una decisione dell’allenatore e ancora non conosco il motivo. Al Cholo dissi: ‘Guarda che stai andando alla Lazio, in questo momento è più forte dell’Inter”. E lui mi disse: “Ma in Sudamerica non la conosce nessuno (ride, ndr)”. Alla fine a Roma vinse lo scudetto e tre coppe”.

Finale Champions: pacco sospetto, sospesa la circolazione nella metropolitana di Milano

Attimi di tensione questa mattina a Milano, in trepidazione per la finalissima di Champions League, in programma questa sera a San Siro, tra Real Atletico Madrid. A far svegliare di soprassalto la città ci ha pensato infatti un pacco sospetto, trovato sulle scale esterne della fermata della metropolitana di Cadorna. Rinvenimento in seguito al quale gli organi di sicurezza hanno immediatamente deciso di sospendere la circolazione sulle linee M1 da Cairoli a Pagano e M2 tra Garibaldi e Porta Genova. La polizia locale ha tuttavia fatto sapere che la circolazione dovrebbe tornare alla normalità in breve tempo.

Crespo: “Adesso lo chiamano cholismo ma prima era catenaccio. Stasera tifo per il mio amico Simeone”

Intervistato dal Corriere dello Sport, Hernan Crespo ha parlato della gara di stasera tra Real e Atletico Madrid. Crespo si è messo nei panni di Zidane: “Parto da una consapevolezza: i miei giocatori, negli uno-contro-uno, sono più forti degli avversari. Dunque devo metterli nelle condizioni ideali per affrontare i duelli individuali. Non vado di sicuro a pressare ‘alto’ l’Atletico, lascio che giochino con i difensori, li invito a venire avanti. E poi, quando ho lo spazio, attacco con le mie frecce. Se ho Cristiano Ronaldo, devo consentirgli di puntare i difensori avversari e di saltarli”.

Poi Crespo si mette nei panni di Simeone: “Se fossi il Cholo, farei quello che ho sempre fatto quando ho incontrato squadre più forti della mia: consegno a loro il pallone e aspetto. Se mi capita un’occasione, palla lunga per Griezmann e Torres. Qualcosa, prima o poi, succede. Il gioco di Simeone? Adesso lo chiamano ‘cholismo’, una volta era ‘catenaccio’. Io preferisco vedere squadre che interpretano il calcio in modo più propositivo, però il mio amico Cholo è stato bravissimo a creare un meccanismo perfetto. Lui ha convinto i giocatori che dovevano mettersi in secondo piano rispetto alla squadra. Il collettivo e non il singolo. Guardate che, presi uno per uno, quelli dell’Atletico non sono scarsi. Simeone pretende che loro mettano le qualità al servizio del gruppo. Solo in questo modo riesci a essere sempre stretto, compatto, grintoso”.

Crespo dice la sua anche su ZidaneZizou ha fatto cose semplici e la semplicità, quasi sempre, è la chiave giusta.  Dato che i giocatori si trovavano male con Benitez, lui ha deciso di fare esattamente il contrario. Con i grandi campioni non c’è bisogno d’inventarsi cose stratosferiche, bisogna gestirli con intelligenza e con saggezza. Se Ronaldo vuole fare esercizi o terapie alle tre di notte, glieli devi lasciar fare: mi sono spiegato?”.

Infine l’ex bomber di Parma e Lazio si lascia andare a un pronostico: “Qui il discorso si fa complicato. Secondo me si va ai supplementari, perché vedo tanto equilibrio in campo. Il Real deve mantenere la calma, perché quelli dell’Atletico sono bravissimi a provocare, a spezzare il ritmo, a ‘non giocare’. E l’Atletico dovrà stare attento a non esagerare: qualcosa, per alzare la coppa, bisogna pur farlo. Se tifo per Simeone? E’ un amico, è argentino… E poi ha creato qualcosa, ha insegnato, ha preso dall’Italia la grande lezione di difensivismo e l’ha portata in Spagna. Va apprezzato per questo”.

LAZIONALI – Onazi e Oikonomidis in coro: “Un onore giocare in Nazionale”

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Gioia doppia per Eddy Onazi, che ieri sera ha battuto con la sua Nigeria il Mali indossando la fascia di capitano. Un successo per il quale il centrocampista biancoceleste ha voluto esprimere tutta la sua gioia attraverso un messaggio postato sul suo profilo Instagram: “E’ sempre un privilegio guidare la mia Nazionale, ringrazio i miei compagni di squadre per aver reso possibile la vittoria e per aver reso la Nigeria orgogliosa. Speriamo di avere altre vittorie in avanti”.

Soddisfatto comunque della propria prestazione, pur non essendo riuscito a ottenere la vittoria, è invece Chris Oikonomidis. Il giovane talento è sceso in campo con l’Australia nel match amichevole con l’Inghilterra, al termine del quale, nonostante il 2-1 finale a favore di Rooney e compagni, ha confidato le sue emozioni in un messaggio postato sul suo profilo Twitter: “E’ sempre un onore giocare per l’Australia”.

Marcolin rivela: “Di recente la Lazio non ha cercato Mihajlovic. Lo voleva ai tempi di Catania”

Dario Marcolin a Radio Incontro Olympia nella trasmissione “La Lazio siamo noi” ha parlato del momento Lazio.

 “Fossi stato in Lotito e Tare, avrei confermato Inzaghi sulla panchina della Lazio per la prossima stagione. Simone aveva iniziato un lavoro, conosce la rosa, l’ambiente lo stima, con lui il lavoro era già a meta dell’opera. Richiamarlo per la guida della primavera non credo sia un’idea brillante… Prandelli? Credo sarà lui il futuro allenatore della Lazio. La pista che porta all’ex Ct della nazionale azzura a questo punto è la più praticabile, mentre a Ventura, come epilogo della sua carriera, sarà affidato il dopo Conte dell’Italia”.

Infine, Marcolin rivela un aneddoto riguardante Mihajlovic: “Vicino alla Lazio quando, nel 2009, eravamo insieme al Catania. Un altro momento buono per vedere Sinisa a Roma poteva essere prima del suo ingaggio alla Sampdoria. Al contrario, nell’ultimo periodo, soltanto voci…”.

Lo Monaco: “La Lazio deve ripartire da Milinkovic e Cataldi. Lapadula è un bomber di razza”

L’ex amministratore delegato di Catania e Palermo e grande conoscitore di calcio Pietro Lo Monaco è intevenuto ai microfoni di Radio Incontro Olympia per parlare dei movimenti della Lazio: Prandelli è sempre stato un allenatore di grande spessore. Ha deciso di allenare la nazionale nel momento migliore della sua carriera, e questo è un rischio. Però la Lazio può puntare anche sulla sua voglia di riscatto. E’un grande allenatore e l’ho sempre pensato. Poi in queste ore sembra ci sia stata una frenata e circola il nome di Ventura. Anche lui ha sempre fatto giocare bene le sue squadre. Sarebbe una decisione strana proprio nel momento in cui lo stesso Ventura perde la nazionale. Però sono due grandi nomi, due ottime scelte”.

Sulla situazione giovani: “La Lazio ha tanti giovani interessanti. Milinkovic ha potenzialità enormi, va inquadrato e bisogna dargli una sua dimensione ma può diventare presto giocatore vero. Anche Cataldi è un giocatore con delle qualità, la Lazio deve ripartire da loro. Però Cataldi non può essere il vice Biglia. Quando lo vidi per la prima volta in Primavera chiamai subito Lotito e gli dissi che doveva portarlo subito in prima squadra. Però non è un regista, per quel ruolo ci voglio dei tempi di gioco particolari, può farlo in caso di necessità ma lui è una mezz’ala. Cataldi ha qualità enormi, è un peccato non metterlo al servizio della squadra valorizzandolo. Purtroppo non me ne voglia Lotito, ma la Lazio sta perdendo il suo patrimonio più grande, l’affetto dei suoi tifosi. La Lazio è un club che deve ambire per risultati di alto livello”

Sul mercato: “Lotito deve rinforzare la squadra e dare un segnale forte. Lapadula ha fatto più di 20 goal in Serie B, lo cercano tanti club. E’ normale che il prezzo sia alto, è sempre il mercato a fare il prezzo. In Serie B è il giocatore che ha dimostrato di avere più prospettiva. Riesce a monetizzare ogni pallone che gli arriva, e questa è una caratteristiche che possiedono i grandi bomber, quelli di razza. Però bisogna crederci. Per lui sarebbe meglio una squadra media, in una big rischierebbe di non giocare e adesso non può permetterselo. Sette mesi fa ho proposto Lapadula ad un club estero, parlando con il presidente del Pescara mi disse che la prima squadra ad informarsi era stata la Juventus. Forse neanche ne aveva bisogno, però questo dimostra grande attenzione e presenza vera sul mercato. In Italia non ci sono più investitori, i presidenti non mettono più nulla nelle società. Attingono dalle banche e dagli introiti del campionato. Le uniche squadre che investono sono la Juventus e il Sassuolo e i risultati si vedono, i bianconeri hanno aumentato a dismisura negli ultimi anni il loro fatturato. In questo contesto il gap con le altre nazioni è destinato ad aumentare”.

Palermo, due laziali in corsa per la panchina

Non solo la Lazio: anche il Palermo starebbe preparando una rivoluzione. L’ennesima dopo le molteplici già affrontate nel corso dell’ultima stagione. Il patron Maurizio Zamparini starebbe infatti pensando di esonerare Ballardini, il tecnico che ha condotto la squadra rosanero alla salvezza, per ingaggiare un nuovo tecnico. Secondo quanto rivela La Repubblica, tra i nomi sulla lista ci sarebbe quello del mister della Lazio Simone Inzaghi, ancora in attesa di novità da Formello, nonostante la società biancoceleste sembri aver scelto Prandelli per la sua sostituzione. Il piacentino intanto si sta guardando intorno e la Sicilia può rappresentare l’occasione per la sua definitiva consacrazione. Il suo nome però non è l’unico nella mente di Zamparini, che valuta anche la candidatura di Stefano Pioli. Esonerato ma ancora legato ai biancocelesti fino al 2017, per il parmense sarebbe un ritorno al timone della squadra che aveva già guidato per un paio di mesi nel 2011. Insomma, si prospetta un duello in salsa laziale per decidere chi sarà il prossimo allenatore del Palermo. Nei prossimi giorni se ne saprà di più.

La Lazio fa sul serio con Pavoletti: Lotito e Preziosi a cena per parlare della punta

Era già accaduto qualche giorno fa, ma ieri sera Claudio Lotito ed Enrico Preziosi si sono nuovamente visti a cena. Stando a quanto riportato da Gianluca Di Marzio sul suo sito, il piatto forte della serata è stato Leonardo Pavoletti che la Lazio vede come l’uomo giusto a raccogliere la pesante eredità lasciata da Miro Klose. Il Genoa chiede 15 mln per lasciarlo partire dopo l’ottima stagione costellata da 14 reti che gli sono valse la chiamata allo stage in Nazionale. La Lazio sta provando a inserire delle contropartite tecniche per far abbassare il prezzo. Questa volta Lotito sembra farci sul serio.

Patch Adams, il dottore umorista

Hunter Doherty “Patch” Adams nasce a Washington il 28 maggio 1945. Medico e scrittore, nel 1971 fonda il Gesundheit! Institute. Ogni anno travestito da clown, assieme ad altri volontari, si reca in vari ospedali per far tornare il sorriso sul viso di orfani e malati. È l’ideatore di una terapia olistica particolare: quella del sorriso, nota come clownterapia.

Nasce a Washington ma a causa dei trasferimenti del padre, ufficiale dell’Esercito degli Stati Uniti, si sposta di continuo con la famiglia. Visse in Germania per sette anni, in Giappone per tre, in Texas, in Oklahoma e in molti altri posti. All’età di 16 anni rimane orfano di padre, malato di cuore e deceduto in seguito a un infarto. La perdita del genitore lo segna in modo particolare anche perché nell’ultima settimana di vita aveva avuto modo di avvicinarsi al padre che, per molti anni, era stata una figura assente. Assieme alla madre e al fratello si trasferisce in Virginia del Nord dove vennero ospitati da uno zio per un breve periodo. Divenne un alunno ribelle e anticonformista. Scriveva articoli contro la guerra, l’ipocrisia religiosa e la segregazione. Trascorse un periodo travagliato: si ammalò di ulcera, che i medici sbagliarono a curare; Donna, la ragazza di cui era innamorato, lo lasciò, e lo zio si suicidò. Il suo instabile equilibrio interiore precipitò. Pensò di suicidarsi ma non ci riuscì. Allora tornò dalla madre e le disse: “Ho provato a uccidermi. È meglio che mi ricoveri in un ospedale psichiatrico”. Viene ricoverato e dopo aver lasciato l’ospedale decide di entrare a medicina. Ma furono anni difficili: l’ambiente accademico di quel tempo non accettava il modo con cui Patch curava i pazienti. Entrava nei reparti senza autorizzazione già dal primo anno di università per stare vicino a dei malati terminali o a bambini in gravi condizioni di salute, presentandosi in modo comico e originale. Venne accusato di “troppa allegria” e minacciato di espulsione. Di fronte alla commissione che lo doveva giudicare, Adams pronunciò un discorso che lo rese celebre. Nel 1971 riuscì a ottenere la laurea. Nel 1975 sposò Linda Edquist, volontaria della clinica al Virginia Commonwealth University e conosciuta all’ultimo anno di medicina, da cui ebbe due figli; nel 1998 divorziò.

Dopo essersi laureato entrò a lavorare all’ospedale della Georgetown University. Patch Adams trasformò la casa in cui viveva in una clinica. Assieme a un gruppo di volontari, in dieci anni, prestò cure gratuite a circa 15mila malati senza chiedere compensi di qualsasi natura perché convinti che la guarigione doveva essere un interscambio umano amorevole e non una transazione commerciale. Nel 1977 acquista un terreno nel North Carolina dove progetta di costruire una clinica vera e propria. Vista dall’alto nelle intenzioni di Patch Adams la costruzione doveva sembrare la sagoma di un clown. A questo scopo fondò il Gesundheit! Institute (in tedesco salute). Progetto ambizioso con costi previsti intorno ai 15 milioni di dollari. L’istituto fu pensato come una comunità per la libera assistenza sanitaria con l’obiettivo di integrare, in un tradizionale ospedale, sia la medicina alternativa che l’organizzazione di programmi educativi in via di sviluppo sostenibile. La “ricetta Adams” si basa su una combinazione di umorismo e divertimento che secondo l’ideatore sarebbero gli ingredienti essenziali per la guarigione fisica e mentale dei pazienti. All’ingresso dell’Ospedale una celebre frase recita: “Per noi guarire non è solo prescrivere medicine e terapie ma lavorare insieme condividendo tutto in uno spirito di gioia e cooperazione. La salute si basa sulla felicità – dall’abbracciarsi e fare il pagliaccio al trovare la gioia nella famiglia e negli amici, la soddisfazione nel lavoro e l’estasi nella natura delle arti“.

Nel 1983 sulla rivista Prevention apparve il primo articolo sul Gesundheit! e ciò contribuì ad aumentare la notorietà del metodo Patch. Inizia a tenere conferenze e seminari sui suoi progetti e sulla sua filosofia della guarigione e attraverso anche presentazioni teatrali inizia a raccogliere fondi per le spese di sopravvivenza. Nel 1985 va in Unione Sovietica, dove poi ritornò spesso; l’anno successivo si recò presso l’Università nel Minnesota ad un convegno sulla medicina preventiva e il suo intervento ricevette la valutazione migliore. Nell’89 si recò in Georgia per un altro convegno. Il suo messaggio si diffondeva per radio e televisione. Riceveva decine di migliaia di lettere da persone che volevano incoraggiarlo ed aiutarlo e lui rispose ad ognuno. Il suo impegno nel sociale lo rese famoso in tutto il mondo, al punto che gli è stato dedicato il film Patch Adams, interpretato da Robin Williams, che ne romanza la vita rispettando in buona parte episodi realmente accaduti. Nel 1997 Adams riceve un premio per la Pace. Il 20 aprile 2007 gli viene conferita la laurea honoris causa in pedagogia dall’Università di Bologna.

Ronaldo: “Spero che i club italiani tornino al top d’Europa. Simeone? Si vedeva che sarebbe diventato un grande allenatore”

Per chi come il sottoscritto era bambino negli anni ’90 l’unico Ronaldo degno di portare tale nome è il fenomeno. Classe, tecnica, potenza, dribbling, senso del gol, Ronaldo è stato uno dei giocatori più forti del XX secolo. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’ex attaccante di Inter e Real Madrid si è raccontato. Ecco le sue parole: “Il legame con l’Italia è forte. Qui mi vogliono bene, l’accoglienza è fantastica, anche da parte delle generazioni che non mi hanno visto giocare. Peccato che le squadre italiane non stiano facendo bene negli ultimi anni e che la finale a Milano si debba giocare fra club stranieri. Ma l’Italia è la storia del calcio e spero che le squadre italiane si riprendano la loro grandezza in Europa. Juventus? Sono stato anche a Berlino a vedere la finale con il Barcellona e posso dire che non c’è stata partita. La Juve vince da cinque anni in Italia, ma in Europa è un’altra cosa. Comunque spero davvero che i club italiani tornino al livello di un tempo non troppo lontano”.

Il fenomeno è stato compagno di Simeone nell’Inter e di Zidane nel Real. I due tecnici si affronteranno sabato nella sfida di Champions: “Sarà una bella finale, è una bella storia. Zidane è arrivato da pochi mesi ed è subito qui. Dico la verità, non lo vedevo così portato a fare il tecnico. Il Cholo invece è sempre stato così, si capiva da anni che cosa sarebbe diventato, con la sua attenzione alla tattica. Ma Zizou trasmette la sua filosofia, la filosofia di un talento. Vincerà chi è più motivato. Anche il Real è motivato e io spero che vinca. Gioca meglio di qualche mese fa, sono fiducioso. Io sono innamorato del calcio giocato bene, del fair play. Simeone ha un temperamento argentino e trasmette ai giocatori cose che a me non piacciono, però è un grande allenatore. La sua squadra gioca bene, chiusa e compatta. Ha un suo stile ed è difficile da affrontare. Simeone all’Inter? Credo che prima o poi tornerà, l’ho detto tante volte, perché a questo club è molto legato”.

Ronaldo parla anche del suo omonimo, Cristiano: “È arrivato in finale di Champions, se la meriterebbe. A tanti campioni succede la stessa cosa, perché le aspettative sono altissime. Puoi anche avere un atteggiamento impeccabile, non sempre basta. A me pare che Cristiano faccia tutto bene. Dicono che non sia abbastanza accessibile, che conceda poco. Io non so se sia vero. Di certo la gente dai campioni vuole sempre di più”. Chiusura su Morata: “A Madrid c’è una pressione pazzesca, chi va a giocare lì lo sa e non ci deve pensare: deve dimenticare dove si trova e fare del suo meglio per restare al top in una squadra unica. Se fossi Morata andrei a Madrid, e senza troppi pensieri. Tutti vogliono andare nel club più grande del mondo e il Real Madrid lo è”.

Veron: “La serie A conserva sempre il suo fascino. Champions? Simeone è un amico e domani tiferò per lui”

In un’intervista a tuttomercatoweb l’ex regista biancoceleste Juan Sebastian Veron che ha parlato della situazione del calcio nostrano: “È sempre bello tornare in Italia, sono arrivato qui a 20 anni e sono stato accolto molto bene. La Serie A poco competitiva? E’ difficile fare una grande squadra al giorno d’oggi .Quando giocavo io c’era quantità e qualità in ogni squadra. Oggi è più difficile. Il fascino del campionato c’è, bisogna trovare giocatori forti per renderlo più competitivo. La finale di Champions? Forse non sarà una bella partita ma da una finale ci si può aspettare di tutto”. Infine, su Diego Pablo Simeone, tecnico dei Colchoneros: “Con il Cholo siamo stati compagni, abbiamo lottato per grandi obiettivi. Abbiamo iniziato insieme ed è un piacere vederlo in questa situazione. Tiferò per lui, è stato mio allenatore e compagno, spero vada bene per lui. Se un giorno allenerò anche io? No, non mi ci vedo. Serve un altro carattere e io non ce l’ho”.

Ian Fleming, il papà di James Bond

Ian Fleming è lo scrittore che ha partorito uno dei personaggi più famosi della letteratura moderna e della cinematografia mondiale: James Bond, l’agente dei servizi segreti inglesi il cui nome in codice è 007“.

Ian Lancaster Fleming è nato a Mayfair, a Londra, il 28 maggio 1908. Di famiglia aristocratica, figlio di Valentine Fleming, deputato conservatore e ufficiale della Riserva.

A solo nove anni perde il padre, che viene ucciso durante la Prima guerra mondiale. Appena tredicenne frequenta il college di Eton, dove termina gli studi; si distingue in campo sportivo, dove viene citato come uno dei migliori atleti del prestigioso istituto. Carattere esuberante, ama le belle donne e le auto sportive, e inoltre viene considerato un gran bevitore. Per correggerne le cattive abitudini e impartirgli una disciplina più severa la madre lo iscrive all’Accademia Militare di Sandhurst ma dopo solo un anno Ian viene espulso per via di una sua fuga notturna per raggiungere una donna. Nel ’28 la madre gli toglie il sussidio mensile e lo manda in Austria, a Kitzbuhel, presso una coppia inglese che dirige una pensione per studenti. Immerso in un ambiente libero e stimolante il suo profitto migliora. Continua gli studi frequentando corsi di Politica Estera alle Università di Monaco e Ginevra. Diventa giornalista per l’agenzia Reuter; poi si impegna in diverse attività, come inviato a Mosca del Times e come consulente finanziario.

Le sue particolari passioni si concretizzano nella fondazione del club “Le Cercle”, dedicato al culto della gastronomia e del gioco d’azzardo (la prima apparizione di James Bond avviene nel film “Licenza di uccidere” proprio all’interno del club citato). Nel 1939 entra a fare parte del servizio segreto della Marina britannica, dove dirige una serie di operazioni che diventeranno in seguito la base delle esperienze riportate nelle avventure di James Bond. Nel ’52 sposa Anne Geraldine Rothermere, Contessa di Charteris. Durante il viaggio di nozze scrive il suo primo libro con protagonista il famoso agente segreto: “Casinò Royal”. In tutto scriverà dodici romanzi oltre a due raccolte di racconti su 007, un libro inchiesta sul traffico internazionale di diamanti e un romanzo intitolato “Chitty Chitty Bang Bang”. Morì il 12 agosto 1964 a soli 56 anni a causa di un attacco cardiaco.

 

Johnny Depp divorzia. Ipotesi violenza sulla donna

È notizia di qualche giorno fa che Johnny Depp sta divorziano con l’attrice Amber Heard. Niente di nuovo, ad Hollywood i divorzi sono all’ordine del giorno. Ma la cosa che perplime è che secondo la rivista People, l’attore di Pirati dei Caraibi picchia la moglie.  La nota rivista ha pubblicato una foto della Heard col volto tumefatto asserendo che non è la prima volta che accade. A rafforzare questa tesi la richiesta alla corte di un’ordinanza retlstrittiva nei confronti del marito.

CHAMPIONS – Simeone: “Solo la vittoria mi renderà felice. Se temo Ronaldo? No, il loro giocatore chiave è Casemiro”

“Solo vincere mi renderà felice”, esordisce in questo modo la conferenza stampa della vigilia Diego Pablo Simeone, che domani sera affronterà in finale i cugini del Real Madrid. Il Cholo non teme la pressione: “Amo la pressione”. L’allenatore non teme Cristiano Ronaldo ma Casemiro: “E’ il giocatore più importante perché dà equilibrio alla squadra. Merito anche di Zidane che l’ha lanciato. Temo il Real? Abbiamo già eliminato Barcellona e Bayern Monaco che sono tra le migliori squadre al mondo. Domani a San Siro sarà una gara magica. Abbiamo grande entusiasmo e passione, lavoriamo per crescere. Giocare una finale è fantastico e vogliamo vincerla. La cosa migliore del mio gruppo è che insiste e si reinventa. Domani mi aspetto una gara intensa ed equilibrata. Per me è un sogno essere qui. La continuità nel successo della squadra è importante, siamo diventati una delle migliori squadre d’Europa. Abbiamo stabilità, equilibrio e un grande lavoro. Sono il leader di questa squadra”.

 

 

 

CHAMPIONS – Zidane: “Real e Atletico hanno meritato questa finale. Ronaldo? E’ al 100%”

Tra 24 ore sarà Real Atletico Madrid, il remake della scorsa finale di Champions, ma il Cholo spera con un epilogo diverso. Il calcio spumeggiante di Zidane contro quello difensivista ma funzionale di Simeone. Il tecnico dei blancos in conferenza stampa ha commentato: “Credo di essermi meritato di essere qui. Ho lavorato tanto, io come i giocatori, per arrivarci. Ho fiducia nel lavoro, abbiamo sofferto ma lo sappiamo fare. Real e Atletico si sono meritate questa finale. Sono arrivato in finale da giocatore, da secondo, ora da primo allenatore. Mi piace la pressione, mi piace essere teso prima di una partita. Ancelotti a Lisbona mi diceva che erano tensioni diverse. E aggiungeva ‘Speriamo che un giorno tu le possa provare in prima persona’. Due anni dopo, eccoci qui”.
Comunque vada sarà un successo: “Non credo che perdere renderebbe la stagione fallimentare. Nessuno può toglierci quello fatto in questi mesi. Solo se sbagliassimo completamente l’atteggiamento. Ma non succederà. Siamo pronti, manca una notte. Si tratta di dormire e poi giocare una grande finale. Per me è la ciliegina sulla torta. I valori del Real sono sempre gli stessi: unità, impegno, solidarietà coi compagni. E poi mettiamo in campo la qualità. La prima cosa è difendere, poi abbiamo le armi per attaccare. Ma soprattutto dovremo correre. Correre, correre e correre”. Infine, Zizou tranquillizza i tifosi del Real riguardo CR7 che in settimana aveva rimediato una brutta botta in allenamento: Cristiano è al 100 per cento. Sta meglio che a Manchester. Ma anche se avesse qualcosa giocherebbe lo stesso”. L’unica sua sconfitta in Liga arrivò, come detto, col Cholo: “Ma loro fanno bene con tutti, e noi stiamo meglio, sotto ogni aspetto, rispetto a tre mesi fa. Sappiamo che sarà difficile, ma ci prepariamo da 15 giorni. Aspettiamo solo che sia il momento”

Non solo Prandelli, spunta un altro nome per la panchina biancoceleste

Nonostante Cesare Prandelli resti il favorito per la panchina biancoceleste il presidente Claudio Lotito continua a guardarsi intorno alla ricerca di una valida alternativa.

I contatti tra l’ex ct dell’Italia e la dirigenza biancoceleste proseguono da tempo ma, anche se resta la fiducia per un prossimo accordo tra le parti, ancora manca la firma sui contratti da parte di Prandelli.

Secondo quanto riferito da Radio Radio la parte olandese dei biancocelesti starebbe spingendo per favorire la candidatura di Frank de Boer. L’attuale allenatore dell‘Ajax, nelle ultime ore è stato contattato dalla Lazio. Tare da un po’ di tempo ha intrapreso una collaborazione con agenzie di procure olandesi che hanno permesso alla Lazio di arrivare a de Vrij, Hoedt e Kishna. Inoltre a Formello c’è anche il responsabile dell’Academy della Lazio che molto spesso da quando è arrivato in Italia è intervenuto anche nelle decisioni riguardanti il mercato.

Milik saluta l’Olanda: “Grazie Ajax”. Poi sul futuro

Nonostante il costo proibitivo per le casse biancocelesti la società romana continua a seguire  con attenzione il giovane attaccante dell’Ajax Arkadiusz Milik. Sul giocatore, valutato dalla società olandese sui 20 milioni, inoltre c’è anche la concorrenza di Leicester e Roma.

Consapevole di tutto questo Milik intervenendo a ELF Voetbal Magazine ha ammesso: “Non mi da nessun fastidio sentire di continuo qualcuno chiedermi notizie riguardanti il mio futuro. Significa che tante squadre importanti mi stanno seguendo e mi conferma che sto facendo bene. Ma in questo momento penso solo a fare bene nei prossimi Europei in Francia. Solo dopo di allora penserò al mio futuro. Ho tanto tempo per pensare a cosa fare. In tre settimane si possono prendere tante decisioni”. L’Ajax nella sua crescita è stato determinante, grazie alle 21 reti messe a segno con i “lancieri” è stato incoronato capocannoniere: “Qui sono cresciuto come calciatore, grazie agli insegnamenti ricevuti e all’aiuto dei compagni sono migliorato molto. La mia crescita sotto porta è anche dovuta al fatto che quest’anno ho giocato più partite”.

Un ex biancoceleste in Inghilterra alla guida del Reading ?

A quanto riportato da Sky Sports News a seguito del licenziamento del tecnico McDermott i dirigenti inglesi del Reading avrebbero contattato per un’eventuale sostituzione l’ex biancoceleste Jaap Stam.

L’olandese dopo aver allenato le giovanili dell’Ajax negli ultimi tempi ha trascorso un periodo di studio al Southampton lavorando al fianco di Ronald Koeman e del direttore tecnico del club inglese, Les Reed.

CALCIOMERCATO – Agente Pasqual: “E’ stato richiesto da più squadre ma non dalla Lazio”

Da quando Prandelli è stato accostato alla Lazio, hanno iniziato a circolare voci di mercato inerenti i suoi vecchi pupilli: da Mario Balotelli a Giuseppe Rossi passando per Manuel Pasqual. Proprio su quest’ultimo, Gastone Rizzato, agente del terzino su lalaziosiamonoi.it ha precisato: “A me non risulta, non c’è proprio niente al momento. Io sinceramente della Lazio non so nulla. Prandelli vuole Pasqual? Dovreste chiedere al tecnico. Posso solo confermare che nessuno della Lazio mi ha chiesto di Pasqual, mentre il giocatore è stato richiesto da più squadre”.

Rinviata l’udienza per il processo bis sul caso Cucchi

AGGIORNAMENTO  DEL 27/05 ORE 16:15 – L’udienza prevista per oggi dopo la relazione del giudice sulla vicenda è stata aggiornata all’8 giugno, giorno in cui prenderanno la parola il procuratore generale Eugenio Rubolino e le parti civili.

Domani, davanti alla terza Corte d’Assise d’Appello di Roma, prenderà il via il processo d’appello bis per la morte di Stefano Cucchi, il geometra romano e gran tifoso laziale trovato in possesso di sostanze stupefacenti, arrestato il 15 ottobre del 2009 e morto una settimana dopo nel reparto detenuti dell’Ospedale “Sandro Pertini” a Roma.

Come riportato dall’Ansa ad apparire davanti ai giudici, presieduti da Vincenzo Roselli, saranno Aldo Fierro, il primario del reparto dell’ospedale Pertini dove avvenne il decesso di Cucchi, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo. I cinque medici che nel dicembre scorso si sono visti annullare l’assoluzione dalla Cassazione che  ha invece disposto un nuovo giudizio d’appello con l’accusa di omicidio colposo. Inoltre i giudici decretarono la definitiva assoluzione di tre agenti della polizia penitenziaria, di tre infermieri e di un sesto medico. Intanto a Bari è in corso la redazione di una perizia disposta dal gip capitolino per accertare la natura e l’entità delle lesioni riportate da Stefano Cucchi.