La Lazio ha annunciato per dopodomani l’inizio del raduno. Assente il neo tecnico Marcelo Bielsa, atteso nella capitale tra mercoledì e giovedì a causa dell’obbligo di ritirare in Argentina il visto per l’Italia.
La partenza per il ritiro di Auronzo (ritiro che si concluderà il 23 luglio) è fissata per domenica prossima. Durante il ritiro in Veneto sono previste quattro amichevoli. I biancocelesti esordiranno alle 17 del 13 luglio con un’amichevole in famiglia: Lazio A-Lazio B; il 17 su espressa richiesta di Bielsa la squadra scenderà in campo a metà mattinata: infatti, l’amichevole con l’Iberos (squadra di quarta serie spagnola) è fissata per le 10. Il 20 sarà la volta di Lazio-Padova (ore 18) e infine il 23 luglio alle 16 ci sarà Lazio-Spal a chiudere il ritiro. In quest’ultima amichevole verrà messo in palio il trofeo “Tre Cime di Lavaredo” e la gara sarà anticipata dall’esibizione di una delegazione del Palio di Ferrara, il più antico del mondo.
Inoltre, secondo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport“, Bielsa inoltre ha chiesto e ottenuto di svolgere gli allenamenti a porte chiuse. Il provvedimento, seppur controvoglia, è stato accettato dalla società. Il club ha cercato di far presente all’argentino che per stare vcini alla propria squadra i tifosi, abituati ad assistere alle sedute di lavoro, da tempo hanno prenotato il viaggio per il Veneto ma il tecnico su questo punto è stato intransigente.
Il Comune di Auronzo non ha preso bene la decisione, il timore è che i sostenitori biancocelesti possano annullare le loro prenotazioni. Ad Auronzo sono previste anche altre iniziative: il 16 luglio si vivrà la notte biancoceleste, il 19 la presentazione della squadra. L’evento in programma dalle 21 si terrà in piazza Santa Giustina e non all’interno del PalaRoller come sempre avvenuto. Nei prossimi giorni verrà presentata anche la seconda maglia da gioco. La campagna abbonamenti, invece, verrà svelata la prossima settimana a Formello.

Icona sexy e rockstar incontrollabile negli ultimi tempi, ormai preda dei suoi vizi, litiga sempre più spesso con il resto della band e con la sua compagna. Nel 1969 l’episodio peggiore. Durante il concerto di Miami, al Dinner Key Auditorium, dopo un lungo tour europeo e soprattutto dopo il tutto esaurito al Madison Square Garden, però, Morrison esagera e il concerto degenera in una vera e propria sommossa: sebbene non ci siano prove il cantante viene accusato di aver mostrato i genitali al pubblico. Il 20 settembre del 1970 viene processato e condannato per atti contrari alla morale e bestemmia in luogo pubblico, ma non per ubriachezza molesta e oscenità. È l’inizio della fine. Dopo qualche mese dal triste episodio di Miami, mentre si trova su un volo diretto a Phoenix, si fa arrestare nuovamente per ubriachezza e condotta molesta.
Le cose sembrano poter migliorare ma il 3 luglio Jim Douglas Morrison muore, in circostanze mai chiarite, nella sua abitazione. Due giorni dopo, durante un funerale di otto minuti e alla sola presenza della compagna, dell’impresario Bill Siddons, giunto dall’America, e della regista e amica di Jim, Agnes Varda, viene sepolto nel Cimitero di Père-Lachaise. Forse la morte è stata generata veramente da un attacco cardiaco, come riportato nella versione ufficiale, causato dall’eccesso di alcool; forse una morte inscenata ad hoc per fuggire dalla CIA, incaricata di “fare fuori” tutti i miti della controcultura, i sovversivi come Morrison, Janis Joplin, Jimi Hendrix; o forse, date le sue frequentazioni parigine, una overdose di eroina pura, molte sono e restano le congetture fatte sulla sua morte.
Anni in cui la tecnologia avanzava tra la locomotiva a vapore e la rapidità impulsiva del telegrafo elettrico in un incedere inesorabile, foriero di invenzioni, soluzioni e ritrovati che hanno contribuito a delineare i contorni della seconda rivoluzione industriale. Al crepuscolo del secolo precedente il progresso assurgeva a concetto fondante dell’identità occidentale. E con la forza di conquiste scientifiche ritenute fino a poco tempo prima impensabili sconvolgeva ogni campo dell’attività umana. Compresa la mobilità: con l’incontro decisivo tra petrolio e ingegneria meccanica l’uomo liberava il cavallo e poneva le basi per la nascita di un oggetto rivoluzionario, descritto come capace di spostarsi da sé: l’automobile.
Si arriva così al 3 luglio 1886 quando tra gli sguardi dei passanti, le cui espressioni variavano tra lo stupore e il disgusto, Karl Benz effettuò la prima passeggiata automobilistica della storia. In un primo momento la vettura era sprovvista di un vero e proprio serbatoio, e quindi si rese necessario che Eugen Benz, il primogenito, seguisse a piedi l’auto riempiendo il carburatore ogni volta che esauriva la sua scorta di carburante. La stampa dell’epoca non si fece scappare la notizia e tra parole di apprezzamento e di grande fiducia ne decantò le lodi ma, ignorandone il vero nome, battezzò la vettura “Velociped”. Infatti, quando si parla di Benz Velociped ci si riferisce proprio alla Patent Motorwagen. Nonostante tutto la vettura fece fatica a conquistare i favori del pubblico e il successo tardò ad arrivare. Neanche il tentativo di presentarla a una mostra era servito per cui Benz cadde in depressione.
Fu la moglie Bertha a ideare uno stratagemma tale da far impennare la celebrità della vettura e la sua reputazione dal punto di vista dell’affidabilità. Il 5 agosto 1888 la signora Benz “rubò” l’autovettura al marito e con i due figli percorse i circa 90 km che la separavano dalla casa dei suoi genitori, per poi tornare a Mannheim. La voce di tale impresa si diffuse ben presto nell’intero Paese. Con il suo stratagemma, Bertha Benz, non solo contribuì a consolidare la reputazione della Patent Motorwagen, ma anche al concetto stesso di automobile.