Nell’era della tecnologia moderna, la morte di personaggi famosi è ormai all’ordine del giorno. No non vogliamo dare la colpa ai siti internet o ai social Facebook e Twitter della dipartita di qualche Vip, ma sarà sicuramente capitato a tutti di leggere notizie sulla scomparsa di un noto personaggio, riscontrando in seguito la non autenticità della notizia stessa. Ecco è davvero incredibile quanto nelle ultime ore si è potuto leggere on-line: secondo alcuni siti Yuri Chechi è stato dato per morto. “Il signore degli Anelli”, dopo esser stata annunciata questa che è una vera e propria bufala, viene raccontato dagli stessi attraverso i suoi successi, i trofei, dando anche informazioni sulla sua vita. Le più importanti testate non hanno dato nessuna notizia ufficiale, tanto da confermare quanto questa sia la bufala del giorno. La tecnologia avanza e il mondo si sta modernizzando sempre più grazie al web, ai vari social dove ognuno può comunicare liberamente, ma questo crediamo sia un abuso di tale possibilità. Ci vorrebbe da parte di questi siti minori un po più di rispetto e sensibilità verso i propri lettori, ma soprattutto verso quei personaggi famosi che hanno il terrore di ritrovarsi improvvisamente “uccisi dal web”.
Che vergogna questa società! Mauri non merita questa insensibilità…
La storia ultracentenaria della Lazio ha visto tantissimi campioni vestire la maglia della prima squadra della capitale. In 116 anni, questi grandi calciatori hanno offerto il loro contributo alla causa biancoceleste in diversi periodi, esaltanti o meno ma hanno comunque lasciato impresso il loro nome nella gloriosa storia di questa società. Alcuni calciatori vengono ricordati per sempre, non solo per i gol o per le coppe alzate al cielo, questi vengono ricordati anche per il loro attaccamento alla maglia, il rapporto stretto con i tifosi e l’abnegazione mostrata ogni qualvolta essi venivano chiamati in causa. Spesso per capire quali sono quei giocatori che hanno fatto la storia di un club si ricorre al numero di presenze e agli anni passati con lo stesso club, nella Lazio in pochi sono riusciti a toccare le 300 partite con l’aquila sul petto, soltanto otto in 116 anni di vita e ogni volta che si pronuncia il nome e cognome di questi calciatori, nella mente dei tifosi laziali riaffiora sempre un bellissimo ricordo riguardante questi uomini: Giuseppe Favalli (401), Pino Wilson (394), Paolo Negro (376), Aldo Puccinelli (342), Luca Marchegiani(339), Vincenzo D’Amico (338), Cristian Ledesma (318), STEFANO MAURI (300).
Dopo 10 anni di Lazio, il 13 marzo 2016 Stefano Mauri ha raggiunto le 300 presenze con la maglia della Lazio. La nota stonata dell’ultimo Lazio-Atalanta, crediamo sia la non riconoscenza da parte della società verso un ragazzo che con questa maglia ha raggiunto un traguardo storico. Come non consegnare una targa ad un uomo che ha dato tanto per la Lazio ed è rimasto a Roma, in alcuni periodi, anche a dispetto dei santi posizionandosi tra i primi calciatori con più presenze nella storia laziale? In tanti addetti ai lavori neanche sapevano, dato l’assenteismo della comunicazione Lazio, di questo traguardo raggiunto dall’uomo spogliatoio di questa squadra. La Lazio non riesce a “vendersi” bene, perché forse non ritiene così interessante farlo, ma poi non ci si lamenti quando i mezzi di comunicazione scelgono di dar più risalto ad altre società. Nell’ultima partita, in cui ha toccato le 300 gare con la maglia biancazzurra, grazie ad una percussione in area Stefano Mauri ha dato la possibilità alla Lazio di andare in vantaggio grazie al gol di Klose, una vittoria nel segno di Stefano Mauri. Non poteva essere altrimenti, per uno che di partite ne ha vinte tante, dentro ma soprattutto fuori dal campo.
Un capitano coraggioso, che alle critiche e alle malelingue rispose con quell’eurogol di rovesciata in quel Lazio-Napoli, Stefano ha sempre saputo di poter lasciare un segno indelebile e contro tutti c’è riuscito, lui è l’unico capitano nella storia calcistica romana ad aver alzato una coppa in una finale-derby. Stefano Mauri ne ha passate tante e ne ha visti tanti di calciatori andar via in questi 10 anni ma lui è rimasto, ha mostrato carattere in molte situazioni, i suoi compagni lo chiamano ancora capitano, nonostante per le varie vicissitudini non ha più la fascia sul braccio.
Se dovessimo prendere un’immagine come simbolo di questi 10 anni di bei momenti misti ad avversità, non crediamo sia una coppa al derby (anche se indelebile) a descrivere l’uomo Stefano Mauri, ma un’immagine ancor più emblematica è quella che vede Stefano uscire dall’ingiusto carcere preventivo, con la borsa in mano e il sorriso stampato bene in viso come a dire “Ho sempre riso in faccia a chi mi voleva finito…”.
Dopo 10 anni è ancora Mauri, e la società ha perso l’ennesima occasione per dimostrarsi vicina alla storia della Lazio, ma in queste 12 primavere di gestione Lotito l’ingratitudine verso Stefano Mauri sarà soltanto l’ennesimo episodio che va a confermare quanto Lotito tenga a questo ambiente, a questi giocatori, a questi tifosi, quanto non tenga a questa Lazio. A fine gara Stefano Mauri ha dichiarato: ““Sono onorato di aver indossato 300 volte questa maglia…”, e la società, è onorata anche lei di aver in rosa un calciatore che ha raggiunto questo traguardo? Ai posteri l’ardua sentenza…
Lazio-Sparta Praga: ecco le misure di sicurezza
Si è tenuto ieri nel tardo pomeriggio, presieduto dal Questore D’Angelo, il tavolo tecnico dove sono state esaminate, nel dettaglio, le misure di sicurezza per l’incontro di calcio Lazio – Sparta Praga, gara di ritorno degli ottavi di finale di Europa League, che si disputerà domani alle ore 19.00 presso la Stadio Olimpico. Sono circa 1300 i tifosi della squadra ospite attesi, che arriveranno a Roma a bordo di aerei ed autobus. Dalle ore 15:00 di domani, i supporters ospiti potranno recarsi in piazzale delle Canestre da dove, scortati dalle forze dell’ordine, raggiungeranno l’impianto sportivo a bordo di autobus messi a disposizione dall’Atac. L’apertura dei cancelli è prevista per le ore 16:00. A sorvegliare i tifosi squadre miste di poliziotti italiani e cecoslovacchi, con il supporto di un elicottero della Polizia di Stato. Predisposti particolari servizi di vigilanza, già dalla giornata odierna, sia nei pressi dello Stadio Olimpico, che nelle zone maggiormente frequentate del centro storico.
Keita rompe il silenzio e svela il suo futuro
E’ il giocatore del momento, colui che ogni volta che viene chiamato in causa riesce a dare grande vivacità e imprevedibilità alla manovra biancoceleste, stiamo parlando di Keita Balde Diao. Il classe ’95, gioiellino della Lazio, dopo un periodo difficile in cui non sembrerebbe aver riconquistato la fiducia di Pioli e dell’ambiente: il suo estro, le sue accellerazioni e la sua fantasia saranno sicuramente importanti in questo rush finale e infatti molto probabilmente anche domani contro lo Sparta Praga partirà titolare. Affetto che sicuramente lui non ha mai smesso di ricambiare, neanche quando ormai tutti lo davano lontano da Roma. Proprio del suo futuro professionale, l’ex Barcellona, deciso ha deciso di parlare in una lunga intervista al portale TFM: “Sono tranquillo. La Lazio è una grande squadra che ha un’ottima organizzazione. Roma è una città tranquilla, piena di gente simpatica”.
IL PRIMO AMORE NON SI SCORDA MAI – “La Lazio è la squadra con la quale ho firmato il mio primo contratto da professionista. Il club mi ha aiutato molto. Ho esordito in prima squadra quando avevo appena 18 anni. Adesso ne ho 20 e sono alla mia terza stagione in Serie A. Ho avuto la possibilità di giocare la finale di Supercoppa Italiana contro la Juventus e abbiamo vinto la Coppa Italia contro la Roma. In realtà va tutto bene”.
IL SUO IMPIEGO – “In squadra abbiamo tanti giocatori di qualità, soprattutto nel mio stesso ruolo: da Candreva a Felipe Anderson. Ecco perché io non ho sempre il posto da titolare, ma per l’età che ho gioco abbastanza. Io devo continuare a crescere e prendere più confidenza”.
IL MERCATO – “Sì è vero, ho avuto delle proposte da altri club, ma io sono concentrato sulla Lazio. Ho un contratto ancora fino al 2018 e per il momento rimango qui”. Vuole la Lazio, prova sentimenti forti per questi colori. Ma confessa di avere un sogno nel cassetto: “La mia ambizione è arrivare a giocare nelle migliori squadre del mondo come Barcellona, Real Madrid e Manchester United, è il sogno di tutti i ragazzi. Il mio club preferito? Non posso rispondere… dico la Lazio! (ride, ndr)“.
IL SENEGAL – “Sono molto fiero e orgoglioso di aver scelto il Senegal, prima di decidere ne ho parlato anche con Koulibaly (difensore del Napoli, ndr). Io sono nato in Spagna ma i miei giocatori sono senegalesi. Loro mi hanno parlato spesso del Senegal, mi hanno detto che lì ho molti tifosi. Ho scelto il Senegal soprattutto per i miei genitori. Gli scarpini diversi? Sì, è vero. Uno ha la bandiera del Senegal, l’altro quella della Spagna. Non posso ignorare né l’una, né l’altra parte di me. Non sono cose che si possono rimuovere. Ecco perché ho scelto di rappresentare questa idea con gli scarpini che indosso ogni partita. Anche la Spagna mi ha dato molto, e questo lo apprezzo tanto”. Ciò è sicuramente motivo di orgoglio per i suoi cari: “Per me, per mia, madre, per mio padre e per la mia famiglia spero di portare il Senegal il più in alto possibile. La mia è stata una scelta personale. Un calciatore vuole giocare sempre il più possibile, soprattutto a 20 anni. Ma non c’è nessuno che è venuto a parlare o ha cercato di convincermi. È stata una mia scelta personale, ripeto. Conosco poco del Senegal, quasi niente. Le uniche cose che so arrivano dai miei genitori che me ne hanno parlato molto. Ho parlato sia con l’allenatore che con i membri della Federazione Senegalese e ho spiegato a loro la mia decisione di far parte della Nazionale”
GLI INIZI – “Ho iniziato a giocare a calcio da bambino. A 7 anni ero in un centro di formazione, poi a 9 mi ha prelevato il Barcellona dicendo che vedevano in me del talento. Secondo me la cantera del Barcellona è uno dei migliori posti dove imparare a giocare a calcio. È una delle più grandi società in Europa e nel mondo. Non ho avuto bisogno di fare provini, appena mi hanno visto giocare mi hanno preso subito. Sono rimasto a La Masia (sede del vivaio del Barcellona, ndr) dai 9 ai 16 anni. Dopo l’esperienza al Barcellona ho sono venuto qui alla Lazio. È stato il club che mi ha cercato di più. All’inizio non sono venuto qui con la famiglia, ero da solo. Dormivo nel centro sportivo, ero ancora minorenne quando la Lazio mi ha preso“.
Pin: “Lazio, senza entusiasmo non si va da nessuna parte.”
Gabriele Pin, colonna del centrocampo biancoceleste a cavallo tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, è intervenuto sugli 88.100 di Elle Radio nella trasmissione “I Laziali Sono Qua” condotta da Danilo Galdino e da Vincenzo Oliva, alla vigilia della fondamentale sfida contro lo Sparta Praga.
Che partita sarà quella di domenica sera? “Sicuramente si tratta di una partita importante che potrebbe consentire alla Lazio di continuare a vivere il sogno dell’Europa League. Considerando le squadre che sono rimaste in lizza anche per l’autostima del gruppo sarebbe importantissimo passare il turno.“
Con le maglie di Juventus e Parma Pin ha ottenuto grandi successi europei nella sua carriera: “Per arrivare in fondo a queste competizioni bisogna trovare un giusto equilibrio tra società, squadre e tifosi. Lo stadio deve essere all’altezza di una Coppa Europea, ci deve essere grande entusiasmo perché senza di esso non si va da nessuna parte, e l’entusiasmo va trasmesso da tutte le componenti del club. Dal punto di vista tecnico ovviamente ogni partita va affrontata al massimo visto che in Europa si affrontano avversari che non si conoscono alla perfezione. La Lazio però ha i mezzi per andare molto avanti in Europa League.“
La sfrontatezza di alcuni giovani può essere una carta in più per fare strada in Europa League e migliorare la stagione rispetto a quanto visto in campionato? “Secondo me il ko nel preliminare di Champions ha avuto un effetto psicologico devastante sul gruppo. La preparazione è stata molto condizionata anche dalla partita di Supercoppa a Shanghai, lo si è visto anche dai guai ai quali è andata incontro la Juventus. Ritrovarsi a rincorrere giocando su tre fronti non è mai facile: ci sono delle situazioni che vanno gestite in costante emergenza. Sicuramente la presenza di tanti giovani può garantire freschezza ma anche rappresentare un handicap sul piano dell’esperienza.“
Quale ipotesi può essere praticabile per risollevare le sorti dell’attacco biancoceleste? “Credo che un Klose ritrovato, che sembra stia vivendo un momento finalmente positivo dal punto di vista fisico, rappresenti una carta in più alla quale non si possa rinunciare. Il tedesco in forma crea sempre soggezione nelle difese avversarie. L’importante però è il supporto della squadra al gioco offensivo: la Lazio l’anno scorso creava sistematicamente la superiorità numerica in attacco, dimostrando voglia e determinazione in tutte le azioni.“
La Lazio potrebbe diventare l’unica squadra italiana impegnata in campo europeo. A meno che la Juventus non faccia l’impresa a Monaco di Baviera… “Il compito bianconero mi sembra davvero arduo, anche perché il Bayern a Torino ha giocato in totale emergenza difensiva. Con i recuperi previsti stasera nella formazione titolare ed il sostegno dell’Allianz Arena, alla squadra di Allegri servirà una partita assolutamente straordinaria per raggiungere i quarti di finale di Champions League.“
Fabio Belli
MERCATO – Possibile sorpresa per la panchina
Si è molto parlato in queste settimane in casa Lazio del possibile addio a fine stagione di Stefano Pioli e del nome (anzi dei nomi, perché, da Mihajlovic a Juric passando per Di Francesco, ne sono circolati davvero tantissimi) del suo possibile successore sulla panchina biancoceleste. Ebbene, nelle ultime ore è giunto, un po’ a sorpresa, un nuovo sviluppo: il tecnico parmense potrebbe infatti alla fine clamorosamente restare al timone della squadra capitolina. A riferirlo l’edizione odierna di ‘Tuttosport’, secondo cui Pioli, in virtù anche dei buoni risultati ottenuti sin qui in Europa, starebbe recuperando terreno sotto il profilo della fiducia della società. La quale, vista forse anche la mancanza di nomi altisonanti in grado di riportare da subito la squadra agli alti livelli che le competono, potrebbe alla fine concedere una nuova chance all’ex allenatore del Bologna.
Lazio, Scudetto 1915, l’Avv. Mignogna: “Attesa una risposta dalla FIGC sul dossier emerotecario”
L’avvocato Gian Luca Mignogna, promotore dell’iniziativa per riassegnare lo scudetto 1915 ingiustamente negato alla Lazio, è intervenuto su Radiosei per fare il punto della situazione, alla luce del Dossier Emerotecario inviato in FIGC che potrebbe rappresentare la svolta in vista dell’istituzione della commissione straordinaria:
“Fu un atto di prepotenza sportiva di proporzioni bibliche, ma con il Dossier Emerotecario abbiamo raccolto prove schiaccianti che testimoniano come i diritti della Lazio furono calpestati e come la storiografia ufficiale avesse sorvolato sui fatti. I giornali dell’epoca, L’Italia sportiva’ e ‘L’idea nazionale’, ci hanno aiutato a ricostruire l’andamento delle cose. Il Dossier è stato inviato ufficialmente alla Figc, in tempi non troppo lunghi ci dovrebbe essere una risposta. E’ difficile capire quando precisamente la FIGC potrà far pervenire risposte, potrebbe accadere a fine stagione come tra pochi giorni, ma a questo punto ci aspettiamo delle novità molto importanti. Il Dossier ha apportato delle novità decisive tanto da avermi costretto a modificare il testo della petizione e, assieme alla Consulta Biancazzurra, ho chiesto alla Panini di modificare la storiografia di quel campionato“.
Viareggio Cup, il punto sulla seconda giornata: Bologna, Milan e Genoa cominciano col botto
Comunque la sorpresa di giornata è il successo dei congolesi dell’Ujana sul Cagliari che solo sul finale si è fatto vivo con il gol della bandiera di Cortesi. Anche i nigeriani dell’Abuja spaventano l’Entella, che confeziona il recupero-sorpasso con Moreo e Mitta.
Il Rijeka, del patron spezzino Volpi, si fa strapazzare dal Genoa. I croati, club dall’illustre tradizione, non ha mai impensierito i rossoblù.
MERCATO – “Senza fine” le voci su Antonio Candreva.
Ancora ‘rumors’, ancora chiacchericcio su Antonio Candreva riguardo il suo futuro. Il talento biancoceleste sembra non aver pace. Questa volta è ‘Tuttosport’ a metterne in dubbio la permanenza alla Lazio.

L’Inter continua a pensare al centrocampista come arma in più per Roberto Mancini che pare essere la prima scelta per il mercato estivo. Non è più una novità che la richiesta del presidente Lotito non sia inferiore ai 20 milioni di euro.
A oggi quel che è certo è che il futuro del numero 87 è ancora tutto da scrivere.
L’Arciere Parolo – Determinante in Europa League finora
Il centrocampista Marco Parolo, collante necessario tra difesa e attacco sarà regolarmente in campo questa sera nel match di Europa League contro lo Sparta Praga.

Il giocatore, come si legge questa mattina nell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, è andato a segno 3 volte in Europa (come Djordjevic, che però è un centravanti): contro il Dnipro, il Galatasaray e nell’andata, appunto, contro lo Sparta Praga. Rete che potrebbe risultare decisiva ai fini del passaggio del turno.
Statistiche che lasciano ben sperare, e che consentono a Stefano Pioli di avere una freccia in più questa sera nel suo ‘arco’.
Palermo, scacco alla Mafia. In manette 62 persone tra i quali..
Sessantadue ordini d’arresto sono stati eseguiti questa mattina dai carabinieri, coordinati dalla Procura di Palermo, nei confronti di soggetti indagati per associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, ricettazione, favoreggiamento e reati in materia di armi aggravati dal metodo mafioso. L’operazione è stata denominata «Brasca-quattro.zero».
Sono state poste sotto sequestro attività commerciali, imprese e beni immobili. Il blitz di questa mattina è frutto di due distinte indagini condotte dal Ros e dal Gruppo carabinieri di Monreale, che hanno interessato i mandamenti di Villagrazia-Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato e che hanno avuto significativi collegamenti in occasione della riorganizzazione di quest’ultima cosca e del dipendente clan di Altofonte.
Una riorganizzazione, condotta tra Palermo e provincia, all’ombra di due capimafia ormai anziani e fedelissimi di Totò Riina: si tratta di Mario Marchese, 77 anni, e di Gregorio Agrigento, 81, che sono tra gli arrestati. La Vasta operazione antimafia di fatto mette fine a questo tentativo di riorganizzazione. I carabinieri e la Procura hanno ricostruito gli assetti di vertice nonché i rapporti con i vertici dei mandamenti limitrofi, e documentato numerosi reati che dimostrano la capacità di controllo del territorio da parte dell’organizzazione criminale.
Debiti con Equitalia? Potresti circolare con un’auto soggetta a fermo amministrativo e non saperlo
Tutte le volte, infatti, che l’Agente per la riscossione procede a iscrivere al PRA il blocco del mezzo non è tenuto a comunicarlo al proprietario, sicché quest’ultimo non è posto nella condizione di sapere del divieto di circolazione.
ESEMPIO: Il sig. Mario Rossi si presenta allo studio dell’avvocato e gli dice: “Equitalia ha iscritto il fermo sulla mia auto, ma solo per caso me ne sono accorto, in quanto stavo procedendo a venderla. Nessuno però me lo aveva comunicato e, per tutto questo tempo, ho circolato con un mezzo che non poteva farlo. Peraltro esponendomi a un grosso rischio”. Mario Rossi, peraltro, non ha mai ricevuto il preavviso di fermo perché Equitalia lo ha spedito a un indirizzo sbagliato. Ma questo non avrebbe certo interessato alle forze dell’ordine qualora, per caso, lo avessero fermato.
Il debitore, in ultimo, potrebbe circolare serenamente ed inconsapevolmente, con il rischio che, se fermato dalla polizia, i problemi di carattere giudiziario diverrebbero di gran lunga più seri.
Tra le diverse garanzie previste dalla legge in favore del contribuente, non si è pensato di prevedere l’obbligo, da parte di Equitalia, di comunicare l’avvenuta iscrizione del fermo auto. La legge prevede solo la necessità di inviare un preavviso di fermo da notificarsi non meno di 30 giorni prima di procedere al blocco dell’auto. Si tratta cioè di un termine minimo, ma nulla toglie che l’Agente della riscossione possa provvedere anche ben oltre tale scadenza, a distanza di diverse settimane. Anzi, la pratica insegna che ben più di una volta sia avvenuto che, a fronte della notifica di un preavviso, il fermo non sia più stato iscritto o sia stato iscritto a distanza di oltre 30 giorni dalla notifica dello stesso. Peraltro nessuno garantisce che – come nel caso del sig. Rossi – Equitalia abbia davvero spedito il preavviso.
CONSEGUENZE – Non sapendo il contribuente quando piomberanno le ganasce fiscali, e non potendo certo recarsi ogni giorno al PRA per verificarlo, egli potrebbe circolare con un mezzo che, invece, dovrebbe rimanere fermo in garage. In questo modo, la legge lo espone al rischio di sanzioni assai pesanti per un comportamento non certo colpevole. Infatti, la volontarietà dell’infrazione si può avere solo nel momento in cui vi sia consapevolezza del divieto; invece, il preavviso di fermo non è un atto tale da porre il contribuente nella condizione di conoscere la misura interdittiva, essendo quest’ultima una mera eventualità, peraltro incerta nel giorno. Se manca, dunque, la volontà, mancherebbe anche la possibilità di applicare le sanzioni. Sanzioni che, peraltro, sono particolarmente onerose: in caso di utilizzo del bene sottoposto a fermo si applica la sanzione da € 770 a € 3.086 [1], salva l’applicazione delle sanzioni penali per la violazione degli obblighi posti in capo al custode; è disposta, inoltre, la confisca del veicolo.
LACUNA GIUDIZIARIA – Non è la prima lacuna della legge sul fermo auto: non è passato neanche un mese da quando sollevammo la questione dell’impossibilità di sospendere il fermo, poi risoltasi con una scelta di compromesso. Oggi ci auguriamo che anche questo grave deficit normativo possa essere regolato dal legislatore nel breve periodo.
Fonte: Laleggepertutti
Trapattoni scampato al “Terrorismo” – Vivo per miracolo
Retroscena da incubo per Giovanni Trapattoni che ha confessato di essere vivo per miracolo. Infatti sarebbe dovuto essere nel resort di Gran Bassam, 40 km da Abdjan, Costa d’Avorio, teatro del massacro perpetrato dai terroristi islamici che ha causato 18 morti e 33 feriti.
Il Trap compirà 77 anni domani, ha raccontato parlando con Marco Bernardini, sul blog “Ho visto cose”, di calciomercato.com: “Sai, Marco devo proprio avere un santo che mi protegge da lassù. Oppure, molto più semplicemente, è intervenuta mia sorella Romilde che è andata in cielo due anni fa. Insomma io, la scorsa settimana, sarei dovuto partire per la Costa d’Avorio dove mi attendevano per consegnarmi la loro nazionale di calcio. Contratto di un anno e posto da favola dove vivere. Credo proprio in quel resort di lusso dove quegli animali arrivati con le barche dal mare e nascosti dietro l’alibi di una guerra di religione hanno compiuto una carneficina. Mi sa tanto che non è più tempo di andare per il mondo”.
PAPA: Madre Teresa di Calcutta sarà proclamata Santa. La cerimonia ci sarà il…
Madre Teresa è una figura conosciuta universalmente come simbolo dell’abnegazione, della solidarietà, dell’amore verso i fratelli. Agnese Gonxha Bojaxhiu, questo il nome all’anagrafe che aveva, nacque il 26 agosto del 1910 a Skopje in Macedonia da genitori albanesi originari della regione del Kosovo. E’ morta in India, il 5 settembre del 1997, all’età di 87 anni. A 18 anni decide di entrare nell’istituto della Beata Vergine Maria delle Suore di Loreto, missionarie in India. Sceglie il nome di Teresa, ispirandosi alla santa di Lisieux, e raggiunge un convento a Calcutta. Nel 1946, decide di uscirne per mettersi al servizio dei «più poveri tra i poveri», ottenendo due anni dopo l’autorizzazione del Vaticano ad agire, a patto di mantenere la sua condizione di religiosa. Madre Teresa abbandona però il velo nero, prende la cittadinanza indiana, segno di profondo legame con l’India che proprio allora conquistava la sua indipendenza dall’Inghilterra, e si mette a servizio degli scarti umani, i lebbrosi, coloro che non venivano considerati da nessuna casta.
Nel 1979, Madre Teresa ottiene il Premio Nobel per la Pace e devolve il denaro ricevuto per i poveri della sua Calcutta. Dal 1991 al 1993, si ammala di polmonite, viene colpita da problemi al cuore e contrae la malaria. Muore nel 1997. Appena sei anni dopo, nel 2003 Papa Giovanni Paolo II la proclama Beata. E il prossimo 4 settembre, sarà Papa Francesco a canonizzarla. Era circolata l’ipotesi che il Papa potesse invece recarsi a Calcutta per canonizzare Madre Teresa, ma invece sarà canonizzzata a Roma.
RASSEGNA STAMPA – Lazio, per Mauricio niente prova tv
Nessun provvedimento disciplinare per Mauricio. Non scatta la prova tv per il difensore della Lazio, protagonista di un contatto con Pinilla nel match contro l’Atalanta segnalato dalla Procura Federale. L’arbitro Guida è stato interpellato e ha scritto via mail: “In merito all’accaduto del 45′ del primo tempo della gara, non ho potuto vedere e valutare il contatto tra i calciatori Mauricio e Pinilla poiché, girato di spalle ed intento a controllare il calciatore che stava per battere la rimessa laterale”. Il giudice poi ha stabilito che “dalle immagini televisive non può essere tratta una incontrovertibile valutazione circa l’intera dinamica del movimento del braccio del calciatore laziale (una gomitata? un contatto dell’avambraccio? il braccio portato volutamente all’indietro per colpire l’antagonista?), circa l’energia impressa e circa, soprattutto, l’intenzionalità che connota la condotta violenta”.
Fonte : Il Correre dello Sport
RASSEGNA STAMPA – Felipe Anderson: “Ma quale United, resto alla Lazio”
“Ero sul divano, i miei amici e la mia famiglia hanno iniziato a contattarmi perché avevano letto su internet che il Manchester United mi aveva acquistato. A quel punto mi sono informato, ma nessuno sapeva nulla”. Il dubbio deve essere venuto a Felipe Anderson stesso, ma è durato poco: “Se fosse stato vero la società me ne avrebbe parlato”. Il Pipe non va da nessuna parte, anzi, giura amore alla Lazio in un’intervista brasiliana a Globoesporte: “Io resto qui, il mio desiderio è quello di rimanere alla Lazio perché devo dimostrare ancora tanto e devo migliorare per far crescere questa società. Il presidente e la squadra mi vogliono e io li aspetto a braccia aperte. Non penso a nessun altro club in particolare – confessa il brasiliano – la Lazio ha creduto tanto in me e io cerco di fare del mio meglio.”
Fonte : Il Tempo
RASSEGNA STAMPA – de Vrij promette: «Tornerò più forte di prima. La prossima settimana sarà in campo ad allenarmi»
«Ogni giorno mi sento più forte e riesco a muovermi meglio. Ci vediamo in campo!». Lo ha promesso Stefan de Vrij, difensore della Lazio infortunato al ginocchio dallo scorso autunno. L’assenza del centrale si è fatta sentire eccome dalle parti di Formello e Pioli spera che il calciatore possa recuperare al meglio. Intervistato da 90/24 Sports, l’olandese, in un video, ha fatto chiarezza sul suo infortunio.
Recupero Dopo aver subito un intervento chirurgico a novembre, de Vrij ha svolto un lento e graduale programma di riabilitazione: “All’inizio di questa stagione – ha rivelato Stefan – ho avuto molti alti e bassi, alla fine abbiamo deciso che la migliore soluzione fosse l’operazione. Inizialmente sono stato a casa per diverso tempo, poi ho iniziato a lavorare duramente in palestra. Ogni settimana mi sento più forte e riesco a muovermi meglio.”
Fonte : Il Messaggero
Laura Barriales: “Felipe Anderson mi ha colpito. E’ giovane e bello ma…”
Laura Barriales, nota showgirl e conduttrice del programma Total Italian Football (magazine della Lega di Serie A TIM), è intervenuta ai microfoni di Lazio Style Channel, per parlare dell’intervista a Felipe Anderson: “Mentre parlavo con Felipe ho cercato di farlo sentire subito a suo agio, sono rimasta piacevolmente colpita dalla sua personalità. È una ragazzo molto umile e religioso, è facile perdere la testa quando si è un calciatore giovane e bello, invece Felipe è riuscito a rimanere razionale e a trovare il suo equilibrio grazie all’aiuto della fede. E’ la prima volta che sono qui a Formello, l’ambiente è bello, unito e caloroso”.
Entrevista hoje para o Total Italian Football com a @Lbarriales foi muito legal ✌🏾️ …@SerieA_TIM #interview ⚽️💃🏻☝🏽 pic.twitter.com/BFtGUQF0kj
— Felipe Anderson (@F_Andersoon) 15 marzo 2016
CHAMPIONS – Che spavento per Simeone. Manchester City, tutto secondo i piani. Le gare di oggi
Già qualificate ai quarti Real, Wolfsburg, Psg e Benfica.
Atletico-Psv 8-7 dopo i calci di rigore (0-0 al 120′) – (andata 0-0), spagnoli ai quarti.
L’Atletico Madrid si qualifica per i quarti di finale della Champions, battendo ai rigori per 8-7 il Psv Eindhoven. Ci sono voluti ben 16 tiri dal dischetto per permettere alla squadra allenata da Diego Pablo Simeone di passare il turno, dopo che il match dell’andata disputato in Olanda era finito 0-0, come i 120′ (compresi di supplementari) del ritorno, disputati nello stadio Vicente Calderon, a Madrid. Decisivo l’errore, al 15/o tiro dagli 11 metri, commesso da Narsingh, la cui conclusione si è stampata sulla traversa della porta difesa da Oblak. Il tiro successivo di Juanfran è finito in rete, regalando all’Atletico Madrid la qualificazione.
Manchester City-Dinamo Kiev 0-0 (andata 3-1), inglesi ai quarti.
Il Manchester City si qualifica per la prima volta nella storia ai quarti di finale della Champions league, grazie al pareggio (0-0) ottenuto in casa con la Dinamo di Kiev. La squadra guidata dal cileno Manuel Pellegrini aveva ipotecato la qualificazione già nella partita d’andata, grazie al successo conquistato in Ucraina per 3-1.
Per il secondo turno di questi ottavi di Champions non perdetevi le sfide: Barcellona-Arsenal e Bayern Monaco-Juventus.
Riusciranno i ragazzi di Allegri a sovvertire i pronostici e a continuare a rappresentare l’Italia in Champions? Stasera il verdetto
Fonte: Ansa
Ledesma: “Ho ancora tanta voglia di giocare. Lotito? Da quando è andato via Sabatini….”
Dopo qualche mese Ledesma torna a parlare di Lazio e di quella che è stata la sua avventura a Roma, l’ex centrocampista biancoceleste ha rilasciato queste dichiarazioni intervenendo ai microfoni di Radiosei: “In questi giorni sono a casa e faccio il padre a 360 gradi, nel frattempo mi alleno tutti i giorni cercando un’opportunità che al momento non può arrivare in Italia. Vediamo se esce qualcosa all’estero. Cerco di tenermi pronto a livello fisico e mentale. Inizio ad avere una serenità che fino ad un mese fa non avevo, iniziava a diventare insopportabile questa attesa. Ora grazie alla famiglia e alla fede sono sereno ed aspetto la squadra giusta. In Brasile è stata un’esperienza e basta, né bella né brutta. Era destino che dovessi tornare a casa dalla mia famiglia. La distanza la conoscevo ma il problema è che non mi sono trovato bene in quel posto e così ho deciso di rescindere il contratto e di rimettermi in gioco“.
Nove anni con l’aquila sul petto per un totale di 318 presenze, l’amore per questi colori non tramonterà mai: “Ho tanti ricordi bellissimi: il gol nel derby, le due Coppe Italia. Sono amareggiato perché quando qualche settimana fa ho incontrato il pullman della Lazio mio figlio mi ha chiesto quando saremmo potuti tornare a giocare a Formello. Negli ultimi mesi avevo capito che il mio rapporto con la Lazio era concluso. Non volevo solo essere un uomo spogliatoio, mi sentivo un giocatore e mi sembrava che non venissi più preso in considerazione. Ho la consapevolezza di esser riuscito a diventare qualcosa di importante per questa squadra”.
Sul periodo passato da separato in casa, Ledesma racconta: “Ballardini si commenta da solo, visto che prima dice una cosa poi un’altra. La mia rivincita l’ho avuta sul campo“. Su Delio Rossi: “Mi ricordo quando Lotito gli promise un giocatore che lui voleva e Delio scelse me. Ha avuto sempre molta fiducia in me, già da ragazzino a Lecce”. Su Reja: “Ricordo quando mi ha messo subito dentro al gruppo, ma mi disse che aveva paura perché non giocavo da tanto ma io gli risposi di stare tranquillo perché avevo una gran voglia e che mi sarei mangiato il campo“.
Si esprime anche su Vladimir Petkovic: “Ha portato cose nuove, cercava di non ripetere sempre gli stessi allenamenti. Ci trovavamo molto bene, abbiamo chiuso in bellezza poi però ci sono stati alcuni problemi. Quando vuoi andare bene nei secondi anni devi cercare di crescere all’interno con qualche giocatore pronto. La differenza tra la Juve e le altre squadre che non riescono a competere, è la rosa formata da giocatori di pari livello”.
Poi parla del rapporto con Pioli: “Non sono rimasto deluso, la società e l’allenatore hanno il potere di scegliere su chi puntare. Magari la cosa sbagliata è non parlare in faccia e non dichiarare su chi si punta e chi meno“. Sull’inno cantato in allenamento: “L’inno cantato deve venire dal cuore, sono cose spontanee. Io non ho bisogno che mi coccolano, ma mi devi solamente dimostrare con le scelte se punti su di me o su altri giocatori, altrimenti li si può creare qualche problema. Non si può comunicare con un calciatore solo quando se ne ha bisogno“. Su Tare: “Il mio rapporto con Tare era buongiorno e buonasera. E’ normale che il direttore sportivo dica la sua sulle scelte dell’allenatore ma ciò che si dicono nello spogliatoio lo sanno solo loro”.
Su Mauri in campo contro lo Sparta: “Se non gioca Milinkovic è giusto che giochi Stefano, sono simili sugli inserimenti ed è il suo sostituto naturale”. Su Danilo Cataldi: “Acquistando Milinkovic-Savic la società ha dimostrato di non crederci abbastanza a Danilo. Che poi non capisco perché spendere tanti soldi per un giocatore quando hai già in rosa Cataldi. Milinkovic-Savic gli ha tolto un po’ di spazio, ma comunque Cataldi non mi ha deluso affatto. Il rendimento della squadra non lo ha aiutato nell’anno in cui doveva confermarsi”. Poi sulle tante voci di mercato: “Su Candreva spesso viene puntato il dito quando qualcosa gira storto, ma non lo trovo giusto perché è uno di quei giocatori che cerca di fare qualcosa di diverso anche quando la squadra non gira. Anche se sbaglia qualche punizione, dopo il gol al derby possiamo fargli tirare altri cento calci di punizione (ride, ndr)”.
Sul doppio volto della Lazio tra campionato e coppa: “In Europa riesci a giocare di più, perché le squadre che affronti non stanno lì ad aspettarti e quindi riesci a giocare più facilmente, ma per fare bene in due competizioni è fondamentale l’organico”. Sulla coppia con Biglia: “Non ci hanno dato tanto tempo per giocare insieme. Avevo un buon rapporto con lui, certo non eravamo proprio amici ma andavamo d’accordo”. Su Felipe Anderson: “Felipe si abbatte subito alle prime critiche, è un problema di personalità. Poi quest’anno ha una grande concorrenza. Ha delle carenze caratteriali e questo potrebbe essere un suo limite, deve sbloccarsi per fare un salto di qualità“.
Poi su Lotito: “Nel tempo è cambiato parecchio. Quando c’era Sabatini, il presidente era più presente a Formello e a disposizione verso i giocatori. Nel dopo Sabatini è cambiato tutto e il suo comportamento ora è diverso, è meno presente e più indaffarato nei suoi affari“. Il tema delle barriere allo stadio intristisce Ledesma: “E’ brutto vedere il piazzale dell’Olimpico così vuoto. Prima di Lazio Atalanta ho girato nei pressi dello stadio e si poteva circolare tranquillamente con l’auto, cosa abbastanza insolita. Una volta trovavi auto in doppia o in tripla fila. Ora è veramente brutta la situazione“.
Poi arriva il pronostico sull’Europa League: “E’ un match importantissimo perché potrebbe decidere una stagione. Non bisogna pensare che sia una partita facile. E’ fondamentale essere concentrati per fare bene“. Ed ecco il derby e il saluto ai tifosi: “E’ la solita partita da tripla. Di solito chi arriva nelle peggiori condizioni poi alla fine fa sempre bene. Speriamo sia una festa per i laziali. Ringrazio infine tutti i tifosi della Lazio, li abbraccio e dico loro di non vedere tutto negativo nonostante la brutta situazione. Li porterò sempre nel mio cuore e li ringrazio per tutto l’affetto che mi hanno dato in questi anni“.