Tutti gli italiani che masticano calcio, anche quelli che lo masticano davvero poco, avranno saputo la triste notizia. Non bastavano le esclusioni eccellenti e poco giustificabili di Pavoletti (primo marcatore italiano con 14 reti all’attivo), di Jack Bonaventura, (6 reti e 10 assist) che, insieme a Carlos Bacca ha dato quella forza d’inerzia a un Milan che mai come la stagione appena conclusa, è stato così povero e inconsistente. Un giocatore intelligente e duttile, utilissimo anche e sopratutto nella fase di rifinitura per le punte della nostra nazionale che troppo spesso sono a corto di rifornimenti, nonché di chiare occasioni da rete. Senza poi dimenticare Rugani (declassato a riserva) al posto di Ogbonna che comunque ci può stare, anche perché il giocatore in forza al West Ham ha giocato con continuità e su livelli interessanti.
Ma tornando alla notizia del giorno, come non soffermarsi sul fatto che la maglia numero 10 della nostra Nazionale sia stata consegnata a Thiago Motta?! Un giocatore famoso più per avere un cognome che ricorda la famosa azienda di dolci natalizi che altro. Per carità, ottimo interditore nell’Inter di Mourinho, e carriera degna di un grande professionista. Ma non ce ne voglia il giocatore – a cui facciamo gli auguri per un fantastico europeo – ma come se non bastasse essere brasiliano (ci sarebbe da vergognarsi che facciamo giocatore atleti che non sappiano nemmeno l’inno di Mameli e che per giunta sono nati e cresciuti lontano dalla nostra penisola e inseriti soltanto per racimolare e tappare qualche ipotetico buco per conquistare qualche risultato positivo), la cosa grave è che la forzatura di assegnare la maglia che per eccellenza spetta al fantasista della squadra sia palese ed evidente. Quella maglia che fu indossata da Francesco Totti, Alex Del Piero e Roberto Baggio, la si poteva consegnare a Insigne o a Eder, giocatori più vicini al concetto di fantasista e di abilità tecnica. Ora però, bando alle ciance, la maglia numero 10 adesso è sulle spalle di un giocatore naturalizzato, non troppo forte, nemmeno trequartista o come dir si voglia fantasista, e per giunta nemmeno militante nella nostra “povera” Serie A.

I mezzi e le truppe saranno schierate su viale delle Terme di Caracalla per poi sfilare in direzione di via dei Fori Imperiali passando per piazza di Porta Capena, via di San Gregorio, via Celio Vibenna, piazza del Colosseo, via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, via del Teatro Marcello, via Petroselli, piazza della Bocca della Verità, via della Greca, via del Circo Massimo e piazza di Porta Capena.
Prima della sfilata vera e propria, alle ore 9.15, all’Altare della Patria verrà deposta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla presenza delle più alte cariche dello Stato una corona d’alloro. Alle 10,00 sotto gli occhi attenti del Capo dello Stato, delle autorità politiche, diplomatiche, militari, civili e religiose prenderà il via la sfilata militare con il sorvolo delle frecce tricolori. Quest’anno a sfilare anche 400 Sindaci di altrettanti Comuni italiani.
Entrando nel Palazzo dalla via del Quirinale, attraverso Porta Giardini e un ottocentesco cancello, ci si inoltra nel Viale delle Palme, affiancato ai lati da dodici aiuole geometriche che ospitano una ricca collezione di specie arboree. Separato rispetto al resto del giardino tramite mura e alte siepi, il Boschetto si caratterizzava per un’originale organizzazione degli spazi. I viali erano coperti da pergolati e i restanti spazi erano occupati da una fitta vegetazione che dava un aspetto boscoso all’intera area.
Il Quirinale quest’anno per la prima volta si rivolge anche ai Social. Dopo la nascita dell’account ufficiale della Presidenza della Repubblica su Instagram (@Quirinale) il social network dedicherà al Quirinale l’iniziativa #emptyquirinale che vedrà coinvolti alcuni tra i più famosi “Instagramers” provenienti da diverse parti del mondo che, con i loro scatti con i cellulari, metteranno in risalto gli aspetti meno conosciuti, le attività istituzionali e le bellezze artistiche del Quirinale. Oltre alla mostra per tutti i visitatori sarà possibile pubblicare i propri scatti sul popolare social con l’hashtag #openquirinale.
Da venerdì 3 giugno a martedì 5 luglio, sempre al Quirinale, sarà aperta al pubblico la mostra iconografica dell’Agenzia giornalistica ANSA “2 giugno 1946: la scelta degli italiani”. La mostra espone una serie di fotografie, custodite negli archivi dell’Agenzia, sul Referendum che portò gli italiani a scegliere la forma repubblicana. Una serie di immagini suddivise in cinque capitoli: La campagna elettorale; Il voto del 2 giugno; La proclamazione del voto; La Costituente e De Nicola; Quei giorni in edicola. Per assistere alla mostra, completamente gratuita, occorre prenotarsi. I giorni di apertura saranno il martedì, il mercoledì, il venerdì e il sabato dalle ore 10.00 alle 15.00.
Marilyn Monroe nasce il 1 giugno 1926 a Los Angeles, negli Stati Uniti come Norma Jeane Baker Mortenson. La piccola Norma trascorre un’infanzia assai travagliata. La madre, affetta da gravi disturbi mentali, non si prendeva cura della bambina e lei era costretta a subire continui affidamenti a famiglie sconosciute e in vari orfanotrofi.
La sua carriera di attrice inizia con parti da comparsa poi conquista piccole parti che la lanciano nel mondo del cinema. Nel 1952 ottiene il suo primo ruolo da protagonista e nel ’53 con “Niagara” ottiene il successo mondiale. L’anno successivo sposa il famoso giocatore di baseball, Joe DiMaggio, da cui divorzia nel giro di un anno. Il fallimento della relazione le lascia dentro una ferita profonda. Dopo la separazione con il campione si trasferisce a New York per studiare all’Actor’s Studio. Conosce Arthur Miller, un intellettuale affascinante conosciuto in tutto il mondo per le sue commedie. Marilyn ancora una volta si illude di aver trovato l’uomo della sua vita e nel 1956 i due si sposano. L’anno dopo con l’amico fotografo Milton Green fonda la sua casa di produzione cinematografica, la Marilyn Monroe Productions. La sua casa di produzione produce un unico film che però risulta un autentico fiasco.
Un mese più tardi, fra il 4 e il 5 agosto 1962, viene trovata morta nella sua casa. Apparentemente sembra trattarsi di un suicidio – un’overdose di barbiturici – ma molte voci hanno sempre sostenuto l’ipotesi dell’omicidio. Il mistero sulla sua morte non è mai stato svelato ma di certo ha contribuito a fare entrare Marilyn nel mito. Dal testamento lasciato risulta che Marilyn aveva lasciato il suo patrimonio (un paio di milioni di dollari) alla scuola di recitazione di Lee Strasberg, alla sua psicoanalista e alle cure per la madre malata. Venne sepolta al Westwood Memorial Park di Los Angeles. Tanto per far capire quanto il suo mito sia ancora vivo e vegeto basti sapere che nel 1999 Christie’s battè all’asta per un milione di dollari il famoso vestito color carne con il quale Marilyn cantò la canzone di buon compleanno a John Fitzgerald Kennedy.