Per chi come il sottoscritto era bambino negli anni ’90 l’unico Ronaldo degno di portare tale nome è il fenomeno. Classe, tecnica, potenza, dribbling, senso del gol, Ronaldo è stato uno dei giocatori più forti del XX secolo. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’ex attaccante di Inter e Real Madrid si è raccontato. Ecco le sue parole: “Il legame con l’Italia è forte. Qui mi vogliono bene, l’accoglienza è fantastica, anche da parte delle generazioni che non mi hanno visto giocare. Peccato che le squadre italiane non stiano facendo bene negli ultimi anni e che la finale a Milano si debba giocare fra club stranieri. Ma l’Italia è la storia del calcio e spero che le squadre italiane si riprendano la loro grandezza in Europa. Juventus? Sono stato anche a Berlino a vedere la finale con il Barcellona e posso dire che non c’è stata partita. La Juve vince da cinque anni in Italia, ma in Europa è un’altra cosa. Comunque spero davvero che i club italiani tornino al livello di un tempo non troppo lontano”.
Il fenomeno è stato compagno di Simeone nell’Inter e di Zidane nel Real. I due tecnici si affronteranno sabato nella sfida di Champions: “Sarà una bella finale, è una bella storia. Zidane è arrivato da pochi mesi ed è subito qui. Dico la verità, non lo vedevo così portato a fare il tecnico. Il Cholo invece è sempre stato così, si capiva da anni che cosa sarebbe diventato, con la sua attenzione alla tattica. Ma Zizou trasmette la sua filosofia, la filosofia di un talento. Vincerà chi è più motivato. Anche il Real è motivato e io spero che vinca. Gioca meglio di qualche mese fa, sono fiducioso. Io sono innamorato del calcio giocato bene, del fair play. Simeone ha un temperamento argentino e trasmette ai giocatori cose che a me non piacciono, però è un grande allenatore. La sua squadra gioca bene, chiusa e compatta. Ha un suo stile ed è difficile da affrontare. Simeone all’Inter? Credo che prima o poi tornerà, l’ho detto tante volte, perché a questo club è molto legato”.
Ronaldo parla anche del suo omonimo, Cristiano: “È arrivato in finale di Champions, se la meriterebbe. A tanti campioni succede la stessa cosa, perché le aspettative sono altissime. Puoi anche avere un atteggiamento impeccabile, non sempre basta. A me pare che Cristiano faccia tutto bene. Dicono che non sia abbastanza accessibile, che conceda poco. Io non so se sia vero. Di certo la gente dai campioni vuole sempre di più”. Chiusura su Morata: “A Madrid c’è una pressione pazzesca, chi va a giocare lì lo sa e non ci deve pensare: deve dimenticare dove si trova e fare del suo meglio per restare al top in una squadra unica. Se fossi Morata andrei a Madrid, e senza troppi pensieri. Tutti vogliono andare nel club più grande del mondo e il Real Madrid lo è”.

Ian Lancaster Fleming è nato a Mayfair, a Londra, il 28 maggio 1908. Di famiglia aristocratica, figlio di Valentine Fleming, deputato conservatore e ufficiale della Riserva.
Le sue particolari passioni si concretizzano nella fondazione del club “Le Cercle”, dedicato al culto della gastronomia e del gioco d’azzardo (la prima apparizione di James Bond avviene nel film “Licenza di uccidere” proprio all’interno del club citato). Nel 1939 entra a fare parte del servizio segreto della Marina britannica, dove dirige una serie di operazioni che diventeranno in seguito la base delle esperienze riportate nelle avventure di James Bond. Nel ’52 sposa Anne Geraldine Rothermere, Contessa di Charteris. Durante il viaggio di nozze scrive il suo primo libro con protagonista il famoso agente segreto: “Casinò Royal”. In tutto scriverà dodici romanzi oltre a due raccolte di racconti su 007, un libro inchiesta sul traffico internazionale di diamanti e un romanzo intitolato “Chitty Chitty Bang Bang”. Morì il 12 agosto 1964 a soli 56 anni a causa di un attacco cardiaco.
Oggi 27 maggio il sempre amato e mai dimenticato campione inglese Paul Gazza Gascoigne compie 49 anni. Campione in campo e fuori, durante la sua carriera ha fatto parlare molto di se sia per le sue imprese sul terreno di gioco che per il suo carattere scherzoso, geniale e generoso. Paul amava fare scherzi ai suoi compagni e loro lo ricordano sempre con immenso piacere. Sono tanti gli aneddoti legati alla sua figura. A conferma della sua simpatia e della sua generosità di seguito riportiamo quelli raccontati da alcuni dei suoi compagni e da alcune persone che hanno lavorato al suo fianco.
Cristiano Bergodi: “Ad acquistarlo fu il presidente Calleri, che era anche il proprietario della Mondialpol. Dal momento del suo arrivo alla Lazio nel 1992 un agente della Mondialpol pedinava Gascoigne giorno e notte ma non riusciva a stargli dietro perchè Gazza sfuggiva sempre. Un giorno d’estate si presentò in ritiro con un guaio al ginocchio, poi si scoprì che se l’era rotto in una rissa in un pub. A Tor di Quinto, dove si trovava la vecchia sede della Lazio, spesso lo raggiungevano i suoi amici con un pulmino: sembrava la famiglia Addams, infatti a Gazza cantavamo sempre il ritornello di quella serie televisiva. Un giorno uno di questi suoi amici era senza capelli e senza ciglia: era stato Gazza che durante la notte lo aveva rasato a zero ovunque”.
Gigi Corino, uno dei suoi bersagli preferiti: “Abitava in una villa all’Olgiata, io invece al Fleming. Un giorno mi chiese di andarlo a prendere per andare assieme all’allenamento. Erano le 14, varcai con la macchina il cancello di casa sua ma luì uscì dalla parte opposta e mi chiuse all’interno. Lui si andò ad allenare mentre io non potei uscire. Restai lì fino alle 20, quando tornò si mise a ridere e mi fece uscire. Vallo a spiegare a Zoff il giorno dopo. Alcune cose capitate nello spogliatoio non sono uscite e non è giusto riportarle. Soprattutto una che non posso proprio raccontare. Posso solo dire che in un’amichevole Gazza aveva mal di pancia e… Però posso confermare di non aver mai conosciuto una persona generosa come lui. Quando tornava dalle partite con la sua nazionale mi riempiva l’auto di regali per mio figlio e di sigarette per me”.
Rino Gattuso: “Era un giocatore straordinario, anche se pazzo. Aveva un carattere molto difficile da gestire dentro uno spogliatoio. Ricordo ancora il primo giorno insieme: eravamo ai Rangers, arrivo all’allenamento e vado a cambiarmi per l’allenamento. Mi avvicino alle mie scarpe e sento uno strano odore. Mi faccio la doccia, torno, mi asciugo e mi vesto. Guardo meglio e alla fine noto che aveva fatto la cacca dentro i miei calzini. Era un pazzo ed amava questi scherzi. Nella squadra scozzese dovevamo rispettare un vero e proprio codice riguardo il vestiario. In un grande magazzino Gascoigne mi comprò quattro-cinque vestiti. Era stato il club a dirgli di farlo. Il denaro mi sarebbe stato detratto in seguito dal mio stipendio. Più tardi chiesi alla squadra quando poter saldare quel debito. La loro risposta fu: ‘Ci ha già pensato Gascoigne‘”.
Mario Pennacchia: “Poco dopo il suo arrivo alla Lazio prendemmo parte alla Coppa delle Capitali. Si giocò anche Lazio-Tottenham, la sua ex squadra. Vincemmo noi e quando Sclosa alzò la coppa Gascoigne gli abbassò i pantaloncini davanti a tutti i fotografi e i giornalisti. Ricordo che al suo primo allenamento a Tor di Quinto scambiò le scarpe di tutti. Quando arrivarono i compagni non ci capivano niente, avevano tutte scarpe di numeri diversi e lui se ne stava in un angolo in disparte a ridere. Ma era anche un ragazzo molto generoso. Un giorno era con Di Vaio, appena diciassettenne, davanti a una vetrina. Marco guardava un telefonino, Gazza gli disse di comprarlo se gli piaceva, ma lui gli fece capire che non se lo poteva permettere. Poco dopo Gazza arrivò al campo e glielo regalò”.
Dino Zoff: “Non riesco ad essere triste quando penso a Gazza. Mi faceva rabbia. Era un artista, eravamo molto legati anche se io ero l’allenatore e quindi non potevo tollerare certi suoi atteggiamenti. Non si comportava da professionista, era duro da gestire, nessuno nella mia carriera di allenatore mi ha dato tanto da fare. Faceva di tutto, eppure in campo o in allenamento era sempre il migliore”.