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Novità importanti sul caso Cucchi

“Hai raccontato della perquisizione, hai raccontato di quanto vi eravate divertiti a picchiare quel drogato di merdaNon ti preoccupare che poco alla volta ci arriveranno a te perché lo hai raccontato a me e lo hai raccontato a tanta gente di quello che hai fatto
Questa l’intercettazione del settembre del 2015, – riportata su Repubblica – dell’ex moglie di uno dei carabinieri ora indagati per l’omicidio di Stefano Cucchi.
Parole profetiche visto che, piano piano, la verità sulla vicenda stia prendendo sempre più corpo e la famiglia di Stefano Cucchi può finalmente intravedere una luce di giustizia.
L’inchiesta bis sulla morte del 31enne romano è iniziata e vede coinvolti cinque carabinieri, tutti iscritti nel registro degli indagati.
Tre di loro, Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco, sono accusati di lesioni aggravate; gli altri due, Roberto Mandolini e Vincenzo Nicolardi, di falsa testimonianza.
Ora, per i carabinieri indagati, la situazione si sta facendo sempre più complicata (per usare un eufemismo) e forse la decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere ha solamente peggiorato le cose.
Che il ragazzo venne picchiato dai militari della stazione Appia, ormai, è una certezza. Mentre che proprio per questo motivo perse la vita sta venendo a galla. Come riporta anche il pm di RomaGiuseppe Pignatone, nella richiesta di incidente probatorio per chiedere al gip una nuova perizia medico legale sulle lesioni patite da Cucchi:
Nella notte tra il 15 ed il 16 ottobre 2009 Stefano Cucchi fu sottoposto a un violentissimo pestaggio da parte di carabinieri appartenenti al comando stazione di Roma AppiaFu scientificamente orchestrata una strategia finalizzata a ostacolare l’esatta ricostruzione dei fatti e l’identificazione dei responsabili per allontanare i sospetti dai carabinieri appartenenti al comando stazione Appia“. Si aggiunge poi che: “Fu cancellata inoltre ogni traccia di passaggio di Cucchi dalla compagnia Casilina per gli accertamenti fotosegnaletici e dattiloscopici al punto che fu contraffatto con bianchetto il registro delle persone sottoposte a fotosegnalamento“. Il pm conclude poi con un fatto a dir poco sconcertante: “Stefano Cucchi –secondo gli inquirenti- non non fu arrestato, come dichiarato dai militari, in flagranza per il delitto di resistenza a pubblico ufficiale perpetrato presso i locali della compagnia carabinieri di Roma Casilina, né fu denunciato per tale delitto”.

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Insomma c’è tutta una serie di indizi che testimoniano il pestaggio di Stefano Cucchi…si attendono ulteriori sviluppi

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