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LAZIO Nuovo acquisto in arrivo per la dirigenza

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LAZIO Nuovo acquisto in arrivo per la dirigenza: ecco di chi si tratta.

LAZIO Nuovo acquisto in arrivo per la dirigenza. Il colpo, messo a segno dal presidente Lotito, si inserisce nell’opera di rafforzamento della società biancoceleste. Ad entrare a breve nell’organigramma sarà Sara Zanotelli, 30 anni di Trento, in passato membro dello staff dell’ex Ministro per la famiglia e la disabilità Lorenzo Fontana. Giovane e preparata, è laureata in Giurisprudenza all’Università di Trento e ha conseguito un master di 2° livello in “Relazioni istituzionali, lobby e comunicazione d’impresa” alla Businnes School della Luiss di Roma. Tra le sue esperienze, anche una collaborazione con L’Opinione, il giornale online diretto da Arturo Diaconale, e la fascia, conquistata nel giugno 2012, di Miss Trento. Alla Lazio avrà funzioni organizzative e gestionali, con la stretta collaborazione dell’ufficio del presidente. Sara Zanotelli si unisce così ad Angelo Peruzzi, club manager, a Mauro Bianchessi, direttore del settore giovanile, e ad Anna Maria Nastri, event manager.

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LA NOSTRA STORIA L’ex centrocampista Arrigo Dolso

LA NOSTRA STORIA Arrigo Dolso nasce a San Daniele del Friuli (UD) il 12 novembre 1946. Inizia a giocare nel 1960 nelle giovanili dell’Udinese. In bianconero vince il Campionato Primavera e il premio del Guerin Sportivo come miglior calciatore della serie C.

Nel 1966 Arrigo Dolso passa alla Lazio su segnalazione di Nello Governato che batte, offrendo ben 95 milioni di lire, la concorrenza del Bologna. Gioca inizialmente tre stagioni in biancoceleste. Quindi passa per una stagione in prestito al Monza dopodiché torna a Roma dove resta fino al novembre 1971, prima di passare in prestito al Varese. Con la Lazio vince il Torneo di Riccione nel 1967, due Campionati De Martino nel 1967-68 e 1970/71 e la Coppa delle Alpi nel 1971.

Con i lombardi resta una stagione per poi passare all’Alessandria dove gioca fino al 1976. Poi milita nel Benevento, nel Trapani, nel Grosseto per chiudere infine la carriera nel Ravenna nel 1984. Si stabilisce a Portoferraio (LI), capoluogo dell’Isola d’Elba, dove apre un bar e svolge anche l’allenatore in squadre minori toscane e nei settori giovanili. Per un periodo ha svolto anche l’incarico di Direttore Sportivo nel Civitavecchia. È deceduto a Milano il 15 ottobre 2015.

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GABRIELE SANDRI Parla il papà: “Piove come 12 anni fa, è Gabbo che ci parla”

Sono trascorsi 12 anni dalla morte di Gabriele Sandri. Nel giorno della ricorrenza, il papà Giorgio ha voluto ringraziare i tifosi di tutti Italia

Gabriele Sandri ci ha lasciato 12 anni fa, in quell’autogrill in cui Spaccarotella fece partire un colpo dalla sua pistola che lo uccise. Il ricordo di Gabbo è ancora vivo nei cuori dei tifosi, non solo della Lazio, ma di tutta Italia. Così papà Giorgio ha voluto ringraziare il mondo delle curve, intervenendo a Elle Radio. Queste le sue parole: “Tutti i ragazzi delle curve è come se fossero miei figli, mi hano aiutato ad andare avanti. Li ringrazierò sempre. Mi sembra che Gabriele sia morto ieri, il dolore è ancora vivo e troppo grande. Poi oggi piove come dodici anni fa, forse è mio figlio che vuole dirci qualche cosa. Grazie a chi mi è stato accanto in tutto questo tempo“.

STATISTICHE: LULIC NELLA STORIA DELLA LAZIO, ECCO PERCHE’

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LAZIO Lulic nella storia: due primati nel mirino del capitano

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LAZIO Lulic nella storia, biancoceleste e non solo: i due primati nel mirino del capitano.

LAZIO Lulic nella storia. Ieri, contro il Lecce, il capitano ha infatti collezionato la presenza numero 339 con l’aquila sul petto. Un dato che lo ha posto in sesta posizione tra i big biancocelesti, in coabitazione con Luca Marchegiani e Vincenzo D’Amico. Ma il bosniaco non ha intenzione di fermarsi e ora punta Aldo Puccinelli, distante solo tre lunghezze (342). Non solo: nel mirino dell’eroe del 26 maggio c’è anche la top ten biancoceleste per presenze in campionato. Al momento sono 257 i cartellini timbrati in Serie A, appena due in meno di quelli (259) detenuti da Cristian Ledesma, che occupa la decima posizione.

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LAZIO LECCE Il presidente dei salentini: “L’arbitro ci ha mancato di rispetto”

Lazio Lecce Sticchi Damiani, presidente del Lecce rammaricato per la sconfitta subita dalla sua squadra

Lazio Lecce Sticchi Damiani, presidente del club salentino: “Il regolamento parla chiaro, se i calciatori delle due squadre entrano in area durante il calcio di rigore, il penalty va ripetuto. Inoltre il rigore per la Lazio è dubbio perchè non si capisce se il nostro calciatore tocca la palla con la mano dentro o fuori dal campo. Il nostro mister e i calciatori sono rammaricati. Sono episodi che hanno indirizzato la partita e non c’è stato rispetto neanche per i nostri 4mila tifosi che ci hanno seguito all’Olimpico. La Lazio mi ha fatto un’ottima impressione“.

LAZIO LECCE MILINKOVIC: “In Europa ci manca la fortuna”

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Lazio Lecce Milinkovic soddisfatto per la sua prestazione personale compreso il gol e la vittoria della squadra.

Lazio Lecce Milinkovic a Lazio Style Channel: “Felice per il gol ma contava la vittoria oggi. Sicuramente la rete mi ha aiutato: nelle prossime partite potrò giocare senza pressione. Quest’anno gioco più indietro, se segno io e i miei compagni siamo contenti ma conta il gruppo e la squadra. Abbiamo giocatori che sanno palleggiare molto bene poi davanti alla porta siamo molto bravi. Questo è il segreto dei nostri tanti gol. In Europa è mancata la fortuna rispetto al campionato, la palla non voleva entrare poi il Celtic ha fatto quel gol l’ultimo minuto. Il mio ruolo è il trequartista, quest’anno gioco più dietro e non riesco a essere sempre nell’area avversaria ma questo non cambia molto. La sosta non arriva nel momento giusto visto che abbiamo vinto le ultime 4 partite però ci sono le nazionali e poi ripartiremo”.

LAZIO LECCE STRAKOSHA: “Felice per le parate ma i 2 gol presi mi danno fastidio”

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Lazio Lecce Strakosha felice dopo la buonissima prestazione di oggi con una parata decisiva su Babacar e un rigore parato sempre sullo stesso attaccante dei pugliesi.

Lazio Lecce Strakosha a Lazio Style Channel: “Per fortuna abbiamo vinto, abbiamo sofferto e sudato ma abbiamo vinto da Lazio. Eravamo preparati alla forza del Lecce, hanno vinto qualche duello aereo di troppo. Abbiamo preso un secondo gol che non dovevamo prendere, per fortuna è andato tutto bene. Parata clamorosa su Babacar? Sono felice perché ora andiamo al riposo con una vittoria. Non voglio prendere gol: oggi sono 2 e questo da un po’ fastidio. Da quando gioco la mia Lazio da’ importanza a tutte le competizioni: in Europa potevamo fare molto meglio ma i risultati del girone sono molto bugiardi. Dobbiamo imparare dai nostri errori”.

LAZIO LECCE INZAGHI: “Siamo meritatamente terzi”

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Lazio Lecce Inzaghi contento della prestazione dei suoi dopo la delusione di giovedì in Europa League.

Lazio Lecce Inzaghi ai microfoni di Sky: “Peccato per il primo tempo: con un po’ più di attenzione sui calci d’angolo avremmo evitato il gol del Lecce e noi potevamo sfruttare le tante occasioni. Siamo meritatamente al terzo posto ma dobbiamo migliorarci sempre. Giovedì avevamo speso tanto anche se non aveva portato i suoi frutti. Temevo la partita con il Lecce invece oggi è arrivata la vittoria. Loro erano molto fisici ma io volevo costruire da dietro e Acerbi lo fa molto bene. Oggi da terzo Francesco è stato straordinario ma è anche un ottimo centrale”.

LAZIO LECCE IMMOBILE: “Abbiamo degli sbandamenti, lasciamo ai tifosi sempre brividi”

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Lazio Lecce Immobile premiato come migliore in campo Sky parla da leader della gara impegnativa che hanno affrontato i biancocelesti.

Lazio Lecce Immobile a Sky: “La partita non è stata facile, Lecce ben messo in campo che ci ha messo in difficoltà. Non tutte le partite con le medio-piccole sono scontate. Dopo l’amarezza in Europa League oggi siamo stati bravi a trovare la vittoria. Lasciamo sempre un piccolo brivido nei nostri tifosi, abbiamo degli sbandamenti, dobbiamo crescere. Ora testa alle Nazionali per chi andrà e poi sotto con il campionato. La competizione con Belotti ci sta, lui ha fatto due gol ieri. Il ballottaggio nostro è positivo visto che siamo amici. Poi deciderà Mancini chi giocherà. Vuoi superare i 41 gol stagionali e tuo record personale? I gol sono importanti ma oggi contava la vittoria: ringrazio i compagni, lo staff, tutti. Questa squadra è una famiglia”.

PAGELLE LAZIO LECCE Strakosha miracoloso, Correa goleador. Poker servito

Diamo i voti ai biancocelesti al tremine della vittoria dell’Olimpico, pagelle Lazio Lecce 4-2

Pagelle Lazio Lecce 4-2

STRAKOSHA 8 – La vittoria passa per i suoi guantoni. Due parate decisive nella ripresa. Sul punteggio di 1-1 al 51esimo vola all’incrocio dei pali per dire no al colpo di testa di Babacar. Il duello si rinnova sul 2-1 quando il portiere para il rigore a Babacar respingendolo. Ha blindato la porta nel momento decisivo del match. FINALMENTE!

PATRIC 6 – Pomeriggio ostico per la difesa biancoceleste e lo spagnolo ha dovuto fare gli straordinari. Sufficiente la sua prova con pochi errori. Esce per stanchezza al 72esimo BASTOS 6 Argina senza affanni le offensive dei salentini

LUIZ FELIPE 6 – A fasi alterne il govane brasiliano. Soffre Lapdula e la velocità degli inserimenti degli ospiti come accaduto dopo soli 5 minuti saltato da Babacar. Nella ripresa la gara si fa più dura ma riesce a cavarsela. Ma deve crescere ed essere più concentrato

ACERBI 6.5 – Schierato nel centro sinistra del terzetto difensivo, rende ugualmente bene. Ha spazio per le avanzata sulla fascia e si inventa il cross per il gol dle 2-1 d Milinkovic

LAZZARI 6.5 – Un primo tempo tutta corsa per l’ex Spal. Sembrava una furia sulla fascia destra, sfornando traversoni a non finire. Nella ripresa si è messo a disposizione della squadra coprendo le avanzate dei calciatori con più qualità, coprendogli le spalle

MILINKOVIC 6.5 – Sembrava in giornata no, invece come spesso accade ai campioni, ha tirato fuori il coniglio dal cilindro. Inserimento perfetto, zampata vincente e gol del 2-1 in un momento delicato della partita

LEIVA 5.5 – Il brasiliano è in una fase calante molto preoccupante. Anche questo pomeriggio al di sotto delle sue capacità, rallenta troppo il gioco della squadra. Esce al 51esimo per far posto a CATALDI 6.5 Con lui in campo la squadra inizia a giocare a tutto campo con maggiore circolazione del pallone. Il suo ingresso ha cambiato le sorti del match. Meriterebbe più fiducia e spazio

LUIS ALBERTO 7 – El Mago, che giocatore! Gli bastano 40 secondi per mettere Correa davanti alla porta, anche se l’argentino non finalizza. Smista palloni a non finire, manda i suoi compagni in porta con una facilità disarmante, le prova tutte per andare in gol ma è anche sfortunato. Spreca nel primo tempo un’ottima opportunità con la porta spalancata, in altre occasioni i suoi tiri hanno lambito la traversa. E’ l’uomo del momento della cavalcata Lazio

LULIC 6 – E’ stanco e si vede, troppe le partite giocate in poco tempo. Ma comunque dà sempre il suo buon contributo

CORREA 7.5 Boom Boom Joaquin! Cinico e decisivo come non mai. Apre e chiude l’incontro,s egnando di destro e di sinistro. Bellissimo il suo secondo gol al termine di un contropiede magistrale. Di nuovo match winner come contro il Milan. Tango argentino. Dall’86esimo BERISHA – 6 di incoraggiamento

IMMOBILE 7 – A quanto stiamo? 102! Non si ferma più King Ciro. A segno su rigore in una partita complicata per tre quarti di gara. Si arrabbia, sgomita, corre, poi segna. Terminator!

ALL. INZAGHI 7 – La sconfitta contro il Celtic poteva essere un macign da digerire, ma la Lazio di campionato è un’altra squadra rispetto a quella di Coppa. Ha azzeccato il cambio Leiva/Cataldi dando il via alla goleada biancoceleste. Cala il poker di vittorie consecutive e lancia la squadra nelle vette della classifica. Bravo a non far perdere la testa ai suoi calciatori sull’1-1. Ora la sosta, benedetta, per ricaricare le pile.

FOTO – I laziali omaggiano i 3 vigili del fuoco uccisi

Il ricordo non può svanire sia nella nostra società che nel mondo del calcio. I laziali omaggiano i 3 vigili del fuoco uccisi ad Alessandria.

Uno striscione apparso in Curva Nord durante Lazio Lecce, poche righe ma dall’intenso significato. “Nei pensieri un credo: paura mai! Onore ai vigili del fuoco. Rip Candido, Triches, Gastaldo”.

LAZIO Lotito e quella sfuriata post Celtic: il retroscena

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LAZIO Lotito e quella sfuriata post Celtic: il retroscena.

LAZIO Lotito e quella sfuriata post Celtic. Dopo Milano, i minuti finali sono stati di nuovo galeotti per i biancocelesti, anche se con esito (ed emozioni) diversi. Dall’esultanza liberatoria per il gol di Correa al Milan – trent’anni dopo l’ultima gioia milanese -, si è passati alla (quasi) eliminazione dall’Europa League. A dieci anni esatti dall’ultima volta. Una circostanza che non è andata giù al presidente, che si è fatto sentire con i suoi ragazzi. La beffa al 95′ contro il Celtic è stata infatti l’emblema di un girone disputato al di sotto delle minime aspettative. Il mancato passaggio del turno, ormai più che probabile, sarebbe inammissibile. Non solo per il blasone, ma anche, e soprattutto, dal punto di vista economico: le sconfitte collezionate finora hanno infatti già tolto un milione di euro alle casse della società. Che potrebbero perderne altri 2 in caso di mancato arrivo ai sedicesimi. Per questo, il patron è sceso negli spogliatoi nel post-partita di giovedì: “Ci vuole più cattiveria!”, avrebbe detto al gruppo. La Lazio aveva bisogno di una scossa, di un contatto diretto con la realtà: senza l’Europa League, non resta che puntare dritti al quarto posto. A partire da oggi, contro il Lecce. Inzaghi e i suoi sono chiamati a far tornare a gioire i propri sostenitori. Lotito su tutti.

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LA NOSTRA STORIA L’ex centrocampista Bruno Pinna

LA NOSTRA STORIA Bruno Pinna nasce a Roma il 10 novembre 1942. Cresce nella Nuova Invicta da dove lo preleva la Lazio nel 1958.

In maglia biancoceleste Pinna vince il Torneo di Grasse nel 1960, nel 1961 e nel 1962. Dopo la trafila nelle giovanili biancocelesti nel 1963/64 è aggregato alla prima squadra. Nel corso della stessa stagione passa in prestito al Del Duca Ascoli. Rientrato dal prestito nel 1964 passa alla Salernitana. Dal 1965 al 1968 gioca con il Pescara. Quindi si trasferisce all’Avellino dove resta fino al 1971 quando passa al Chieti. Nel 1971-1972 milita nell’Aquila Montevarchi. Chiude la carriera nel Campobasso dove gioca dal 1972 al 1977. Smesso di giocare intraprende la carriera di allenatore guidando in sequenza, Termoli, Campobasso, Lanciano e Taranto.

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LA NOSTRA STORIA Tanti auguri a Aleksandar Kolarov

Il 10 novembre 1985 nasce a Belgrado, in Serbia, Aleksandar Kolarov. Inizia a giocare nel 2004 con il Čukarički Stankom.

L’anno successivo Aleksandar Kolarov gioca nell’OFK Belgrado, società da cui viene prelevato dalla Lazio nel 2007. Nello stesso anno partecipa con la Serbia U-21 agli Europei di categoria disputati nei Paesi Bassi classificandosi al secondo posto. Nel 2008 viene chiamato dalla Nazionale Olimpica impegnata a Pechino. Con la maglia biancoceleste disputa tre stagioni nel corso delle quali vince una Coppa Italia nella stagione 2008-2009 e una Supercoppa Italiana nel 2009-2010. Nell’estate del 2010 prende parte ai Mondiali.

A luglio viene ceduto per 18 milioni di euro al Manchester City di Roberto Mancini. Nel 2011 premiato calciatore serbo dell’anno. Con la maglia dei Citizens ha vinto una Coppa d’Inghilterra, due Premier League (2011-12 e 2013-14), una Community Shield nel 2012 e due Coppe di Lega inglese nel 2013-14 e 2015-16. A luglio del 2017 si trasferisce alla Roma per 5 milioni di euro. Il 29 settembre 2018, nel derby contro la Lazio, va in rete divenendo il secondo calciatore nella storia dei due club (dopo Arne Selmosson) ad aver segnato nella stracittadina con entrambe le maglie.

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LA NOSTRA STORIA L’ex portiere Avelino Moriggi

LA NOSTRA STORIA Avelino Moriggi nasce a Cinisello Balsamo (MI) il 10 novembre 1946. Cresce nella Novese. Dal 1966 al 1970 gioca nell’Alessandria in Serie C.

Nel 1970 Avelino Moriggi si trasferisce alla Lazio. Nel novembre del 1971 passa in prestito all’Arezzo in Serie B. Nell’estate del 1972 torna alla Lazio dove diventa riserva di Felice Pulici. Gioca tutte le gare del girone di finale della Coppa Italia 1973/74. In maglia biancoceleste vince il Campionato De Martino 1970/71, il Campionato Under 23 1973/74 e lo Scudetto del 1973/74. Nell’estate 1976 passa al Novara e a fine stagione si ritira dalla carriera agonistica. Attualmente è imprenditore nel campo edile con il fratello.

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Inzaghi suona la carica in vista del Lecce: “Urge alzare l’asticella”

Nella giornata odierna, il tecnico biancoceleste è intervenuto in conferenza stampa e ha presentato il match contro gli uomini di Liverani

Come hai trascorso la nottata?

Dispiace per giovedì, abbiamo perso una partita immeritata, sul campo avremmo meritato molto di più. Testa a domani, ci aspetta una gara importante contro un avversario in forma. Col Celtic è stata una partita dispendiosa ma cercherò di schierare la formazione migliore”.

Dubbi di formazione?

Lulic e Luis Alberto sicuramente giocheranno, l’altra sera ho avuto la possibilità di togliergli 60 minuti. Quanto agli altri dovrò valutare e parlare coi diretti interessati. Quella di giovedì è stata una partita dispendiosa a livello fisico e mentale”.

Sul Lecce di Liverani?

Fabio sta facendo un bellissimo percorso, anche lui ha iniziato dalle giovanili. Ha messo in pratica le sue idee, a Lecce ha fatto e sta facendo bene. In Serie A stanno giocando un ottimo calcio, sono propositivi, hanno calciatori esperti e lui ha dato una chiara impronta di gioco”.

Senza Europa un vantaggio in campionato?

Io penso di no, l’anno scorso quando abbiamo vinto la Coppa Italia eravamo anche contenti di esserci qualificati di diritto in Europa League. Ricordo con piacere l’eliminazione di Salisburgo, chiaramente non quella sera, ma tutta la cavalcata. Quest’anno ci sono stati degli imprevisti, sono arrivate sconfitte immeritate. C’è stato negato un rigore sacrosanto, non voglio cercare alibi, a volte sento qualcuno che critica gli arbitri italiani, dovrebbero vedere cosa succede in Europa. Il tiro di Immobile era a 4 metri di distanza e il difensore l’ha presa con il braccio. La nostra sconfitta è stata macchiata da questo chiaro errore”.

Le critiche a Milinkovic?

Tutti si aspettano tantissimo da lui, è un giocatore di qualità e quantità. È generoso, sta lavorando bene, può fare meglio ma mi garantisce sempre grande disponibilità. Su di lui faccio grande affidamento”.

I limiti di questa squadra sono sempre gli stessi: crea tanto e sogna poco. Sarà sempre così?

Non dal Celtic Park, giochiamo così dalla prima giornata a Marassi con la Samp. Abbiamo qualche amnesia ma stiamo lavorando per limitarle. A parte Juve e Inter, le nostre concorrenti hanno gli stessi problemi”.

Lukaku?

“Lukaku ha fatto bene a Firenze. Col Torino la partita era chiusa e ho pensato ad altre soluzioni. Domenica col Milan, una volta fatto il doppio cambio, me ne rimaneva solo uno. Lukaku si stava scaldando ma poi è entrato Cataldi. Jordan deve crescere di condizione e sono sicuro che ci potrà dare una grande mano”.

Correa è disponibile?

L’auspicio è quello. Ieri si è allenato bene e spero che oggi si possa ripresentare nel migliore dei modi. Giovedì se ci fosse stato avrebbe giocato credo. Purtroppo Radu l’abbiamo perso, così come Marusic. Lulic e Luis Alberto li ho risparmiati per 55 minuti. Immobile ha spinto un po’ di più, è stato generoso, ieri sembrava aver recuperato bene. Caicedo giovedì ci ha dato una grande mano, nonostante la botta a San Siro e fosse limitato nei movimenti”.

La squadra non riesce a tenere a livello mentale?

Forse nelle ultime partite. Con Milan e Fiorentina stavamo pareggiando e poi abbiamo vinto. A volte le gare sono condizionate dagli episodi. Giovedì ci è stato negato un rigore netto, poi abbiamo perso”.

Vincere prima della sosta darebbe tranquillità? Le condizioni di Caicedo

“Sicuramente, veniamo da 3 vittorie consecutive, dobbiamo abituarci a vincerne di più. Il Lecce ha creato insidie a tutte, anche alla Juve. Ha qualità, ottime ripartenze e idee di gioco, una squadra a immagine e somiglianza del suo allenatore. Su Caicedo devo valutare come gli altri, sicuramente vi posso dire che Radu e Marusic non saranno convocati. Per gli altri vedrò la seduta di oggi, non siamo nemmneo a 36 ore dalla gara col Celtic”.

L’obiettivo Champions una priorità?

Vogliamo migliorarci, crescere, sappiamo che abbiamo contro squadre importanti. Cercheremo di alzare quella benedetta asticella, fatta non solo di trofei, ma anche dal ritorno in Champions League. Ci proveremo con tutte le nostre forze”.

STADIO LAZIO Diaconale: “La volonta c’è, ma il sistema politico…”

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STADIO LAZIO Diaconale torna a parlare della questione ai microfoni di Football Crazy, su Gold Tv.

STADIO LAZIO Diaconale: “Il progetto per lo stadio della Lazio risale al 2005 e venne presentato all’epoca. Quando abbiamo festeggiato la Coppa Italia in Campidoglio quella è stata l’occasione per riprendere i rapporti con la prima cittadina che erano stati interrotti per una vicenda che a noi della Lazio aveva fatto pensare che la prima squadra della Capitale ricevesse un trattamento diverso rispetto alla Roma. Il contrasto è stato risolto. Devo dire francamente che noi possiamo vivere non di sogni ma, diciamo, di fantasie spinte. Con la situazione che c’è ora a Roma ci vorrebbe una fortissima volontà politica, condivisa dalla stragrande maggioranza politica per capire un fatto che secondo me è banale: la costruzione dello stadio per Roma e Lazio sarebbe un volano per la ripresa economica della città. Ci deve essere una forte volontà politica e non mi pare adesso ci siano le condizioni per verificarla. Io non vedo questa volontà politica al di là delle scelte individuali di Raggi o del PD, se dovessi scommettere su dove mettere la prima pietra, non scommetterei perché il sistema politico è inceppato. La volontà della Lazio c’è, il presidente Lotito sa meglio di chiunque che avere uno stadio aiuta il bilancio e fidelizza al meglio. Una delle caratteristiche principali di Lotito è quella di non aver mai creato false fantasie, è un uomo di grande concretezza. Vuole fare lo stadio nella realtà non nella fantasia. Celtic? Ieri abbiamo avuto dei cali di tensione che sono stati fatali, la sconfitta non è dipesa da scelte come quelle di non schierare Luis Alberto”.

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LECCE Liverani ricorda il suo passato: “Lazio la mia vittoria più bella”

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Il tecnico del Lecce Liverani ricorda il suo passato con la maglia della Lazio, sua avversaria domani all’Olimpico.

LECCE Liverani ricorda il suo passato. Il tecnico giallorosso ha vestito per 5 anni la maglia della Lazio. Che, nonostante la fede romanista, ha rappresentato la tappa più importante della sua carriera da calciatore. Accolto tra lo scetticismo generale, lo ha spazzato via letteralmente in soli due anni. E domani tornerà all’Olimpico, da avversario ma anche da amico: tanti sono infatti gli amici compagni fraterni che riabbraccerà. A partire da Inzaghi e Peruzzi: “Un leader vero, in cui ho appreso tanto in quei cinque anni di Lazio”. Quella Lazio che lui definisce “la mia vittoria più bella”. Una vittoria tra le tante conquistate in quell’esperienza, con una squadra di uomini veri, sempre pronti a battersi col coltello fra i denti. Uno su tutti, Mancini – con cui non mancarono gli scontri anche accesi. Gente che riuscì a portare a casa una Coppa Italia, cui seguì il Piano Baraldi. E come non menzionare poi il derby del 6 gennaio, Delio Rossi e la fascia da capitano, a chiudere un cerchio perfetto. Proprio quel derby dell’Epifania fu indimenticabile: “Coincisero tante cose, il ritorno di Paolo (Di Canio, ndr) e il suo gol sotto la Sud. Come un film già scritto. Sulla carta rigiochiamo altre dieci volte e nove volte lo perdiamo. Una formazione mai più ripetibile. Un 6 gennaio perfetto. Noi eravamo morti, venivamo da Udine, dove toccammo il fondo. Sono le storie belle del calcio. Ricordo l’assist a Di Canio, ma anche il secondo per il 3-1 di Rocchi”. E adesso di nuovo la Lazio, stavolta dalla panchina del Lecce. Ai suoi ragazzi chiede determinazione, umiltà e attenzione. Soprattutto per il vero pericolo della sfida: Ciro Immobile, uno che non si ferma mai e da tre anni segna gol a raffica. Senza tralasciare il cervello della squadra, Luis Alberto“È più dinamico rispetto a me, meno regista, possiede velocità di pensiero e di esecuzione. Una delizia”.

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LA NOSTRA STORIA Il centrocampista Aldo Fraschetti

LA NOSTRA STORIA Aldo Fraschetti nasce il 9 novembre 1898. Proveniente dalla Juventus di Roma.

Soprannominato dai compagni ‘papà’ per la saggezza e il forte carisma. Fraschetti è titolare fisso nella Lazio dal 1922 al 1926. Gioca nel periodo caratterizzato dalla netta supremazia dei biancocelesti su tutte le squadre romane e centro-meridionali.

È nella formazione che si batte, perdendo, per il titolo italiano con il Genoa nel 1923. Insieme a Nesi entra in conflitto con Bernardini al momento del passaggio di quest’ultimo all’Inter. È morto il 31 gennaio 1979 a Roma ove è sepolto.

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Auguri Alessandro Del Piero, una vita da dieci (e lode)

Alessandro Del Piero: uno slogan per l’Italia più che un nome e un cognome! Alessandro nasce il 9 novembre 1974 a Conegliano, un paesino in provincia di Padova. Ben presto il suo migliore amico diventa il pallone.

CAMPIONE UNICO

La carriera di Alessandro Del Piero ha vissuto tanti alti e qualche basso, ma mai per colpa sua. Lui anzi, nelle sciagure fatte da altri, ha sempre avuto la capacità e l’eleganza di non mettere mai bocca. Nel giorno in cui la Juventus, la sua Juventus, viene retrocessa in serie B assiste alla fuga di molti suoi compagni verso palcoscenici più importanti e stipendi più interessanti. Lui che fa? Neanche a dirlo, resta lì, con la fascia di capitano al braccio e gli scarpini pronti ad essere allacciati nell’armadietto.

DALLA CHAMPIONS ALLA SERIE B

Poco importa se l’esordio stagionale non è al Bernabeu o al Camp Nou, ma al Matusa di Frosinone. Lui è il portabandiera di un popolo, anzi lui è LA BANDIERA. Esito? Juve promossa ed Alessandro Del Piero capocannoniere del torneo. Proprio a dimostrare che a lui non importa come, quando e perché. Lui ama la Juve e il suo migliore amico è sempre quello, il pallone. E allora dalla finale di Champions League al campo di provincia continua a disegnare traiettorie perfette.

PINTURICCHIO

Disegnare? Forse è meglio dire “dipingere”. Si perché il suo soprannome è Pinturicchio, facile immaginare perché! Dalle stelle delle coppe alzate da capitano, alle stalle della serie B. Per tornare poi al top con la sua Juve che si appresta a vincere nuovamente il titolo. Sembra la storia di un bel film, in attesa della giusta scenografia finale per far calare il sipario su una carriera leggendaria. Invece no, c’è un intoppo. Il pragmatismo di Conte lo relega in panchina quasi sempre, l’aziendalismo di Agnelli jr non gli rinnova il contratto e allora quella che si preannunciava come la più felice delle scene finali si tramuta in una lenta, ma felice, agonia.

L’ADDIO ALLA JUVENTUS

Nella sua partita d’addio alla Juve, contro l’Atalanta, lo scenario è perfetto. Juve già campione d’Italia e le luci sono tutte per lui, come è giusto che sia. Cerca il gol e lo trova, tra lacrime e sorrisi, tra applausi e urla strozzate in gola per il magone. Dal Delle Alpi allo Juventus Stadium, tra vittorie e sconfitte è sempre stato lì in mezzo al campo. Lui con il suo numero dieci sulle spalle e la fascia da capitano al braccio. Al 12′ del secondo tempo con la Juve sul 2-0 il tabellone numeroso si alza: a uscire è il numero 10.

L’OMAGGIO AL CAMPIONE

Tutti in piedi sugli spalti è il momento di dirsi addio. Le gambe faticano ad alzarsi, tremano. Gli occhi si riempiono di lacrime e gli applausi che scrosciano per minuti sono un misto fra commozione, gratitudine e incredulità. Per molti dei tifosi presenti non è mai esistita una Juve senza Alessandro Del Piero. Per gli altri probabilmente non sarebbe potuta esistere più una Juve senza il suo capitano. I giocatori bergamaschi sono come attori non protagonisti, così come tutti gli altri calciatori.

PRIMA CHE CAMPIONE UOMO VERO

La scena è sua, come è giusto che sia. Percorre il campo in orizzontale fino a dare la mano a Quagliarella e poi va in panchina. La partita riparte ma in realtà nessuno la sta guardando. La storia di Alessandro alla Juve è finita. Lui in piedi sulla panchina continua a ringraziare tutti, con la stessa eleganza e classe che lo contraddistingueva in campo. Mai una parola fuori posto, mai un gesto poco elegante. Da Capello a Conte la panchina l’ha sempre mal sopportata ma la squadra è il bene supremo e allora testa bassa e lavorare. Ora la testa è alta e le braccia allargate. Come a voler abbracciare un popolo che per anni è stato suo. Ma di lavorare a Vinovo non c’è più tempo, si fanno le valigie e si parte.

L’ESPERIENZA AUSTRALIANA

Ma si parte sul serio, in altri continenti. “Non potrei mai giocare contro la mia Juve” e allora nonostante le offerte non manchino se ne va prima a Sidney e poi in India. Le sue gemme vengono sparse anche lì tra punizioni, assist, gol e interviste che dispensano eleganza e intelligenza. Di lì a poco uscirà il suo libro “Giochiamo ancora“, in cui parla di calcio e di Juve, ma non solo. Il titolo parla chiaro, farla finita con la squadra del suo cuore non lo faceva felice. Ma lui è diverso. Non ha mai avuto bisogno di capigliature strane o tatuaggi per essere riconosciuto leader e non ha mai voluto mettere se stesso in primo piano con il rischio di perdere di vista l’obiettivo di gruppo. In oltre 20 anni di carriera ha vinto tutto.

LA NAZIONALE

Con la nazionale si è laureato campione del mondo in Germania rendendosi protagonista del 2-0 contro i padroni di casa che ha fatto gridare “Andiamo a Berlino!” l’Italia intera. E in finale non ha tremato dagli undici metri! Un numero dieci che ha segnato in carriera come un numero nove, o se preferite un numero nove con i piedi da fantasista. Insomma uno come lui non nasce certo tutti i giorni. Ora il calcio lo racconta e, come in campo, pesa le parole e non ne mette mai una fuori posto.

Un campione assoluto che, a prescindere dalla fede calcistica, non si può che ammirare ed applaudire. E perché no, invidiare e rimpiangere. Oggi, nel giorno in cui Pinturicchio compie quarantatre primavere, la redazione di Laziochannel.it si unisce all’intero mondo calcistico, facendo al campione italiano i più sinceri auguri di buon compleanno.

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