mercoledì, Maggio 8, 2024

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CHI L’HA (RI)VISTO – Francesco Vivacqua, jolly in campo e nella vita, da Gubbio alla Lettonia

La Lazio Primavera è tornata a giocare una finale scudetto nel 2012, dopo un digiuno di undici stagioni. Anni bui per il settore giovanile biancazzurro, che dopo anni di successi si era ritrovato in difficoltà nel lanciare nuovi talenti. La svolta arrivò con il ritorno di Alberto Bollini sulla panchina laziale. Proprio lui che a Jesi, nel 2001, aveva conquistato l’ultimo titolo nazionale, battendo nella finalissima-scudetto il Pescara.

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Undici anni dopo la Lazio si ritrovò di nuovo là, a giocarsi il titolo dopo una stagione esaltante. Lo scenario stavolta era quello di Gubbio, contro un’Inter altrettanto forte. La spuntarono i nerazzurri, in una Lazio comunque finalmente di nuovo ricca di individualità e che si sarebbe rifatta sul campo l’anno successivo. Tra gli assi nella manica di Bollini, c’era un’arma non convenzionale: Francesco Vivacqua, di professione attaccante, nella sostanza tuttofare.

Eh sì perchè Bollini si inventò l’ex bomber degli Allievi Nazionali, che poteva sfoggiare numeri importantissimi sotto rete, mediano di spinta, un po’ come nel “sistema” che fino agli anni cinquanta aveva spopolato nel mondo del calcio. E quando in quell’infuocatissima finale servì una mano per aggiungere sostanza a centrocampo, proprio a Vivacqua Bollini si rivolse.

Andò male, ma lo spirito di adattamento del giovane cosentino, classe ’94, si rivelò decisivo per la sua carriera. Perché dopo la finalissima vinta l’anno successivo, e in campo c’era anche lui, Vivacqua si riciclò addirittura nel campionato lettone. Dove gioca ancora, nello Spartaks Jurmala: quest’anno avrebbe affrontato la Sampdoria in Europa League, se la sua squadra fosse riuscita ad eliminare i serbi del Vojvodina (poi giustizieri dei blucerchiati) nel turno preliminare. Dalla Calabria alla Lettonia via Roma, dal centro dell’attacco a quello del campo: chi dice che i giovani di oggi non si sanno adattare, con Francesco Vivacqua è più che servito…

Fabio Belli

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