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Delio Rossi incensa Inzaghi: “Bravo coi giovani e alla Lazio ha dato subito un’impronta”

Sulle colonne di Metropolis, l’ex tecnico biancoceleste Delio Rossi incensa Simone Inzaghi, neo allenatore della Salernitana: “È una persona a cui sono particolarmente affezionato. Ha una sensibilità incredibile, è stato un grande uomo spogliatoio. Anche se non trovava il campo con continuità non ha mai fatto polemiche, non ha mai detto una parola fuori posto. Potrà fare bene”.

Delio sottolinea il lavoro di Inzaghino in primavera e in prima squadra: “Nel settore giovanile ha raccolto grandi risultati, sfiorando lo scudetto Primavera e facendo crescere tanti talenti. Ha dimostrato di saper lavorare molto bene con i giovani e, allo stesso tempo, nei due mesi alla guida della prima squadra ha dato subito un’impronta, facendosi rispettare in uno spogliatoio con grandissima esperienza come quello dell’ultima Lazio. E poi c’è un dettaglio da non sottovalutare: Simone è un ragazzo che sa stare bene nel mondo del calcio. Si è saputo costruire un ottimo rapporto sia con il presidente Lotito che con il direttore sportivo Tare. Sono fattori da tenere in considerazione”.

Delio Rossi scherza su Inzaghi suo erede: “Lui è stato un grande calciatore, io un po’ meno. In panchina, però, la nostra carriera è in parte simile. Siamo partiti dai settori giovanili, ritagliandogli pian piano un po’ di spazio. Spero che a Salerno possa ottenere i miei stessi risultati” .

CALCIOMERCATO – Barba alla Lazio? Il presidente dell’Empoli tuona: “Resta qui”

Barba in prestito non lo cederemo, non siamo convinti nemmeno a cederlo a titolo definitivo”, questa la risposta del presidente dell‘Empoli Fabrizio Corsi a un’eventuale cessione del suo difensore negli ultimi 6 mesi in prestito allo Stoccarda. Abbiamo sbagliato a darlo via a gennaio, nel girone di ritorno ci sono mancati per diverse partite Tonelli e Costa e abbiamo pagato dazio – ha spiegato il patron toscano a TMW Radio -. Non vogliamo pagare dazio anche questa stagione”.

CALCIOMERCATO – Accelerata per Rodrigo Caio: ecco l’offerta della Lazio. Intanto si riavvicina Adriano

Rodrigo Caio è uno dei maggiori talenti sfornati dal campionato brasiliano. 22enne difensore centrale del San Paolo, all’occorrenza mediano, il ragazzo è finito nel mirino della Lazio che, secondo il Messaggero, avrebbe già presentato l’offerta di 1 mln per il prestito e 4,5 di riscatto obbligatorio. Il San Paolo chiede di alzare l’offerta per il prestito ad almeno 2 mln, una richiesta ragionevole. Le parti stanno trattando.

Non solo Rodrigo Caio, rispunta Adriano, che sembrava tramontato, invece è tornato in auge nelle ultime ore. Ieri c’è stato un incontro tra il segretario del Barcellona e l’agente del terzino che ha ribadito la volontà del suo assistito di lasciare il club blaugrana. Il Barca ha dato il via libera a trattare con un’altra squadra promettendo di abbassare le richieste economiche. Vedremo se la Lazio riuscirà a strappare il sì degli spagnoli con prezzi da saldo.

CULTURA – Morto il Nobel per la Pace Elie Wiesel

Sopravvissuto ad Auschwitz ed eloquente testimone della tragedia di sei milioni di ebrei sterminati dal nazismo è morto ieri nella sua casa di Manhattan all’età di 87 anni il Nobel per la Pace Eliezer “EliE” Wiesel.

Fu uno dei testimoni del dramma della Shoah. Cinquantasette libri, conferenze, reportage, due lavori teatrali e due cantate che nel 1986 gli valsero il Nobel per la Pace. Alla fine della guerra i sopravvissuti sotto trauma e gli ebrei americani, pieni di sensi di colpa, erano chiusi nel loro silenzio e secondo il New York Times fu proprio Wiesel con i suoi scritti a far emergere l’enormità del genocidio. Tra i primi ad esprimere cordoglio è stato il premier israeliano Benyamin Netanyahu: “Ha dato espressione alla vittoria dello spirito umano sulla crudeltà e il diavolo”.

Eliezer Elie Wiesel nacque nel 1928 nella città rumena di Sighet in una famiglia hassidica, la cui vita venne sconvolta nel 1940 quando l’Ungheria annesse la città e costrinse gli ebrei a chiudersi nel ghetto. Elie, prima di esser trasferito in altri campi verso la fine della guerra, finì per otto mesi assieme al padre nel campo di lavoro di Buna Werke, un sotto-lager di Auschwitz. Si rivelò agli occhi del mondo per la prima volta nel 1960 quando la sua autobiografia “Notte” venne tradotta in inglese. Elie aveva scritto dei suoi sensi di colpa per essere sopravvissuto e dei dubbi che lo tormentavano su un Dio che aveva permesso tutto quel massacro. I suoi libri scavavano sulle grandi questioni emerse dall’Olocausto: il senso della vita in un universo che ha permesso qualcosa di così crudele. E che senso può avere un mondo che è rimasto muto di fronte a tutto quell’orrore? Come si può continuare a credere? Tante domande ma pochissime risposte.

Bufera Belgio: rissa Wilmots-Courtois nello spogliatoio dopo l’eliminazione

E’ una delusione enorme passare da sicuri favoriti per la vittoria finale del torneo e finire come uno dei flop più clamorosi di questo Euro 2016. Sopratutto se l’eliminazione dai quarti è avvenuta per mano di una squadra tecnicamente inferiore, con un solo fuoriclasse “tuttofare” e che gioca con un centravanti svincolato. Il contraccolpo per il Belgio dopo la sconfitta con il Galles è stato enorme. Il 3-1 di ieri sera certifica il fallimento di una nazionale che, dopo il flop all’esordio contro l’Italia, sembrava poter decollare definitivamente verso la finale scollandosi di dosso quell’etichetta scomoda di “bella incompiuta“.

COLPEVOLI – In cima alla lista dei colpevoli secondo i media locali c’è Wilmots, reo di non aver saputo iniettare coesione in un gruppo dal talento debordante. Pur vantando un contratto fino al 2018, è pura utopia che il Ct rimanga sulla panchina belga fino al 2018. Sopratutto alla luce del fato che il ct non è assolutamente ben visto all’interno di alcuni membri di spicco nello spogliatoio e il rientro ad alta tensione che ha coinvolto la nazionale belga lo dimostra: il Ct, infatti, avrebbe litigato in maniera pesante con i giocatori e sarebbe addirittura arrivato alle mani con Thibaut Courtois. Il portiere del Chelsea ha preferito non parlare dell’accaduto e pensare solo alla partita. Ecco le sue parole riportate da “Gazzetta.it“: “È la più grande delusione della mia carriera sportiva, nonostante io abbia disputato e perso una finale di Champions con l’Atletico Madrid. Il Galles ci è stato superiore e nello spogliatoio ho detto quello che sentivo di dire. Abbiamo cominciato bene, creando due o tre occasioni, segnando anche un gol. Però abbiamo ci siamo chiusi troppo nella nostra metà campo e abbiamo lasciato troppi spazi. I gallesi hanno avuto più occasioni di noi, sono stati anche più pericolosi. Dobbiamo essere intelligenti. Siamo giovani e dovremo stare molto tempo insieme, però siamo delusi perché avevamo l’occasione di superare i quarti e approdare in semifinale”. Wilmots ha provato a gettare acqua sul fuoco: “Courtois è frustrato perché ha avuto una stagione difficile al Chelsea e aveva la speranza di diventare campione d’Europa“. Uno dei lati negativi è quello dell’età media bassa dei 23 convocati: “L’esperienza non si può comprare, non sono un mago“.

CONFERENZA – Conte al veleno: “Ho fatto guerra a tutti”

Ultima conferenza stampa di Antonio Conte da ct della Nazionale dopo l’eliminazione da Euro 2016 avvenuta dopo la sconfitta contro la Germania ai rigori. Di seguito la conferenza completa.

Il tecnico leccese ha evidenziato quanto l’Italia facesse paura ai tedeschi: “La Germania ci rispetta e lo dimostra il fatto che hanno modificato il loro sistema di gioco. E’ stata una gara maschia sotto tutti i punti di vista. Sturato ha avuto un problema al ginocchio e ha fatto una partita stoica, avevo difficoltà a trovare un sostituto. I ragazzi dimostrano che volere è potere, col lavoro si possono raggiungere risultati insperati. Dispiace uscire così ma va avanti una squadra fortissima. Averli tenuto testa significa molto. Torniamo a casa sereni sapendo che abbiamo dato tutto il possibile. Sono stati due anni fantastici culminati in un mese e mezzo incredibile. Ringrazio tutta la rosa dei 23, lo staff, i magazzinieri, i medici, si era creato qualcosa di magico”.

SOLO CONTRO TUTTI

Il ct della Nazionale si toglie un po’ di sassolini dalla scarpa: “La decisione di lasciare la Nazionale è stata presa in anticipo anche se per un momento avrei voluto continuare, però non ho potuto soprassedere su alcuni fatti. Nessuno mi ha supportato, neanche i giornalisti, sono sempre solo nel fare guerra a tutti. Va bene così, io lavoro in funzione della squadra e non per me. Qualcuno ha fatto passare questo messaggio per fare le trasmissioni. Nessuno mi ha appoggiato, il presidente lo ha fatto fino a un certo punto. Spero che in futuro si dia più spazio alla Nazionale. Mi sono battuto fino all’ultimo anche per spostare la Coppa Italia. Lascio una piccola macchina da guerra. Serve amore per la Nazionale, spero che sia passato questo messaggio”.

GENERAZIONE DI TALENTI

Conte è convinto del potenziale degli azzurri: “La mia più grande soddisfazione è aver lavorato con questi ragazzi che mi hanno dato tutto, hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo. Credo che questo la gente lo apprezzi. I ragazzi hanno trasmesso lavoro, sacrificio, entusiasmo… C’è una generazione che può crescere, le va data fiducia. I ragazzi devono giocare partite a questo livello. C’è una traccia importante che bisogna continuare, la federazione farà di tutto per proseguire questo lavoro”. Infine sul Chelsea:Appena ho deciso di non continuare con la Nazionale ho avvertito il presidente, dopodiché si è presentata l’occasione di andare lì e ho accettato. Ora ho bisogno di scaricare la delusione con una settimana di vacanza poi inizierò questa nuova difficile avventura, ma a me piacciono le sfide”.

Fabrizio Piepoli

Doumbia amaro contro la Roma: “Mi punirono perché non accettai la Cina”

La breve esperienza in giallorosso è stata al quanto traumatica per Doumbia. In poco meno di 365 giorni, l’ivoriano è passato dalla gloria per la Coppa d’Africa. vinta con la sua nazionale, fino  con la sua nazionale Campione d’Africa fino a vivere un vero e proprio incubo con i giallorossi. Un’avventura, quella romana, nata male  (vedi i fischi all’esordio dopo la pessima prova col Parma) e finita peggio. A testimoniarlo è lo steso giocatore in una breve intervista riportata da “La Gazzetta dello sport“:
Quando ho vinto la Coppa d’Africa ho festeggiato talmente tanto che mi ero dimenticato di essere un calciatore professionistaIn quei giorni, prima di arrivare in Italia, dormivo a malapena, ma se tornassi indietro lo rifarei e farei anche di più. L’anno dopo – aggiunge l’attaccante – la Roma voleva mandarmi per forza in Cina, ma quando ho rifiutato mi facevano allenare tre volte al giorno: alle 8, alle 12 e alle 16. Una punizione? Sì. Adesso sono al Basilea e cercherò di dare tante soddisfazioni ai miei tifosi”.

EURO 2016 – Germania Italia, Parolo: “I rigori la più grande emozione della mia carriera”

In zona mista il centrocampista della Lazio e della Nazionale Marco Parolo ha commentato l’eliminazione da Euro 2016: “Abbiamo fatto una grande partita ma siamo stati puniti dai rigori. Questi rigori hanno rappresentato la più grande emozione della mia carriera. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto, abbiamo cercato di buttare il cuore oltre l’ostacolo. Nello spogliatoio ci siamo sfogati anche con le lacrime. Siamo una squadra vera. Conte è dispiaciuto ma al contempo orgoglioso di noi. Non abbiamo rimpianti perché abbiamo dato tutto. Ho vissuto intensamente questi due anni, è stato bello vivere queste emozioni. Ringrazio il mister e tutti i compagni. Pellè e Zaza? Siamo dispiaciuto per loro ma fa parte del gioco. Abbiamo avuto tre match point e tre volte Gigi non l’ha presa per un soffio. Spero che gli italiani siano fieri di noi”.

 

EURO 2016 – Germania Italia, Buffon: “Abbiamo messo le basi per qualcosa di importante”

Ai microfoni di Sky Sport capitan Gigi Buffon ha commentato l’amara eliminazione da Euro 2016 avvenuta ad opera della Germania:Pensavamo che questo fosse l’ultimo passo a suggellare qualcosa di eccezionale. E’ assurdo non vincere ai rigori quando gli avversari ne sbagliano 3 su 5. Rimpianti? No, quelli possono venire quando non hai dato tutto o non hai lavorato al massimo. Dispiaciuti per non essere riusciti a compiere un’impresa unici. Felici che questo gruppo ha risvegliato i cuori dell’Italia calcistica. Si vede che non era storia ma abbiamo messo le basi per qualcosa di importante nel breve futuro”.

 

Auronzo – C’è subito la mano de “El Loco”: due giocatori resteranno a Formello

AGGIORNAMENTO DEL 03/07 ORE 08.10 – Emergono ulteriori dettagli sugli uomini che Bielsa poeterà con se ad Auronzo. Nessun “necessità fa virtù”, chi non rientra nei suoi piani resta a Formello per cercareuna nuova sistemazione. Da Roma partiranno in 23 alla volta di Auronzo di Cadore. Bielsa ha chiesto di lavorare con un gruppo ristretto. E sorprendentemente, come riporta la consueta rassegna stampa di Radiosei, tra coloro che partiranno in ritiro non ci sono ne Bisevac ne Gentiletti. I due difensori sono fuori dal progetto tecnico, ma era difficile immaginare un’esclusione simile. Viste le tante assenze per i nazionali Bielsa dovrà puntare molto sui giovani e anche qui c’è una novità un nuovo ingresso: dopo Guerrieri, Strakosha, Borrelli, Prce, Oikonomidis, Murgia e Germoni, il Loco ha deciso di puntare anche su Duje Javorcic. Centrocampista offensivo classe 1999, è arrivato a giugno dall’Rnk di Spalato e sarà il più giovane della spedizione. Il tecnico argentino in carriera non ha mai guardato la carta d’identità. Da capire solo cosa fare con Felipe Anderson. La questione Olimpiadi sta diventando un nodo inopportuno che visciolo al più presto. Che, in occasione del raduno di Formello, avrà un confronto con la dirigenza biancoceleste. L’obiettivo è ottenere il via libera per le Olimpiadi di Rio.

L’ideale sarebbe stato avere subito tutti a disposizione per permettere al nuovo tecnico di conoscere fin da subito a fondo la nuova rosa che ha a disposizione (in attesa del mercato). Purtroppo invece, complice il doppio impegno delle Nazionali, il ritiro ad Auronzo di Cadore vedrà una rosa poco numerosa. Saranno al massimo in 25 ad allenarsi sotto le tre Cime di Lavaredo. Nella spedizione figura pure Felipe Anderson anche se su di lui c’è un forte rebus da risolvere sulla questione Olimpiadi. Lasciarlo andare oppure no? Lui intanto esulta per la convocazione facendo orecchie da mercanteBielsa continua a negargli il permesso di partecipare, mentre pare che il Ds Tare abbia lasciato aperto qualche spiraglio. Si prospetta un braccio i ferro decisamente inopportuno in questo momento.

IL RITIRO – Sulle Dolomiti, dunque, mancheranno tutti i Nazionali (Berisha, Vargic, Marchetti, Parolo e Candreva, ma anche Biglia e Gonzalez) impegnati nell’Europeo o in Coppa America. Mentre, come riporta la rassegna stampa andata in onda su Radiosei, Bielsa porterà solo i giovani Guerrieri (su di lui un presunto interesse del Sassuolo), Strakosha (interessa al Catania), Borrelli, Prce, Oikonomidis, Murgia e Germoni (su cui punta la Salernitana). 

FORMELLORestaranno in 10 a Formello, in attesa di collocazione: Vinicius, Perea, Lombardi, Elez, Ronaldo, Crecco, Filippini, Minala, Tounkara e Pollace.

Balotelli il “modesto”: “Vincerò il pallone d’oro. Conte? Giusto non convocarmi”

Dopo l’ennesima stagione fallimentare al Milan, Mario Balotelli rischia di diventare una meteora del calcio nostrano. In una lunga intervista al Corriere della Sera, l’attaccante italiano si è raccontato tra autocritiche, obiettivi e sogni nel cassetto.

CONTE HA FATTO BENE

Nonostante siano passati 4 anni, tutti hanno ancora negli occhi il gol di Super Mario alla Germania a Euro 2012, ma da allora cos’è successo? “È successo che ho fatto due anni non ai miei livelli – risponde con molta onestà Balotelli -. Problemi fisici, altri problemi, non sono stato io. E Conte giustamente ha portato altri giocatori all’Europeo. Fossi stato in lui, avrei fatto esattamente la stessa cosa. Mi spiace non essere andato in Francia ma così doveva andare. Alla gente che mi ferma dicendomi che Conte avrebbe dovuto convocarmi, io rispondo: il vero Balotelli lo convocherebbe Conte, Ventura, qualsiasi allenatore. Il Balotelli di oggi no”.

SOGNO PALLONE D’ORO

Balotelli è convinto dei suoi mezzi e mira al Pallone d’oro: “Posso fare molto di più di quello che ho detto. Però ci vuole tempo. In una scala da 0 a 10, io mi sono fermato a 5, ma piano piano al 10 ci arriverò. Perché ci voglio arrivare. Diventerò Pallone d’oro. Anche se mi rendo conto di aver fatto due anni della mia carriera dove potevo avvicinarmi al 10 e invece sono rimasto a 5. Lo so, fa ridere, posso non aver fatto tutto l’indispensabile per essere il più forte, però l’importante è che l’ho capito e non è troppo tardi. Non voglio arrivare a fine carriera con il rimpianto di non aver fatto di tutto per diventarlo. Fino a due anni fa mi accontentavo di quello che avevo. Facevo bene, sapevo di avere dei colpi, ed ero felice così. Non avevo in testa di migliorare, pensavo bastasse. Mentre da due anni a questa parte ho cominciato a lavorare seriamente, eppure i risultati non sono arrivati. Forse ho pagato i 23 anni precedenti. Però sono molto tranquillo. Sono consapevole che negli ultimi due anni cambiato da così a così.

IL RAZZISMO IN ITALIA

Diverse le polemiche tra Super Mario e i tifosi razzisti: “Due anni fa sono arrivato al punto di chiamare il mio procuratore e dirgli: Mino, io non voglio più giocare in Nazionale. Non è giusto. Io nato in Italia, cresciuto in Italia, non sono mai stato in Ghana — anche se ci andrò — per la legge è giusto che io sia italiano. Per prendere quel certificato che è appeso all’ingresso, mi sono fatto ore di coda davanti alla questura ogni anno. Qualche volta mi piacerebbe che chi insulta dicendo che non esistono negri italiani se ne ricordasse”.

I RAPPORTI CON GLI ALLENATORI

Balotelli racconta dei rapporti coi vari allenatori: “Fantastico, bello con tutti. E anche con i presidenti, con Moratti, con Berlusconi... Disastroso solo con uno: Brandon Rodgers. La rissa con Mancini? Avevo 19 anni, dopo un intervento su un compagno lui si è arrabbiato, mi ha strattonato dicendo che rischiavo di fargli male. Tutto lì. È successo al venerdì, la domenica ero titolare. Mourinho? A lui piaceva fare il cinema, ma mi voleva bene. Si divertiva a farmi arrabbiare perché pensava che avrei reso di più da incazzato. Gli imputo solo una cosa: non mi ha fatto giocare la finale di Champions. Se entravo, segnavo sicuro. Me lo sentivo”. Chiusura sul suo futuro: “Il Milan mi ha lasciato, non ci torno più. Spero di giocare nel Liverpool”.

Fabrizio Piepoli

MUSICA – La scomparsa di Jim Morrison

Dopo anni di successi, ma anche anni di vita sconvolti da alcool e droga, il 3 luglio 1971, appena ventisettenne, il front-man dei Doors, Jim Morrison, viene trovato morto nella vasca da bagno del suo appartamento di Parigi. La causa ufficiale della morte è attacco cardiaco ma potrebbe anche essere stata causata da un miscuglio di droghe ed alcool.

Icona sexy e rockstar incontrollabile negli ultimi tempi, ormai preda dei suoi vizi, litiga sempre più spesso con il resto della band e con la sua compagna. Nel 1969 l’episodio peggiore. Durante il concerto di Miami, al Dinner Key Auditorium, dopo un lungo tour europeo e soprattutto dopo il tutto esaurito al Madison Square Garden, però, Morrison esagera e il concerto degenera in una vera e propria sommossa: sebbene non ci siano prove il cantante viene accusato di aver mostrato i genitali al pubblico. Il 20 settembre del 1970 viene processato e condannato per atti contrari alla morale e bestemmia in luogo pubblico, ma non per ubriachezza molesta e oscenità. È l’inizio della fine. Dopo qualche mese dal triste episodio di Miami, mentre si trova su un volo diretto a Phoenix, si fa arrestare nuovamente per ubriachezza e condotta molesta. Nel 1970 vede la luce uno dei migliori lavori dei Doors, “Morrison Hotel”, contenente la celebre “Roadhouse Blues”. Avrebbe potuto essere l’inizio di una sfolgorante carriera di bluesman per l’interprete di “The End”, genere assolutamente nelle sue corde ma non se ne rende conto più di tanto. Nel frattempo i Doors dal vivo non sono più quelli di prima. All’Isola di Wight, altro concerto leggendario, Jim inscena una delle sue peggiori performance, al termine della quale dichiara che quella sarebbe potuta essere la sua ultima esibizione. Tuttavia, questa arriva il 23 dicembre successivo, al Warehouse di New Orleans, quando il cantante dimostra di essere ormai arrivato alla fine della corsa: ubriaco, stravolto, completamente fuori giri e quasi sempre disteso sul palco. Nel 1971 Morrison si trasferisce a vivere a Parigi, con l’intento di dedicarsi alla poesia e di darsi una ripulita. Ad aprile il gruppo firma un altro lavoro interessante: “L.A. Woman”, contenente la celeberrima “Riders on the storm”. Le cose sembrano poter migliorare ma il 3 luglio Jim Douglas Morrison muore, in circostanze mai chiarite, nella sua abitazione. Due giorni dopo, durante un funerale di otto minuti e alla sola presenza della compagna, dell’impresario Bill Siddons, giunto dall’America, e della regista e amica di Jim, Agnes Varda, viene sepolto nel Cimitero di Père-Lachaise. Forse la morte è stata generata veramente da un attacco cardiaco, come riportato nella versione ufficiale, causato dall’eccesso di alcool; forse una morte inscenata ad hoc per fuggire dalla CIA, incaricata di “fare fuori” tutti i miti della controcultura, i sovversivi come Morrison, Janis Joplin, Jimi Hendrix; o forse, date le sue frequentazioni parigine, una overdose di eroina pura, molte sono e restano le congetture fatte sulla sua morte.

ACCADDE OGGI – L’esordio ufficiale della prima automobile: la Patent Motorwagen

Il 3 luglio del 1886 la Patent Motorwagen, la prima automobile della storia, effettua la sua prima uscita ufficiale percorrendo alcune decine di metri sulla circonvallazione di Mannheim, dove ha sede l’azienda del suo inventore Karl Benz.

Anni in cui la tecnologia avanzava tra la locomotiva a vapore e la rapidità impulsiva del telegrafo elettrico in un incedere inesorabile, foriero di invenzioni, soluzioni e ritrovati che hanno contribuito a delineare i contorni della seconda rivoluzione industriale. Al crepuscolo del secolo precedente il progresso assurgeva a concetto fondante dell’identità occidentale. E con la forza di conquiste scientifiche ritenute fino a poco tempo prima impensabili sconvolgeva ogni campo dell’attività umana. Compresa la mobilità: con l’incontro decisivo tra petrolio e ingegneria meccanica l’uomo liberava il cavallo e poneva le basi per la nascita di un oggetto rivoluzionario, descritto come capace di spostarsi da sé: l’automobile.

Quella che ha portato alla nascita della carrozza senza cavalli è stata una storia lunga decenni, durante i quali numerosi scienziati di tutto il mondo hanno apportato il loro contributo, compresi gli italiani Innocenzo Manzetti (artefice nel 1864 di una vettura a vapore) ed Enrico Bernardi (padre di un modello a benzina datato 1884).

Si arriva così al 3 luglio 1886 quando tra gli sguardi dei passanti, le cui espressioni variavano tra lo stupore e il disgusto, Karl Benz effettuò la prima passeggiata automobilistica della storia. In un primo momento la vettura era sprovvista di un vero e proprio serbatoio, e quindi si rese necessario che Eugen Benz, il primogenito, seguisse a piedi l’auto riempiendo il carburatore ogni volta che esauriva la sua scorta di carburante. La stampa dell’epoca non si fece scappare la notizia e tra parole di apprezzamento e di grande fiducia ne decantò le lodi ma, ignorandone il vero nome, battezzò la vettura Velociped”. Infatti, quando si parla di Benz Velociped ci si riferisce proprio alla Patent Motorwagen. Nonostante tutto la vettura fece fatica a conquistare i favori del pubblico e il successo tardò ad arrivare. Neanche il tentativo di presentarla a una mostra era servito per cui Benz cadde in depressione. Fu la moglie Bertha a ideare uno stratagemma tale da far impennare la celebrità della vettura e la sua reputazione dal punto di vista dell’affidabilità. Il 5 agosto 1888 la signora Benz “rubò” l’autovettura al marito e con i due figli percorse i circa 90 km che la separavano dalla casa dei suoi genitori, per poi tornare a Mannheim. La voce di tale impresa si diffuse ben presto nell’intero Paese. Con il suo stratagemma, Bertha Benz, non solo contribuì a consolidare la reputazione della Patent Motorwagen, ma anche al concetto stesso di automobile.

EURO 2016 – Conte: “Lascio una Nazionale temuta e rispettata da tutti. Questo non è un addio…”

Un rammaricato Antonio Conte ai microfoni di rai 1 ha commentato l’eliminazione dell’Italia da Euro 2016 ad opera della Germania: “Dispiace perché i ragazzi hanno dato tutto contro una squadra fortissima. Esser battuti ai rigori dispiace perché potevamo passare noi. Sono orgoglioso dei miei ragazzi. Il rimpianto per i rigori c’è ma non ho nulla da dire sulla prestazione e sull’attaccamento alla maglia dei ragazzi. Sono stati due anni incredibili e ora siamo rispettati e temuti da tutti.  Ritorno in futuro? La panchina dell’Italia regala sempre emozioni. Questo non è un addio ma un arrivederci”.

Fabrizio Piepoli

ITALIA – GERMANIA, LE FORMAZIONI UFFICIALI

Ecco le formazioni ufficiali di Germani – Italia:

Germania (4-2-3-1): Neuer; Howedes, Boateng, Hummels, Hector; Khedira, Kroos; Ozil, Muller, Kimmich; Gomez. All. Loew.

Indisponibili: –
Squalificati: – 
Diffidati: Boateng, Hummels, Khedira, Kimmich, Ozil.

Italia (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Florenzi, Sturaro, Parolo, Giaccherini, De Sciglio; Eder, Pellè. All. Conte.

Indisponibili: Candreva, De Rossi
Squalificato: Thiago Motta

FOTO – PSV e Philips: termina un’era lunga 34 anni. Ecco la nuova maglia

Dalla prossima stagione il PSV, celebre club olandese, darà il vi ad una nuova era. Infatti, dopo 34 anni, non avrà più la maglia con lo sponsor Philips. Il lungo binomio condito da tantissimi successi, è giunto al capolinea. Il nuovo sponsor sarà Energie direct.nl. Ma oltre a questo anche il binomio con la Nike è terminato. Al suo posto la Umbro. Una vera e propria rivoluzione per dare inizio ad un nuovo ciclo di successi.

Pulici rassicura Felipe Anderson: “Credo che Bielsa darà l’ok per le Olimpiadi”

Tra i vari punti interrogativi che circondano il mondo Lazio in questo periodo c’è pure quello inerente a Felipe Anderson. Il giocatore è stato convocato dalla selezione olimpica brasiliana per i giochi olimpici di Rio, ma pare che Bielsa non voglia perdere il numero 10 biancoceleste per tutto il mese d’agosto. Sulla questione è intervenuto l’ex portiere laziale Felice Pulici che su Radio Incontro Olympia ha commentato: “Sono convinto che alla fine Felipe Anderson andrà alle olimpiadi perché Bielsa che ha vinto un oro olimpico, non negherà la possibilità ad un giocatore di vivere un’esperienza del genere con la sua nazionale e nel caso poi, tornasse vincitore, potrebbe addirittura rendere il triplo nel proprio club la prossima stagione”.

CALCIOMERCATO – Thauvin: buone notizie per la Lazio

Buone notizie per la società biancoceleste sul fronte Thauvin. Il giocatore ventitreenne, richiesto espressamente dal tecnico argentino Bielsa, come si sa è uno degli obiettivi della dirigenza capitolina.

A quanto riportato da La Provence, al Newcastle, club proprietario del cartellino di Florian Thauvin, è arrivata la richiesta di rinnovo di prestito da parte del Marsiglia, ma il club inglese non sembra intenzionato a concedere questa formula. Il rifiuto del prestito del giocatore al club  francese potrebbe favorire le mosse della società biancoceleste.

CALCIOMERCATO – Everton: Berisha nel mirino

Si avvicina il calciomercato e per Etrit Berisha potrebbero aprirsi le porte per una nuova esperienza lontano da Formello.

A quanto riportato da express.co.uk il portiere della Lazio e della Nazionale Albanese sarebbe finito nel mirino dell’Everton. A suggerire al club inglese il nome dell’estremo difensore biancoceleste sarebbe stato direttamente il tecnico olandese Ronald Koeman.

EURO 2016 – Zeman: “E’ una gara che mi incuriosisce. Credo che vincerà l’Italia”

Per parlare dell’incontro in programma questa sera a Bordeaux tra Germania e Italia ai microfoni di Rai Sport è intervenuto Zdenek Zeman.

Queste le sue parole: “Sono curioso di assistere alla gara di questa sera. Quello dell’allenatore è un ruolo importante, Conte ha impostato una squadra dove si vede la mano del tecnico che non è solo selezionatore. L’Italia gioca un calcio offensivo che inizia sin dalla base difensiva, giocano sempre in chiusura e puntano sul contropiede. Vedo gli azzurri favoriti, credo che la squadra italiana vincerà contro i tedeschi. La squadra più Zemaniana dell’Europeo? Non c’è”.