Home Blog Pagina 2724

TEMPI BELLI – La fata turchina non era turca

Pioli ha fatto un sogno, si trovava proprio in mezzo al mare. Lo ha fatto dopo Lazio-Verona, in un Olimpico che sembrava una distesa d’oceano, seggiolini azzurri a perdita d’occhio e nessuno che sembrava davvero interessato a una partita che di importanza invece ne aveva, eccome. Perché la Lazio è la Lazio e non può finire la stagione a febbraio, ma soprattutto perché non si può staccare la spina in campionato e pretendere di presentarsi reattivi all’unico appuntamento che può ancora nobilitare una stagione che è stata più Pinocchio che Libro Cuore.

Quest’ultimo era il copione dell’anno scorso: grande sentimenti, grandi speranze e cuori oltre gli ostacoli, fino all’epilogo di Napoli. Poi si è arrivati alle promesse mancate da parte di tutti, si è parlato di inizio di una nuova era, e poi ci si è ritrovati inchiodati alle poltroncine a guardare sempre lo stesso film. Repliche indigeste anche dentro lo spogliatoio, le promesse di Mangiafuoco per una fascia da capitano contesa forse anche troppo rispetto al suo reale peso stagionale. “Ma non avrete mica litigato?” “No!” E intanto il naso si allungava

Dentro la balena al momento ci sono finiti i tifosi e questo è un fatto. Il mio fratello laziale è figlio unico, dimagrito, declassato, sottomesso, disgregato. Io ti amo, Pinocc… ehm, Mario. Sono le bugie degli altri ad averti fatto male, forse tu ci hai messo del tuo perché sei uno strano animale, che se si sente tradito non riesce ad aspettare il cadavere del nemico in riva al fiume, ma si butta a testa bassa, con tutta l’energia che ha, per trovare una soluzione ora, subito, adesso.

Pioli però ha fatto un sogno, metà Geppetto e metà capitano Achab come siamo tutti, sospesi tra la bestia e il superuomo, come diceva Nietzsche. Per dire, siamo capaci di grandi eroismi e delle peggiori miserie, tutte racchiuse nello stesso individuo. E partire con l’idea di sentirsi eroi è bello e nobile, ma poi bisogna fare i conti con la realtà: citando lo stesso autore, fa sentire epici starsene a dondolare sul ciglio del burrone a guardare l’abisso, il problema è quando l’abisso guarda te. E se fossi proprio tu, mister, a liberare il mio fratello laziale dentro la balena? Istanbul è una terra straniera e la Fata Turchina non era turca: per cui, comunque vada, guardiamoci in faccia e niente bugie, o l’abisso ci risucchierà.

Fabio Belli

De Martino, mancati investimenti. Ecco la sua risposta

 

De Martino replica così a Stefano Fiore, circa le recenti dichiarazioni da parte dell’ex centrocampista della Lazio, in cui asserisce che la società non investe negli italiani, e che probabilmente dovrebbe farlo di più.

Queste la dichiarazioni del capoufficio biancoceleste: “Invito a Formello queste persone, come chiunque abbia avuto un ruolo in passato all’interno della Lazio, perché con i tifosi già lo facciamo e lo possiamo ripetere”.

Fonte: Corriere dello Sport

VIDEO – Messi come Cruyff, il rigore che non ti aspetti

Al minuto 81 del secondo tempo, il Barcellona sta battendo per 3-1 il Celta Vigo, in un match a senso unico. A quel punto Leo Messi che non sa più come stupire il mondo del pallone e non, s’inventa un rigore di seconda.

SOPRESA – Quando l’arbitro Alejandro Hernandez assegna il penalty ai padroni di casa sul dischetto si presenta Leo Messi, che ha segnato il momentaneo pareggio nel primo tempo, ma succede qualcosa di insolito. L’argentino decide di battere “appoggiando” la palla per Suarez, che si avventa e mette la palla nel sacco.

ERA IL 1982 – “Amarcord” per i più “grandi” che hanno rivisto quel Johan Cruyff, che nel 1982 fu il primo ad inventarsi un rigore assist con l’Ajax, segnando all’Helmond Sport e chiudendo lo scambio in area con Olsen.

Tare ammette: “Abbiamo sbagliato…”

Giovedì la Lazio sarà impegnata in Europa League, una partita molto importante per gli uomini di Pioli, che contro il Galatasaray devono dare seguito alla vittoria contro il Verona. La squadra turca attualmente non sta esprimendo un calcio eccellente, ma è sempre una compagine molto importante nell’Europa che conta. L’odierna edizione del “Corriere dello Sport” ha riportato delle dichiarazioni di Igli Tare che parla delle principali tematiche.

MERCATO –È stato un errore non cedere un big, abbiamo rifiutato offerte per 150 milioni con la speranza di dare forza al progetto”,  poi ha continuato,“Con l’innesto dei giovani abbiamo creato le basi di una squadra con un grande futuro davanti. Non credo che Biglia e Candreva abbiano l’idea di andare via. E per lasciare devono trovare di meglio”.

TIFOSI – “Li capisco, ma devono starci vicini”, ribadisce il direttore sportivo. In chiusura una battuta sulle ultime accuse che vedevano un Tare troppo isolato a Formello: “La Lazio non è di Tare, è di tutti quanti”.

RASSEGNA STAMPA – Lazio in Europa: il piano di Pioli

E’ l’Europa il chiodo fisso della Lazio in questo momento. Su due fronti. Uno da giocare, affrontando il Galatasaray e uno da conquistare attraverso il campionato. Il tecnico Pioli passa dai rilanci alle ricadute. Ora la Lazio è settima con 36 punti e i risultati degli anticipi sono stati favorevoli. L’Empoli ha perso, il Sassuolo ha pareggiato e in classifica sono alle spalle dei biancocelesti. Pioli adesso punta il Milan: il 20 marzo ci sarà l’incontro coi rossoneri che peraltro sono in corsa in Coppa Italia: se arriveranno quinti e vinceranno il trofeo si apriranno nuovi scenari. Ma prima del 20 marzo ci sono da superare altri ostacoli: Frosinone, Sassuolo, Torino, Atalanta. La stagione può essere salvata, l’aggancio al treno europeo può valere come consolazione. Non sarà facile salirci, bisognerà vivere quattro mesi a cento all’ora, tra campionato e Coppa, sperando nei passi falsi dei concorrenti diretti.

Fonte : Il Corriere dello Sport

RASSEGNA STAMPA – Lazio, da esubero a pedina essenziale. La rinascita di Konko

Forse sarebbe meglio dirlo sottovoce, in una città scaramantica come Roma non si sa mai. Ma è un dato di fatto che tra i segreti dei miglioramenti della Lazio dell’ultimo periodo, ci sia il prezioso apporto di Abdoulay Konko. In pochi se lo sarebbero aspettati a inizio anno un simile sviluppo: già, perché il terzino destro francese era reduce dalla sua peggior stagione in assoluto, chiusa con appena 5 presenze all’attivo per un totale di 373 minuti.

KONKO, DA ESUBERO A ESSENZIALE – Era ai margini del progetto Pioli, che in lui non vedeva nemmeno in allenamento lo spirito giusto di chi ha voglia di mettere in difficoltà il proprio tecnico. Ha trascorso la stagione facendo la spola tra la panchina e l’infermeria, una triste abitudine per un giocatore che fisicamente ha sempre avuto qualche problema di troppo. Basta considerare i suoi quasi 5 anni da giocatore della Lazio: su 1689 giorni complessivi da biancoceleste, Konko ne ha passati 401 (addirittura il 23,74% del totale) alle prese con problemi fisici. Proprio in quella che probabilmente sarà la sua ultima stagione alla Lazio (il suo contratto è in scadenza a giugno e difficilmente sarà rinnovato), però, il francese ha trovato una continuità mai vista prima. Complici gli infortuni di Basta e Radu, associati alla scarsa considerazione delle alternative Patric e Braafheid, Konko – indifferentemente a destra o a sinistra a seconda delle esigenze – è arrivato alla 13esima partita consecutiva da titolare.

Fonte : La Repubblica

RASSEGNA STAMPA – La Lazio recupera Radu

Un giorno di relax e poi di nuovo in campo, la Lazio torna ad allenarsi a Formello dopo la vittoria con l’Hellas Verona e con l’Europa League nel mirino. Infatti giovedì sera a Istanbul, i biancocelesti affronteranno il Galatasaray nella gara di andata dei sedicesimi di finale, un appuntamento da non fallire. E dal campo arriva subito una buona notizia per il tecnico Pioli: Radu è tornato a lavorare con il resto del gruppo e ha ottime chance di recupero per il prossimo impegno europeo. Il romeno aveva riportato una lesione di primo grado al bicipite femorale dopo la partita contro il Chievo Verona del 24 gennaio scorso, è fermo da quattro gare ma il suo rientro è dietro l’angolo.

Fonte : Il Tempo

SERIE A – I risultati del 25esimo turno

0

Una 25esima giornata di campionato decisamente lunga: iniziata giovedì sera con la vittoria della Lazio contro l’Hellas Verona per 5-2 e proseguita con la vittoria esterna della Roma sul campo del Carpi di venerdì (1-3); continuata con le partite di sabato, Empoli-Frosinone (1-2), Chievo Verona-Sassuolo (1-1) e il big match di Torino vinto di misura (1-0) dalla Juventus contro la ormai ex capolista Napoli.

La domenica di Serie A si è aperta con il lunch match di San Siro tra il Milan di Mihajlovic e il Genoa di Gasperini: 2-1 per i rossoneri il risultato finale, con reti decisive di Bacca in apertura e di Honda nella ripresa con un gran tiro dalla distanza. Inutile la rete della bandiera nei minuti di recupero dell’ex Cerci, utile solo a regalare un pizzico di suspence al finale ed una sonora arrabbiatura all’allenatore serbo del Milan. Rossoneri che con questa vittoria si portano a 43 punti, in piena corsa per l’Europa. Genoa fermo a quota 25, lontano solo 3 punti dalla zona retrocessione.

Solamente 3 partite giocate alle ore 15: Palermo-Torino, Sampdoria-Atalanta e Udinese-Bologna.

Torino-Palermo 3-1Il Torino di mister Ventura espugna il Renzo Barbera grazie alla doppietta di Ciro Immobile e all’autorete di Gonzales, che ribaltano il momentaneo 1-0 per i rosanero firmato da Gilardino in apertura di partita. I granata si portano così a 31 punti, lontani dalla zona critica. Il Palermo, all’ennesimo cambio di panchina, rimane fermo a 26 punti, pericolosamente vicino al terzultimo posto. Ulteriore tegola per i rosanero la prematura uscita dal campo del portiere e capitano Sorrentino, infortunatosi nel corso del primo tempo.

Sampdoria-Atalanta 0-0Pareggio a reti bianche al Marassi di Genova tra blucerchiati e neroazzurri: un buon risultato per l’Atalanta di mister Reja, molto meno buono per la squadra di Montella, che appaia il Genoa a quota 25 punti, solamente a +3 dal terzultimo posto occupato dal Frosinone.

Udinese-Bologna 0-1Sesta vittoria esterna per i rossoblu (la quinta con Donadoni in panchina), che battono a domicilio l’Udinese per 0-1. Decisiva la rete di Destro, all’ottavo centro in campionato. Bologna che viaggia tranquillo a 33 punti, Udinese, senza vittorie ormai da ben 6 partite, che rimane ferma a quota 27 punti e con più di un piede nel marasma della lotta retrocessione.

Chiude il quadro di questa 4 giorni di campionato il posticipo dell’Artemio Franchi tra Fiorentina e Inter: la Fiorentina – come riporta il portale ansa.it – batte l’Inter 2-1 (0-1) al Franchi nel posticipo della 25/a giornata del campionato di Serie A. Avanti i nerazzurri con Brozovic (26′ pt), pari viola di Borja Valero (14′ st) e 2-1 finale firmato Babacar al 46′ st dopo una grande azione di Mauro Zarate.
La Fiorentina va al terzo posto scavalcando la Roma portandosi a quota 49 punti a +2 dai giallorossi e a +4 dall’Inter.

Formello – La seduta domenicale dei biancocelesti

I biancocelesti si sono ritrovati in campo ieri alle 15 presso il Centro Sportivo di Formello per iniziare la preparazione in vista della trasferta in terra turca di giovedì prossimo in Europa League contro il Galatasaray. Agli ordini di Pioli sono tornati  anche Bisevac e Radu. Il difensore serbo, reduce da una contrattura, ha lavorato a parte; il terzino invece è sembrato completamente recuperato e ha lavorato con il gruppo. Da valutare Gentiletti, assente da qualche giorno. Ancora fuori Basta. Giovedì in Turchia potrebbe partire titolare dal primo minuto ancora una volta Stefano Mauri, in un 4-3-3 con Candreva dal primo minuto e probabile panchina per Felipe Anderson. In attacco nonostante la buona prova di Matri con il Verona il favorito dovrebbe essere Djordjevic. In porta Marchetti probabilmente rileverà Berisha. Keita squalificato non sarà della gara. Per gli uomini di Stefano Pioli prima un leggero riscaldamento iniziale con corsa blanda e scatti e poi esercizi di recupero palla in inferiorità numerica. Seconda parte dell’allenamento incentrata su cross e conclusioni in porta. Al termine della seduta partitella a campo ridotto. Oggi le prime vere prove tattiche.

TENNIS – Decimo titolo per la campionessa pugliese

Decimo titolo per Roberta Vinci. La tennista pugliese si è imposta nel torneo Wta di San Pietroburgo regalandosi il decimo titolo in carriera. Regalo anticipato in vista del suo 33esimo compleanno del 18 febbraio. La tennista italiana ha vinto il “St. Petersburg Ladies Trophy“, battendo in finale per 6-4, 6-3, in un’ora e 19 minuti di partita, la 18enne stellina svizzera Belinda Bencic, numero 11 Wta e prima testa di serie del tabellone. Per la Bencic – alla sua sesta finale Wta in carriera – la consolazione di essere entrata per la prima volta tra le top-ten. Dopo questo ulteriore ottimo risultato conquistato la tarantina potrebbe decidere di non smettere a fine stagione: “Non giocherò sicuramente altri due o tre stagioni ma magari un’altra si”, le sue parole dopo la vittoria. “La Bencic è una grandissima giocatrice, è giovane e sbaglia pochissimo. Io ho servito alla grande e questa probabilmente è stata la chiave del match. Difendere il titolo il prossimo anno? Beh, perché no…”, ha aggiunto la Vinci.

Juventus Napoli, ecco gli sfottò più divertenti della rete

Ieri la sfida tra Juventus e Napoli ha avuto un sapore particolare perché dopo tanti anni i bianconeri si sono ritrovati a rincorrere la squadra di Sarri. Alla fine hanno vinto i bianconeri grazie alla prodezza da fuori area di Zaza e il popolo del web è impazzito. Tanti gli sfottò dei tifosi juventini nei confronti dei partenopei. Ecco i più divertenti:

 

Aurier shock: “Blanc è una checca e sta con…”

Il difensore del Psg, Serge Aurier, è stato sospeso a “tempo indeterminato” del club parigino dopo la diffusione di un video su ‘Periscope’ in cui fa qualche battutaccia molto pesante, rispondendo ad alcuni tifosi, nei confronti del suo allenatore Laurent Blanc e di alcuni compagni di squadra. Aurier parla nel video del suo allenatore come ‘fiotte’ – l’equivalente di ‘fighetta’ o ‘checca’ – e fa pesanti allusioni ad una relazione con Zlatan Ibrahimovic, criticando anche il portiere italiano Sirigu.

L’ex giocatore del Tolosa era già incappato in qualche problema con i social network la scorsa stagione quando l’Uefa lo aveva squalificato per critiche offensive a un arbitro. Aurier che in un primo momento aveva parlato di ”un falso”, secondo ‘L’Equipe’, dovrebbe pubblicare un comunicato in cui riconoscerà l’autenticità del video e chiederà scusa ai compagni e a Blanc.

Fonte: Adnkronos

Alla scoperta del Galatasaray

Giovedi sera andrà di scena l’andata dei sedicesimi di Europa League tra Galatasaray e Lazio. I biancocelesti andranno in Turchia dove sicuramente troveranno un’ atmosfera caldissima. Infatti i tifosi giallorossi sono tra i più attivi e caldi della Turchia.

La casa del Gala – Le mura amiche del club turco sono racchiuse nello stadio chiamato Turk Telekom Arena. Inaugurato nel 2011, ha una capienza di ben 52000 posti. In stile inglese, niente pista, e pubblico vicino al rettangolo verde, per incitare meglio i loro beniamini.

La squadra – Nella rosa del Galatasaray annoveriamo tre stelle, tre ex calciatori che hanno militato nel nostro campionato. Sneijder, Podolski, Muslera. I due ex interisti sono i principali pericoli per la la Lazio. La fantasia dell’orange e la velocità del tedesco potranno mettere in seria difficoltà la retroguardia laziale. Tra i pali, invece, l’ex di turno, Fernando Muslera. Di lui conosciamo tutto e sappiamo che può fare la partita della vita oppure… qualche “papera”. Il resto della rosa è composta  da vari giocatori turchi tra cui spicca il veterano centrocampista Altintop, con un passato importante in Bundesliga. A centrocampo anche il talento di proprietà del Real Madrid Josè Rodriguez, mentre in difesa il camerunense Chedjou garantisce fisicità al reparto arretrato.

Allenatore e modulo – Il club è guidato da Mustafa Denizli che ha portato il Galatasaray a vincere il titolo nel 2015. Di solito attua un 4-2-3-1 con Snejider libero di spaziare sulla trequarti a supporto con Podolski largo sulla fascia.

In campionato – Nell’ultima partita di campionato il Gala ha perso per 2-1 in trasferta contro il Mersin e in classifica si trova a quota 34 punti, terzo posto e lontano 15 punti dalla vetta di proprietà del Fenerbache. L’Europa League quindi diventa quasi una priorità per Snejider e compagni.

Marco Corsini

PREMIER LEAGUE – Che beffa per il Leicester!

Vittoria in rimonta e all’ultimo respiro (94′) per l’Arsenal nel big match della 26esima giornata di Premier League contro la capolista Leicester. La squadra di Ranieri, che fino ad oggi guidava la classifica con 5 punti di vantaggio sui Gunners e il Tottenham, era andata in vantaggio a fine primo tempo con un rigore trasformato da Vardy. Determinante per i Foxes il doppio cartellino giallo di Simpson al 9′ del secondo tempo. In superiorità numerica, l’Arsenal ha trovato il pareggio al 25′ con Walcott e poi assediato la porta del Leicester con Schmeichel grande protagonista con una serie di grandi parate. Il gol del sorpasso è arrivato a 30″ dalla fine con un gran colpo di testa di Welbeck, su punizione calciata da Ozil, che si è infilato nell’angolino alla destra del portiere. In classifica il Leicester resta a 53 punti, mentre l’Arsenal sale a 51. Nell’altro scontro al vertice vittoria esterna del Tottenham in casa del Manchester City. Con questa vittoria gli Spurs appaiano l’Arsenal a quota 51 punti, mentre i Citizens rimangono fermi a quota 47.

FONTE: ANSA

SEI NAZIONI – L’Italia dura solo un tempo contro l’Inghilterra

L’Inghilterra ha sconfitto l’Italia 40-9 (11-9) in un incontro della seconda giornata del Torneo 6 Nazioni di rugby, disputato all’Olimpico di Roma. Dimenticata la prova di Parigi, gli azzurri hanno subito un’altra lezione dagli inglesi, mai battuti da una nazionale italiana, in uno stadio stracolmo. Dopo una prima frazione coraggiosa e disciplinata, l’Italia di Jacques Brunel è crollata nella seconda frazione, subendo quattro mete in serie e non riuscendo più ad aumentaree il proprio punteggio. In classifica, gli inglesi sono in testa con due vittorie su due partite mentre l’Italia è scivolata all’ultimo posto per differenza reti con la Scozia.

FONTE: ANSA

Rio Ferdinand: “Il più grande talento mai visto”

Per la Lazio è ancora una scommessa tutta da vincere ma chi lo ha visto giocare ricorda molto bene quel talento inglese che prometteva fuoco e fiamme. Rio Ferdinand, ex difensore del Manchester United e della Nazionale inglese, intervenuto ai microfoni del Daily Mail è tornato a parlare degli inizi del calciatore biancoceleste Ravel Morrison: “Un giorno Sir Alex Ferguson mi disse ‘vieni a dare un’occhiata a questo ragazzo’. Io e Rooney andammo, era in corso una partita dell’Under 15 o 16. In campo c’era Ravel Morrison, sul campo faceva quello che desiderava, rallentava e accelerava come voleva. Con Ferguson pensammo che fosse il talento migliore mai visto, meglio di Giggs o chiunque altro. È un peccato che non abbia avuto le persone giuste intorno a lui. Se avesse ancora 16 anni mi piacerebbe prendermi cura di lui, ma nel caso mi chiedesse aiuto sono sempre a disposizione”.

Unico, intramontabile, semplicemente…Stefano Mauri

E’ tornato….e si vede. Se in queste ultime 2 partite la Lazio è riuscita ad acquisire un po’ più di imprevedibilità ed è riuscita “addirittura” a tirare in porta,  gran parte del merito è sicuramente suo. Stiamo parlando dell’intramontabile ex capitano biancoceleste, Stefano Mauri.

NESSUNO RINUNCIA A LUI – E’ uno dei giocatori più in forma al momento a disposizione di Pioli. La sua intelligenza tattica fuori dal comune, la capacità d’inserimento, i prodigiosi movimenti senza palla e quegli inserimenti che riescono a spiazzare le difese avversarie, lo rendono un elemento fondamentale di cui un allenatore non può proprio fare a meno. Perché non usarlo prima? Le presenze del brianzolo all’attivo sono esigue, tanta panchina e una ventina di minuti contro il Napoli a distanza di ben quattro mesi dal campo. In totale ha collezionato solo 12 presenze (sei da titolare), per un totale di 490′. Poco per chi, fino allo scorso anno, era abituato a essere insostituibile fonte d’ispirazione per il gioco della Lazio. Purtroppo ha saltato completamente la preparazione estiva, complice il termine del rapporto con la Lazio (coincidente con gli ultimi vani sviluppi del calcio scommesse) salvo poi fare un inaspettato rinnovo annuale (una volta archiviato definitivamente il processo sportivo di Cremona), e un’operazione a metà novembre (per risolvere una fastidiosa discopatia) che gli ha impedito di tornare a pieno regime tenendolo così a lungo lontano dai campi di gioco. Ma prima o poi, Stefano Mauri il campo lo ritrova sempre…soprattutto ora che l’attacco della Lazio stenta clamorosamente a rendersi pericoloso. Le sue ultime prestazioni (Genoa e la partita dell’Olimpico contro l’Hellas Verona) hanno certificato il fatto che la Lazio, senza Mauri, non avrebbe potuto ritrovare il gioco, i movimenti e gli spazi che tanto entusiasmavano l’anno scorso. E’ riuscito finalmente anche a trovare una buona condizione fisica, e questo fa pensare che se la Lazio ha voglia di tenere in vita i sogni europei deve aggrapparsi ancora una volta al suo condottiero. La scorsa annata, la migliore calcisticamente in serie A, nella quale ha siglato ben 9 gol in 29 presenze, aggiungendo inoltre due assist, sembrava davvero solo un dolce ricordo. E invece oggi si è ripreso quello che gli spetta, gettando nel dimenticatoio avversità e cattiva sorte. E con le difficoltà che sta attraversando la squadra in questo periodo, forse la sua esperienza in campo potrebbe dare una scossa e riportare serenità tra gli uomini di Stefano Pioli, che ultimamente hanno palesato un po’ di fragilità caratteriale.

ORA SI ATTACCA DAL CENTRO – Già Klose tempo fa fu il primo a sottolineare l’importanza che ha Mauri per questa squadra (“Mauri? Sicuramente è un giocatore molto intelligente e che ti porta via l’uomo), giovedì è stata la volta di Matri (“Lui ha le qualità di verticalizzare subito e per me è fondamentale, giocare la profondità è la mia caratteristica. È un alternativa i più che io riesco a sfruttare”) Insomma quando c’è Mauri gli attaccanti giocano meglio e il gioco della Lazio inevitabilmente ne guadagnaperché il brianzolo permette alla squadra di avere soluzioni tattiche alternative: non c’è più un’ostinata (e fine a se stessa) ricerca del gioco esclusivamente sulle fasce come visto nelle ultime gare, con tanti cross e nessuno capace di capitalizzarli. Ora si passa anche per vie centrali: non a caso Pioli ha schierato titolare Mauri, lasciando in panchina sia Candreva che Keita. E così delle 40 azioni d’attacco della Lazio, 26 sono arrivate per vie centrali. Stesso discorso per i tiri: ben il 78% dei 18 totali (di cui 7 nello specchio) sono giunti dal centro. Quando c’è lui, insomma, la Lazio diventa più pericolosa, tanto che in campionato, dove la Lazio ha una media tiri in porta di 3,5 tiri a partita, la squadra arriva a concludere 5,25 volte a incontro. Più pericolosa, più prolifica e quindi più vincente. La Lazio non può  fare a meno di Mauri, i numeri dicono questo e il campo sembra andare nella stessa direzione. Contro il Genoa era stato uno dei più positivi, convincendo anche Pioli che nella sfida all’Hellas lo ha riproposto dall’inizio.

IL GALATASARAY – La Lazio ha bisogno di equilibrio. E chi meglio di Mauri per trovarlo: non a caso, a Istanbul contro il Galatasaray, una maglia da titolare nel tridente dovrebbe essere sua. Contro i turchi servirà tutta l’esperienza che oggi i suoi 36 anni sono in grado di garantirgli. La gioia sprigionata giovedì dopo mesi difficili, necessita di continuità e serenità, se la merita. Stefano Mauri vuole aiutare un’ultima volta prima dell’addio definitivo la sua squadra del cuore. Ormai si sente laziale a tutti gli effetti e come tale vuole esaudire tutti i desideri dei  tifosi biancocelesti, solo uno purtroppo non potrà mai essere esaudito: quello di essere CLONATO

Marco Lanari

Il curioso caso di Joseph Minala. Che poi tanto caso non era…

PROLOGO – La locuzione “molto rumore per nulla” è entrata nel gergo comune, per indicare un’esagerazione o un’assurdità riferita ad un fatto del tutto trascurabile o inconsistente. Essa richiama la celebre opera di William Shakespeare, “Much Ado About Nothing“, del 1598 ambientata a Messina, commedia breve e brillante. E’ stata una delle più conosciute e portate sulle scene teatrali. L’espressione succitata apre una breve considerazione: molto spesso capita di trarre, troppo frettolosamente, pareri o giudizi sulla base di elementi inconsistenti o non del tutto chiari. Quante volte è capitato di pensare che Tizio o Caio avessero determinate attitudini o sfumature caratteriali, o avessero una tendenza piuttosto che un’altra?! Si legge una notizia, si guarda una foto, e subito parte il commento, lo sbeffeggio, che sia per diletto o per accanimento. Nell’era moderna purtroppo avendo un pc ed una connessione ad internet, si ha la convinzione che ci si possa immergere in fitte conversazioni e giudizi. E qui si diventa tecnici, politici, attori, registi, amanti, esperti del marketing, allenatori e procuratori, e via via tutto ciò che l’immaginario possa farci fruire. Questo concetto, se preso nella sua più “astratta” e pura delle forme, altro non sarebbe che un processo evolutivo di massa, che dà la possibilità a tutti di scrivere o commentare ciò che gli pare. Alias, se prima si scendeva in piazza per manifestare il proprio dissenso o plauso per un accadinemento, adesso la prima cosa che viene in mente di fare non appena si vuole dire qualcosa è quella di pubblicare uno stato (o post che dir si voglia) su uno dei tanti social presenti su internet. Come spesso capita ci si può imbattere in una falla del sistema. Ad esempio dover per un lungo periodo trattare di una tematica “esplosa” per uno pseudo scandalo (non chiaro), che poi, non appena si attenua passa nell’assoluto e più surreale dei mistici cantucci del silenzio. Questa premessa era doverosa e dovuta, soprattutto a colui che è stato al centro di questa centrifuga di giudizi “impenitenti“, che lo hanno dapprima deriso, poi condannato ed infine dimenticato (ovviamente perché lo scandalo si è risolto in un nulla di fatto).

FOCUS – Stiamo parlando del “giovaneJoseph Minala, calciatore militante nella squadra del Bari, in prestito dalla Lazio. Il ragazzo fu oggetto di scandalo, agli inizi del 2014, in quanto ci fu uno spropositato e quanto mai sproloquio mediatico di ingiurie attribuitegli, che affermavano (anche e soprattutto da parte organi sportivi competenti) che la sua età anagrafica risaputa non combaciasse con quella dimostrata. Dall’Africa rimbalzò, come fosse una palla impazzita, la notizia che lui non avesse 17 anni, bensì 42. Il tutto ovviamente accadde, come da copione di un grande sceneggiato, nelle ore che sarebbero dovute essere le più felici per la sua “prima” da Gran Galà. La convocazione con la Lazio per una partita ufficiale (era in tribuna all’Olimpico domenica). I documenti di Joseph erano in regola, il passaporto e la carta d’identità recitavano nella dicitura della data di nascita questi valori: 24 Agosto 1996. Il ragazzo aveva “17 anni e mezzo“. Pensate soltanto per un attimo quale possa essere stata la sua reazione emotiva, lo sconvolgimento che possa aver provato. Ovviamente d’impeto fu di cesura totale da parte sua, voleva lasciare tutto, si sentì messo in mezzo senza motivo. E come qualsiasi altro ragazzo a questo mondo avrebbe fatto, lui che di cose da raccontare ne avrebbe a “iosa“. Minala si sentì sconfortato, al centro di una serie di pregiudizi e preclusioni mediatiche senza motivo. “Minala il 42 enne col volto scavato che si finge più giovane per poter avere più chance di rimanere in un paese più civile“. Si proprio più civile. In ogni modo hanno provato a strappargli dalla bocca la frase “non ho diciassette anni, sono più grande“, oppure “sì ci ho provato ma non è andata come speravo“. Lui invece è sempre rimasto tranquillo nelle risposte: “Forse coloro che speculano su di me sono gli stessi giocatori che ho messo culo a terra sul campo, questa è la mia vera età, invito chi ne dubita a venire a festeggiare il mio diciottesimo compleanno“, disse in un’intervista. Questi “speculatori mediatici” dovrebbero sapere che Joseph ne ha passate di tutti i colori, e che magari se ad oggi ha sul volto tutti i segni del proprio vissuto, forse è perché per raggiungere e concretizzare il suo “sogno” di giocare a pallone, ha fatto grandi sacrifici.

IL PRECEDENTE – Al ragazzo tempo fa fu promesso, da un millantatore senza identità né ombra, un provino per andare a giocare in una squadra blasonata. E si sa, queste occasioni capitano una volta, o meno nella vita. La possibilità di essere integrato in contesto di potenziale crescita, di non vivere più in mezzo alla strada, di non essere considerato un apolide sbarcato in Italia per affollare gli Uffici postali. Spese fino all’ultimo centesimo in attesa di una chiamata, che purtroppo non arrivò mai. Il “finto” procuratore lo aveva abbandonato alla Stazione Termini senza se e senza ma. Joseph cadde a piombo dal grattacielo delle speranze e dei sogni e si ritrovò in mezzo la strada. Iniziò a considerare l’idea che gioco forza sarebbe dovuto rientrare nel suo paese, senza nessun’altra possibilità. Fu la polisportiva Vigor Perconti a fargli vedere la luce in fondo al tunnel. Un provino andato a buon fine e la sua determinazione gli permisero di essere ammesso e di iniziare a giocare a pallone. La reazione che ebbe dopo l’abbandono fu da piccolo gladiatore. La ricerca di una casa famiglia, un tutor che poi diventò amico e l’aiutò nell’inserimento, e l’inizio di una carriera calcistica che poi lo portò a giocare nel club biancoceleste.
Noi dal canto nostro speriamo che tutto ciò porti “il fanciullo” a tagliare i traguardi della sua vita con la stessa determinazione e convinzione dimostrata sinora. E che la vicenda possa essere da monito per tutti quegli obiettori “non obiettivi” che nel cuore di Joseph Minala non hanno aperto nemmeno una brecciolina, o scalfito nell’animo. Perché lui è sì un giocatore di “appena” 19 anni certificati e comprovati, ma da quello che ha dimostrato, ha più palle e personalità di tanti ultra quarantenni che di cavolate sul suo conto ne hanno dette a mai finire. Quando si dice, “molto rumore per nulla“…

Con il Mitra-Matri Pioli può andare a caccia dell’Europa…

“Eppur mi son scordato di te, come ho fatto non so…” sembra che la canzone del grande Battisti balzi nella testa di Pioli ogni qualvolta vede esultare Alessandro Matri, dopo averlo collocato in panchina nelle partite precedenti. Quella di Matri è una storia strana, una vita calcisticamente difficile quasi quanto quella del mediano raccontata da Ligabue. Le ottime prestazioni del centravanti biancoceleste sembrano passare inosservate, nonostante i suoi colleghi di reparto stiano deludendo nel ruolo di goleador sin da inizio stagione. Ogni allenatore del mondo è convinto delle qualità di alcuni calciatori anche se questi non diano esattamente l’effetto desiderato, ma il ruolo del finalizzatore è troppo importante per compiere scelte errate. Nell’ultimo giorno di mercato estivo, la Lazio ingaggiò Matri e se questo non fosse accaduto, la media già bassa dei gol degli attaccanti, ora rasenterebbe lo zero. Il bomber ex Juventus, ha un bottino di tutto rispetto e nella situazione in cui riversa la Lazio meritava una maglia da titolare, già da qualche partita. Il mister biancoceleste è solito giocare col modulo che permette di schierare un solo centravanti, e nella rosa della Lazio sono presenti giocatori di tutto rispetto come Klose e Djordjevic. I numeri sono tutti dalla parte di Matri ed esaminandoli è difficile capire come Pioli possa essere assillato sistematicamente dal dubbio atroce su chi schierare dei tre.

Matri ha avuto l’opportunità di giocare 90 minuti soltanto 2 volte sulle 25 che è sceso in campo, ma è comunque l’attaccante della Lazio che ha siglato più gol, con le sue 7 realizzazioni. In tutte e due le occasioni in cui ha giocato 90 minuti la Lazio ha portato a casa i 3 punti con una partita maiuscola da parte del numero 17, la prima fu con il Rosenborg in Europa League, gara terminata 3-1 in cui fece un gol e fornì un assist vincente. La seconda fu quella giocata a San Siro contro l’Inter (vinta 2-1) dove il bomber lombardo schierato unica punta, lavorò molto per la squadra e anche in quella occasione creò non pochi problemi alla difesa avversaria.

Contro il Verona, nella festa del gol, ha aperto nuovamente le danze raccogliendo un ottimo assist di Cataldi allo scadere del primo tempo. Prima di quella rete, l’ultima messa a segno da un centravanti, risale addirittura a 2 mesi prima (17 dicembre) Lazio-Udinese di coppa Italia, indovinereste mai chi fu il marcatore? Alessandro Matri. Per quel che riguarda il campionato, dobbiamo tornare indietro di altri tre giorni, nel pareggio casalingo contro la Samp che all’ultimo minuto, pareggiò i conti, dopo che la Lazio andò in vantaggio con un gran colpo di testa del subentrato Matri.

Insomma, ogni volta sembra sempre di più vestire i panni di “salvatore della patria”, come fu in quel Lazio-Udinese di campionato dove, appena arrivato a Roma da 13 giorni, entrò dalla panchina sul risultato di 0-0 e con 35 minuti mise a segno due gol fondamentali per i 3 punti. Senza nulla togliere alla gloriosa storia di Miroslav Klose che tutto il mondo gli riconoscerà per sempre o all’impegno e la dedizione mostrata in questi anni da Filip Djordjevic, ma al momento ci sono tutti i presupposti per far si che la maglia da titolare sia indossata, dal centravanti che segna più gol. Questa può risultare come richiesta banale e logica, ma meglio ricordarlo a Pioli che tra le innumerevoli ottime cose fatte da quando è alla Lazio, si ritrova a canticchiare troppo spesso mentre Matri esulta “Eppur mi son scordato di te, come ho fatto non so…”

Alessio Allegrucci

POLITICA – Putin bacchetta duramente l’Italia

Dopo gli attentati in Francia l’attenzione dell’Europa è rivolta verso Stati Uniti e Russia. Il Premier Russo Vladimir Putin, da sempre favorevole alla lotta al terrorismo islamico, è forse l’unico che fin dal primo momento ha preso una posizione netta e irrevocabile sulla questione. Qualche tempo fa in un suo discorso dichiarò la precisa volontà di voler reprimere senza nessuna pietà l’ISIS e qualsiasi organizzazione ad essa affiliata, come ampiamente dimostrato dai raid aerei e le operazioni militari dell’esercito russo senza aspettare l’autorizzazione delle Nazioni Unite.

Nel corso di un’intervista il Premier Russo, interpellato a proposito della politica europea, ha fatto capire che l’Europa è tutt’altro che unita e che al suo interno troppi paesi non valgono nulla. A qualcuno saranno certamente fischiate le orecchie. E all’ulteriore richiesta di spiegazioni da parte del giornalista per sapere a quali paesi si riferisca Putin ha rivolto un’accusa diretta proprio all’Italia e ai suoi governanti: “Vede ad esempio l’Italia, è un grande Paese con un grande popolo e con una storia molto importante alle spalle, ma oggi non vale nulla. Vale meno di 2 metri quadrati di deserto, è un paese governato da incapaci per altro non eletti da nessuno, capaci solo a farsi calpestare dai vertici Europei. L’Italia è diventata un rifugio di clandestini e terroristi, dove è facile entrare e restarci ancora di più. Ci sono paesi che pur di schiacciare l’Italia stanno portando avanti una politica distruttiva pur di portare il popolo alla disperazione. Non posso escludere che sia una tecnica studiata a tavolino per rendere inerme uno dei paesi più belli del mondo“.